Michela Murgia presenta la sua famiglia "queer": "Raccontarla è una necessità politica"

L'attivista si sofferma anche sull'importanza di parlarne, soprattutto: "Con un governo fascista che per le famiglie non riconosce altro modello che il suo”

Riccardo Greco

Riccardo Greco

Web Editor

Si avvicina all'editoria studiando all'IED come Fashion Editor. Si specializza poi in Comunicazione digitale, Giornalismo e Nuovi media presso La Sapienza, collaborando con alcune testate ed uffici stampa.

La famiglia queer di Michela Murgia
Fonte: Profilo Instagram ufficiale Michela Murgia

Sembra che la famiglia queer di Michela Murgia sia pronta a rispettare le sue volontà. La scrittrice ha recentemente annunciato di avere un tumore al quarto stadio, un carcinoma renale che le lascia ormai solo mesi di vita. La donna ha quindi preso una decisione e ora ha comprato "Una casa con dieci letti" a Roma per la sua famiglia allargata. Che comprende una serie di parentele che non segue i nuclei tradizionali. Con quelli che lei stessa definisce "Figli dell’anima". Ovvero, come nella tradizione rievocata in Accabadora, figli e figlie non biologici ma che arrivano da altre vie. Magari perché credono negli stessi valori dell’attivista. Adesso celebra tutti questi volti in un collage di foto in onore della "Famiglia Queer".

La Famiglia Queer di Michela Murgia

Il post tenero e ricco di affetto della Murgia inizia in questo modo, con un omaggio alla sua terra: "La parola più queer che esista in sardo è "sa sposa/su sposu". Letteralmente significa "fidanzata/fidanzato", ma nell’uso comune è piegata di continuo a rapporti che col fidanzamento non hanno nulla a che fare, così come col genere o con l’età". Poi la scrittrice passa ad un’analisi più sociologica dell’utilizzo del termine: "È come se l’intera isola tutti i giorni tenesse insieme i ruoli attraverso la categoria del fidanzamento, e a pensarci bene è curioso, perché è una categoria incompiuta (una promessa) e non rappresenta alcun titolo familiare. Sposa e sposo sono parole che indicano l’elezione affettiva, non un ruolo. Lo scopo del fidanzamento è conoscersi e piacersi al punto da farsi balenare la felicità a vicenda e mi pare una postura sentimentale molto bella da esercitare".

Chi sono i volti dietro le foto pubblicata nel post

Dopo una breve riflessione sul termine, l’attivista entra più sul personale, parlando di se stessa e delle persone a lei care: "Nella queer family che vivo non c’è nessuno che non si sia sentito rivolgere il termine sposo/sposa in questi anni. Dopo lo sconcerto dei non sardi, ha vinto l’evidenza: l’elezione amorosa va mantenuta primaria, perché nella famiglia cosiddetta tradizionale i sentimenti sono vincolati ai ruoli, mentre nella queer family è esattamente il contrario. […] Usare categorie del linguaggio alternative permette inclusione, supera la performance dei titoli legali". Poi la scrittrice i presenta una carrellata di foto legate alle persone che lei effettivamente include nella sua queer family: "Nelle foto, esempi di sposa e sposo stabili della mia vita. Sono personali, certo, ma non vogliamo siano più private. La queerness familiare è una cosa che esiste e raccontarla è una necessità sempre più politica, con un governo fascista che per le famiglie non riconosce altro modello che il suo". Tra i volti presentati riconosciamo: Nella sua grande famiglia ci sono il cantante lirico Francesco Leone, l’attivista Michele Anghileri e tante donne a lei molto legate, come le scrittrici Chiara Valerio e Chiara Tagliaferri. Ovviamente poi, non può mancare il futuro marito, regista e attore, Lorenzo Terenzi.


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