Delitto Garlasco, caos in tv tra i legali di Sempio e Stasi: "Avete perso il lume della ragione", cosa è successo

Nella puntata di Filorosso del 28 luglio, non mancano scontri tra Massimo Lovati e Antonio De Rensis e tra Francesca Pascale e Roberto Vannacci: cosa è successo

Rosanna Ilaria Donato

Rosanna Ilaria Donato

Web Content Editor

Laureata in Linguaggi dei Media, mi dedico al mondo dell’intrattenimento da 10 anni. Ho lavorato come web content editor freelance per diverse testate.

Garlasco Filorosso cosa successo puntata 28 luglio 2025
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Nella nuova puntata di Filorosso, condotta da Manuela Moreno in prima serata su Rai 3 lunedì 28 luglio 2025, si torna a parlare del caso di Garlasco con Antonio De Rensis, avvocato di Alberto Stasi, e Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio: il clima di pace ormai è finito e le frecciatine non mancano nemmeno in studio. Durante la puntata, si parla anche di femminicidio con Francesca Pascale e Roberto Vannacci, e anche qui lo scontro è inevitabile, anche se per una volta la prima si dice d’accordo con l’ex generale. Ecco cosa è successo nel corso della puntata di Filorosso del 28 luglio 2025, il cui focus è stato il caso Garlasco.

Filorosso (puntata 28 luglio 2025), cosa è successo a Garlasco: tutto sul delitto di Chiara Poggi

Ospiti in studio sono gli avvocati di Andrea Sempio, Massimo Lovati, e Alberto Stasi, Antonio De Rensis. Subito Manuela Moreno fa una domanda un po’ scomoda relativa alle parole dell’avvocato di Sempio dopo la perizia di parte sull’impronta 33, chiedendo a Lovati "è vero che vuole estromettere la difesa?", e il diretto interessato risponde: "L’ho detto in un momento di rabbia, perché non mi sembra giusto che da chi ho sempre difeso a spada tratta mi venga lanciata una bomba così colma di fango come hanno fatto i consulenti, poi quando ho capito che è una bomba vuota, perché si discute da sé, allora mi è passato tutto. E’ il modo in cui è apparso sui giornali, nelle trasmissioni, non me lo aspettavo". Antonio De Rensis commenta con ironia: "Quello che ha detto Massimo è stato un atto d’amicizia, perché lui mi vede stanco e anziano e si è detto: ‘Aspetta che lo faccio riposare’, ma purtroppo non credo che riuscirà a estromettere la difesa di Stasi. Era una consulenza scritta con grandi approfondimenti scientifici, il cui lavoro è durato oltre un mese e ha 3 firme: non vuol dire che la nostra consulenza è la verità, ma fa capire degli aspetti fondamentali e concorda pienamente con l’attribuzione delle 15 minuzie a Sempio".

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Lovati non ci sta: "Voi cosa avete pensato di fare? Non si può sostenere che sotto una fotografia c’è sangue e sudore. La sua collega parla di catinella di sudore… Ma la finiamo o no? E concludo che delle vostre consulenze tecniche non me ne frega niente, perché non siete neanche parte nel processo, non serve estromettervi". La riposta? "Addirittura? Adesso questo lo vedremo. C’è il concorso, ci sono ipotesi future. I nostri consulenti hanno dimostrato una traccia mista sudore che può dare gli stessi risultati che diede quella. Vedremo. Poi i nostri consulenti hanno scritto ma non hanno fatto alcun proclama, e intanto sento parlare di muffe su Ignoto 3…", dice De Rensis prima di spiegare come sono giunti a capire che l’impronta 33 conteneva sangue e sudore (il famoso esperimento di cui si è parlato a Quarto Grado). Ma Lovati dice: "Hanno parlato di catinelle di sudore e sangue. Ma dove sono andati, all’Avis? E il sudore? Ma lo sapete che per fare 2 cm di sudore non basta una giornata? Non credo assolutamente a questo tipo di analisi".

