Mentana annulla lo Speciale di La7 su Massimo Giletti: cosa sta succedendo

Massimo Giletti, in un video messaggio inviato al direttore, ha chiesto che lo speciale di La7, previsto per domenica prossima (23 aprile), venga rinviato.

Mara Fratus

Mara Fratus

Giornalista

Nella mia vita non possono mancare, il silenzio, il mare e Il Libro dell'inquietudine sul comodino, insieme a un romanzo di Zafon.

"Ci sono vicende che non si possono risolvere all’interno di uno studio televisivo". Con queste parole Massimo Giletti, in un video messaggio inviato a Enrico Mentana, chiede che lo speciale di La7, previsto per domenica prossima (23 aprile), venga rinviato. La puntata che doveva provare a fare chiarezza sul caso di Massimo Giletti e sul perché si è arrivati alla chiusura di Non è l’Arena, è quindi stata rimandata a data da destinarsi, poiché, come ha fatto sapere il direttore del telegiornale sul suo profilo Instagram: "È ovvio che di fronte alle argomentazioni che potete sentire non si può che raccogliere la richiesta di Giletti (…). Si è convenuto di riprovarci appena le ulteriori indagini che si sono aperte potranno consentire una testimonianza televisiva adeguata per lo scopo della trasmissione".

La richiesta di Massimo Giletti di rinviare lo speciale del Tg La7

Nel video messaggio inviato a Enrico Mentana, e poi pubblicato sul sito di La7, Massimo Giletti spiega perché ritiene opportuno rimandare per il momento lo speciale del Tg, in cui si sarebbe dovuto parlare dell’improvvisa chiusura di Non è l’Arena:

Ci sono vicende che non si possono risolvere all’interno di uno studio televisivo. Ci sono dei luoghi deputati per farlo, cioè gli uffici di un’azienda. Altrimenti si rischia di finire all’interno di un’aula di tribunale. Sono appena uscito dalla Procura di Firenze e questo vi fa capire la situazione complessa, difficile e delicata che stiamo vivendo. Per questo, pur dicendo davvero grazie ad Enrico Mentana, non mi è possibile partecipare allo speciale previsto per domenica su La7.

Il giornalista ha poi concluso: "Lo devo soprattutto ai magistrati che stanno lavorando su questa indagine, lo devo per rispetto a me stesso. Io devo e parlerò sicuramente. Ma questo non è il momento giusto per farlo e forse non è neanche il modo giusto".

Le parole di Massimo Giletti a RTL 102.5

Durante la diretta di Giletti 102.5, la trasmissione su RTL 102.5, Massimo Giletti ha infatti voluto rompere il silenzio sulla vicenda che lo coinvolge in prima persona, e sulla chiusura di Non è l’Arena: "Vorrei dire tante cose, e verrà il giorno in cui potrò dirle. In questo momento ho tanto rispetto per i magistrati, data la situazione delicata. L’importante è avere la coscienza a posto, poi la verità verrà fuori". Poi ha confermato di avere le mani legate a causa del contratto che lo vincola a La7 : "Ho un contratto che mi vincola all’azienda in cui ho lavorato per sei anni, e per rispetto a questo contratto non posso parlare senza autorizzazione e chiarire in modo serio. Devo dire grazie alle centinaia di persone che continuano a mandarmi messaggi di sostegno, non per me ma per tutto il gruppo di lavoro".

L’accusa di cospirazione

La parte più importante delle dichiarazioni di Giletti è però quella che riguarda l’allusione ad un vero e proprio complotto ordito ai suoi danni: il giornalista è convinto che la rete abbia chiuso il suo programma perché stava preparando servizi troppo compromettenti riguardo il tanto discusso coinvolgimento di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri negli affari della mafia degli Anni ’90. "Nel nostro Paese non è facile fare un certo tipo di televisione, che va a disturbare chi sta nei palazzi, ma bisogna avere il coraggio di farla. Quando c’è una situazione delicata, abbiamo il dovere doppio di andare nelle sedi corrette, io l’ho fatto, il resto sono chiacchiere", ha detto Giletti, che ha poi rivelato di avere delle prove che sosterrebbero la sua tesi. "Ci sono intercettazioni terribili, dove qualcuno di importante dice "Va chiuso Giletti". L’ho letto su La Repubblica, Marcello Dell’Utri. Sono intercettazioni che fanno capire quanto quel lavoro era importante. Ma noi non molliamo e continueremo a farlo. Lo devo alle persone che ci hanno seguito ma per rispetto dell’azienda per cui ho lavorato non posso dire altro, se non ringraziarla per ciò che mi ha fatto fare in questi ultimi anni".


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