Serena Bortone presenta Che sarà: “Faccio quello che la Rai chiede, sempre con i miei valori”

Abbiamo incontrato la conduttrice in occasione del lancio del nuovo programma del weekend di Rai Tre “Che sarà”

Valentina Di Nino

Valentina Di Nino

Giornalista

Romana, laurea in Scienze Politiche, giornalista per caso. Ho scritto per quotidiani, settimanali, siti e agenzie, prevalentemente di cronaca e spettacoli.

Stagione nuova, vita (professionale) nuova per Serena Bortone che, dopo aver lasciato non senza strascichi lo spazio quotidiano del pomeriggio di Rai Uno a Caterina Balivo, torna ora sullo schermo con un progetto che andrà a occupare l’access prime time del weekend di Rai Tre. Il suo Che sarà andrà in onda infatti, a partire dal 23 settembre , ogni sabato dalle 20.15 e ogni domenica dalle 20.

A alla presentazione del nuovo programma abbiamo incontrato la conduttrice che ha raccontato di più sul nuovo impegno e sul ritorno in onda dopo la fine dell’esperienza di Oggi è un altro giorno.

Serena Bortone, "Che sarà: un nuovo spazio di riflessione sulla realtà"

"Uno spazio di riflessione sulla contemporaneità". Definisce così, il suo nuovo programma su Rai Tre, Serena Bortone che lo racconta poi più nei dettagli. "Che sarà"si aprirà il sabato sera partendo dai fatti e dalle emozioni che contraddistinguono la settimana che si starà chiedendo. Avremo un mentore il sabato che ci guiderà in questo, poi avremo uno spazio che ho chiamato di koinè, confronto dialettico, con personaggi del mondo della cultura e dell’arte, ospiti più o meno fissi. Koinè vuol dire confrontarsi sul terreno comune della parola, dove far incontrare tante diversità. Penso che la pluralità e sia un grande valore e per poterci arricchire abbiamo bisogno di scambiare parole che rendano comprensibili i punti di vista nostri e dell’altro".

La conduttrice racconta che nel suo nuovo programma ci sarà spazio ovviamente anche per interviste a tu per tu con ospiti nazionali e internazionali. Nelle prime puntate vedremo confrontarsi con Serena Bortone Pedro Almodovar, Matteo Garrone, Corrado Augias Anna Galliena, Filippo Timi. Ci sarà poi spazio anche per guardare all’attualità con ironia attraverso comici pescati nel mondo dei social oltre che della tv, il primo sarà Francesco Paolantoni.

Che sarà è un programma che Serena Bortone considera cucito su di lei?

Sin da quando ho iniziato a fare l’autrice mi hanno sempre insegnato che i migliori autori sono quelli che trovano il modo di esaltare i punti di forza del conduttore, di certo nessuno mi avrebbe chiesto di ballare il tip tap. Il conduttore è l’ultimo pezzo di un lavoro, sono diventata conduttrice anche perché volevo essere responsabile di quello che facevo da autrice: così nel bene o nel male la colpa è mia. Che sarà è una chiave che rappresenta anche uno sguardo mio verso la realtà: a volte è bene non concentrarci troppo sulle aspettative, ma lasciarsi sorprendere dalla vita (e della televisione).

Si sente una ‘vittima’ della nuova Rai come si è insinuato in questi mesi, o quella di cambiare è stata una scelta?

Faccio quello che l’azienda mi dà da fare, sono una caporedattrice del servizio pubblico. L’azienda ha deciso che potevo essere utile in questa fascia e io faccio quello che l’azienda mi chiede. Si è creato uno spazio e gli spazi vanno riempiti. Su Rai Tre torno a casa, è la rete in cui sono cresciuta.

Temi come inclusione, libertà, che Serena Bortone usa per spiegare la sua televisione, sono parole che servono a sottolineare una differenza dalla Rai di oggi?

Io credo che queste parole siano un patrimonio non mio, ma della nostra costituzione, dell’Italia. Io sono in questa azienda fieramente, il servizio pubblico ha il dovere di essere inclusivo, aperto, avere un occhio attento al cambiamento e rappresentare tutti. Io ho sempre avuto un piano valoriale di riferimento, ma non di Serena, dell’Italia. I telespettatori sono intelligenti, io ho il dovere di rappresentare tutta la realtà. La costituzione ci dice che tutti i cittadini sono uguali e io lo sento come un dovere, e questa è anche la linea di Rai Tre, da sempre attenta alla realtà, alla pluralità e anche alla fragilità. Mi ci sento perfettamente a mio agio.

In questa Rai 3 quindi sta meglio che nella Rai 1 di oggi?

Io mi sento e mi sentirò bene ovunque in questa azienda, perché se l’azienda mi chiama per fare delle cose io sono contenta e devo solo occuparmi di dimostrare di essere all’altezza della fiducia. Per il resto, la Rai è casa mia.

Avrà ospiti importanti, andrà a coprire una fascia oraria che è stata di Che Tempo che fa, prenderà qualche ispirazione da quel format che l’ha preceduta?

Per mia natura penso che nella vita dobbiamo sempre sforzarci di essere noi stessi. Mi sono resa conto che dal momento in cui ho raggiunto questa consapevolezza sul piano personale, la mia vita è andata meglio. Noi dobbiamo imparare ad accettarci, ad esprimerci e ad essere fieri di quello che siamo: io sono e solo io, con tutte le mie prerogative. E questa consapevolezza ovviamente la porto anche nel mio lavoro, cerco di essere me stessa e fare quello che so e basta.

Ha parlato delle tante testimonianze di affetto del pubblico in questi mesi, pensa di avere ormai un ampio ‘zoccolo duro’ di fan che la seguirà ovunque, qualsiasi cosa farà?

Sono stata sorpresa dalla mole di affetto di cui sono stata circondata, che è stata ‘tanta roba’. Fa piacere, sarei sciocca e ingrata se non lo riconoscessi. Per il resto non sta a me dire chi sono io o affermare una cosa così. Io mi muovo sempre in una dimensione di understatement, parliamo di altro.

Dall’esperienza conclusa di Oggi è un altro giorno, cosa si porta dietro?

Il fatto di essere con la coscienza a posto, di aver portato in quella fascia oraria cultura e il piano valoriale di cui parlavo prima.


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