"E invece i tuoi consulenti, quando hanno detto che Iuliano e Caprioli hanno confuso il muro con le impronte, che cosa hanno fatto? Sono andati in qualche cantiere edile? Che cosa hanno fatto? Non possiamo ridurla così, noi avvocati dobbiamo avere l’umiltà di rispettare il lavoro di tutti i consulenti e i consulenti dovrebbero fare meno proclami", aggiunge il legale di Stasi: "Ho paura di quelli che hanno molte certezze, invece i nostri consulenti tacciono e scrivono". Lovati si dice d’accordo con De Rensis e poi sottolinea: "Quello che mi dà fastidio è che processualmente il mio correo ‘finto’, indagato in concorso o con Stasi o con altri, si vede accusato dal suo correo, Stasi, ed è una cosa assurda. Se ci fosse un PM di quelli brillanti, il caso sarebbe risolto: dice ‘siete voi due’ e finisce così. Ma si può fare una roba del genere? State perdendo il lume della ragione". E la conduttrice domanda a De Rensis: "Si danno la colpa loro due… Rischia di finire così?". Il legale di Stasi risponde: "Non faccio il gioco della Procura (come ha detto Lovati poco prima, ndr), io faccio solo il gioco di Alberto Stasi e mi piace, perché lo riteniamo innocente. Aspettiamo a ottobre, potrebbero aggiungersi altri elementi. Il lume della ragione lo abbiamo ancora, io qualche colpo potrei anche perderlo, ma al momento ancora no".

Si passa al tavolo. Il giornalista Stefano Zurlo, presente tramite video collegamento, dice di vedere crepe in quel clima strano di quasi empatia che si era creato, perché in effetti Lovati ha lanciato diverse frecciatine nel confronto iniziale con De Rensis: "Questo può aiutare molto a fare chiarezza, perché è una situazione confusa", dice riferendosi al fatto che i legali di Sempio hanno sempre ritenuto Stasi innocente, mentre la difesa di quest’ultimo reputa l’assistito di Lovati colpevole, tanto che è stata richiesta la consulenza sull’impronta 33. Poi sottolinea che la difesa di Stasi non ha voluto l’incidente probatorio sulla fotografia e qualche giorno dopo arriva una consulenza che sembra dire "Noi intanto diamo un colpo alla difesa Sempio".

Lovati e l’esposto alla Procura: perché e cosa ha detto

A questo punto Massimo Lovati rimarca quanto detto in precedenza: "Il vizio di questa indagine è iniziale. Non si può creare un capo d’accusa di questo genere. Non si prende un condannato, lo si fa diventare indagato insieme a un’altra persona o con altri, è qui che nascono tutte incomprensioni, contraddizioni. Addirittura questo finto correo viene ad accusare il mio cliente, ma diamo i numeri?". De Rensis si rivolge a Zurlo con ironia: "Siccome le argomentazioni del Dottor Zurlo sono talmente stimolanti, interessanti e profonde, io devo rispondere. Mi è sembrato che lui confonda i ruoli e vorrei ricordare che questa indagine ha dei tempi, dei modi… il problema è che chi non è convinto che questa indagine ha delle basi, vuole accelerare i tempi. Non prendiamo ogni elemento come l’elemento, ma come UN elemento. Rispetto a quello che ha detto l’amico Lovati, non replico perché lo stimo e gli voglio bene. Lui ha estremizzato delle argomentazioni dalle quali dissento fermamente, ma sarebbe una polemica sterile che annoierebbe i vostri telespettatori".

Dopo aver visto un video, Lovati afferma di voler fare un esposto alla Procura, ribadendo che "Gli indizi contro il mio assistito di oggi sono gli stessi del 2017, non è cambiato assolutamente niente. L’unica cosa che ha sconvolto il fatto è questa ipotesi di un concorso strano, fasullo, finto dove c’è di mezzo anche il condannato. Sto pensando di fare un esposto alla Procura generale della Repubblica perché hanno perso il buon senso, lo farei alla nostra Procura perché non si può fare un capo d’accusa di questo genere". De Rensis dice: "Sull’esposto gli consiglio di riflettere bene, immagino ci saranno le prove, arriveranno". Zurlo commenta: "Sull’esposto se la vedrà Lovati, che sicuramente fotografa quello che penso da mesi: siamo in un processo del tutto anomalo. La strada tradizionale di solito passa per la revisione, qui no, e si è inventata questa figura del terzo interessato, cioè un condannato che funziona da correo per riaprire un’indagine con un supplemento di verità che però potrebbe cancellare la prima parte di verità. Una situazione anomala e anche un po’ incomprensibile".

Si parla di presunte sevizie nei confronti di Chiara Poggi, ma tutti gli ospiti in studio ricordano che non sono mai state accertate in sede autoptica. Zurlo commenta: "Sulle lesioni non saprei che dire, io rimango della mia idea. Se poi venissero appurate le sevizie, ne prenderemo atto. Ma se questo dovesse essere vero, vorrebbe dire che tutti gli esperti del passato non hanno capito assolutamente nulla".

Antonio Di Pietro su Giuseppe Sala (Sindaco di Milano)

Antonio Di Pietro, a 30 anni da Tangentopoli, parla dell’affermazione del Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, "Ho le mani pulite": "Dire che un amministratore ha le mani pulite è ovvio, il problema di fondo è che nell’inchiesta di Tangentopoli della mia epoca vi era una visibilità della tangente, anche rappresentata dalla mole di mazzette di soldi che venivano trovate. Adesso si trovano fatture, consulenze, incarichi, ci paghi pure l’iva, quindi bisogna stare molto attenti per poter mettere il grano da una parte, quindi quello che è effettivamente un reato, e la valutazione politica dall’altra. E’ in questo senso che sono convinto che sia Sala sia Ricci siano sindaci che magari hanno sbagliato nell’affidarsi a qualcuno di loro conoscenza. Ma che siano responsabili di fatti di corruzione mi resta molto difficile crederlo. Io quando ricevetti l’avviso di garanzia, mi sono dimesso. Poi sono stato prosciolto. Con il senno del poi, credo che non lo avrei fatto, dimettermi. Si dovrebbe mettere da parte il pregiudizio che se arriva l’avviso di garanzia sei colpevole, il documento avvisa semplicemente le persone che si stanno svolgendo delle indagini. Dobbiamo considerarlo più un avviso che una condanna". Dopo aver parlato di Sala, si passa ai dazi del 15% di Trump, con gli ospiti che concordano sul fatto che fosse il miglior accordo possibile tra USA e UE, altrimenti non lo avrebbero fatto.

Non solo Garlasco, a Filorosso si parla di sessismo con Pascale e Vannacci

Poi spazio a Francesca Pascale e Roberto Vannacci sul sessismo, argomento aperto con un video social postato da Gabriella Greison, considerata troppo scollata per essere una scienziata dagli utenti. La prima dice che c’entra la cultura del patriarcato, ma soprattutto la mancanza di cultura: "Tutto quello che è generato senza cultura è brutalità, che chiama la violenza. Spesso, purtroppo, la politica non ci sostiene perché ideologicamente tutto è affrontato", mentre Vannacci dice che la politica si occupa di tutto e che non si tratta di patriarcato, ma di una sensibilità diversa, di persone che magari sono delle ‘zotiche’, e aggiunge: "Sui social si scrivono spesso dei pareri non congrui con quella situazione alla quale si riferisce. Questo purtroppo è l’ambiente dei social. Secondo me, la signora era vestita benissimo e aveva tutta la libertà di vestirsi così. E’ chiaro che poi entrano in gioco i costumi, i parametri, le mode, che vedono alcune persone essere molto più istituzionali, e questo è riferito sia a uomini che donne. Molti dei commenti di critica nei confronti della signora Greison erano fatti da donne, quindi il patriarcato non c’entra nulla".

La scrittrice Barbara Alberti dice la sua con una buona dose di sarcasmo: "Io li capisco questi maschi però. Io sono bisnonna e ho fatto in tempo a conoscere la sottomissione totale delle donne. Prima, anche l’ultimo dei disgraziati tornava a casa, menava la moglie e si sentiva qualcuno, eravamo un servizio straordinario! Adesso, di colpo, critichiamo, ci permettiamo non solo di studiare, ma anche di essere astrofisiche e belle, e mostrare il nostro corpo. Questi diventano matti: la sicurezza di questi disgraziati era tutta fondata sulla nostra sottomissione, a me fanno pena. Io voglio fare un’associazione in difesa dei maschi! Secondo me, non ci sarà mai più una rivoluzione, perché tutto il malcontento viene veicolato sui social Una volta ci si ribellava…". Paolo Brosio dice che c’è mancanza di rispetto, valori ed educazione che deriva "forse da famiglie spaccate" e che "il controllo dei ragazzi si vede anche nella microcriminalità", mentre la giornalista Laura Tecce sostiene: "Non c’è solo mancanza di educazione, ma è anche una questione politica, perché c’è mancanza di leggi che tutelano".

Pascale è d’accordo con Vannacci e si meraviglia: cosa è successo

Poi si parla delle donne trattate diversamente sul lavoro rispetto agli uomini e Vannacci dice che nell’ambiente lavorativo tutti dovrebbero essere considerati unicamente per le loro capacità, per il valore aggiunto, a prescindere dal sesso. E per la prima volta Francesca Pascale si trova d’accordo con lui e ne rimane colpita: "Sono d’accordo e mi meraviglia moltissimo, forse è l’unico caso. Però è importante quando la politica all’unanimità si esprime come nel caso del femminicidio, perché è vero che non abbiamo bisogno di quote rosa, ma è anche vero che ci vuole un reset culturale dove gli uomini intanto iniziano a imparare come ci si comporta verso la parità, indipendentemente se sei donna o meno. Nella società è vero che ci sono donne che vengono massacrate, ma lo vivono anche gli omosessuali e transessuali, non è una cosa che viene fatta solo verso la donna".

Si prosegue con la Pascale che sostiene che certi comportamenti maschili siano dettati dall’ignoranza, ma la Alberti non ci sta: "Sono milioni di anni che questi comandano, mica si lasciano sfilare la sedia così! Loro hanno un’inferiorità rispetto a noi, l’erezione!", e la conduttrice la ferma: "Non è l’orario giusto per parlarne". Ma l’ospite insiste: "Loro hanno questa disgrazia di una prova, la donna non deve dimostrare niente, una donna ha una sicurezza antropologica. Nasce tutto da questo complesso spaventoso. Io sono dalla parte dei maschi, mi fanno pena, vorrei aiutarli!". Vannacci non è d’accordo: "Forse avrà conosciuto uomini che avevano ansia da prestazione, ma non credo che questa sia la condizione maschile. Io credo che la mascolinità la si dimostri nel rispetto delle donne e nella protezione nei loro confronti. Questo è l’aspetto positivo di quello che qualcuno definisce il patriarcato tossico! Il vero patriarcato è quello dell’uomo forte che protegge la donna come essere fisicamente più fragile e che lo rispetta". La Tecce commenta: "La sopraffazione è anche questo, vedere la donna come un essere da proteggere e portare in giro tipo cagnolino, oppure persone che fanno cose di facciata perché non hanno il coraggio di stare con una compagna alla pari e quindi magari si sceglie una donna più ‘facile’ che sta lì come fosse una cameriera, che gli serve ed è comoda".

A Filorosso si parla di femminicidio (anche con Gino Cecchettin)

Si termina con l’affrontare una tematica ancora più delicata, ovvero il femminicidio, parlando anche della legge contro chi commette l’atto di uccidere, con Vannacci che dichiara: "La legge si applica alle persone a prescindere dal loro sesso. Un reato su una persona non può essere più grave se commesso nei confronti di una donna piuttosto se commesso nei confronti di un uomo. Lo stesso reato deve prevedere quelle che sono le aggravanti o le attenuanti, ma non si può fare una differenza in base alla pelle, al sesso, all’età. Bisognerebbe solo fare la distinzione se si tratta di un essere più fragile o meno e altre condizioni". La Alberti sbotta: "Ma se c’è una strage in atto! Sono state uccise 15mila donne prima che si pensasse a dare l’ergastolo a chi le ammazza!". La Pascale chiede scusa e interviene: "Se un uomo uccide la propria donna perché questa persona si ribella al voler stare insieme a lui e le dà 75 coltellate sul volto, che cos’è? Non è il fatto di sentirsi talmente inferiore da uccidere un’altra vita?". Vannacci risponde: "La persona che uccide con 7 coltellate un’altra persona è un omicida e come tale va trattato e giudicato, con le circostanze attenuanti o aggravanti del caso. Non c’è nessuna differenza se la persona che è stata uccisa è una donna o un uomo. Poi basterebbe fare una semplice ricerca per vedere che i delitti nei confronti degli anziani sono di ordini di grandezza superiori rispetto a quelli sulle donne, però non esiste il reato di gerontocidio, quindi non vedo perché debba esistere il femminicidio, se seguiamo la stessa logica".

Infine, il commento di Gino Cecchettin, padre di Giulia, la ragazza uccisa nel 2023 dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Si parla del disegno di legge sul femminicidio e dell’ergastolo per chiunque provochi la morte di una donna: "E’ un primo passo che dà un nome a un reato che prima non c’era. Si dà valore al termine femminicidio, un passo simbolico importante. Il femminicidio non è un omicidio qualunque, ma è un atto di violenza che colpisce le donne in quanto tali". Poi aggiunge: "Io non mi aspetto nulla, ho spostato il fuoco sulla mia fondazione che si occupa di cultura ed educazione, tutto ciò che verrà in ambito legislativo lo lascio agli esperti, io accetterò quello che ne verrà. Noi vorremmo portare nelle scuole quel modo di vivere dove si insegna il rispetto e a capire le emozioni. Filippo in quell’istante non è riuscito a gestirle. Dovremmo dare i mezzi a questi ragazzi per capire cosa stanno vivendo e con i ragazzi delle scuole faremo proprio questo. Può essere che ci sia un vuoto affettivo nei giovani di oggi. Con la fondazione noi vorremmo sottolineare quanto siano importanti le relazioni, le emozioni che si vivono, e di non aver paura a gestirle, a dimostrarle e a farle vedere per quelle che sono e per come nascono dentro di noi".


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