Caso Garlasco, caos con De Rensis: "Mi arrendo, è un orrore". E Brindisi costretto a chiudere i microfoni: "Calma"
Nella puntata del 23 luglio di Zona Bianca, non mancano tensioni in studio con gli avvocati Antonio De Rensis e Angela Taccia: cosa è successo e reazioni in tv


Nella nuova puntata di Zona Bianca, condotta da Giuseppe Brindisi in prima serata su Rete 4 mercoledì 23 luglio 2025, le tre ore di programma sono quasi interamente dedicate al Caso Garlasco con gli avvocati di Andrea Sempio e Alberto Stasi in studio. Tanti gli argomenti affrontati, ma soprattutto molte tensioni tra Antonio De Rensis e il cronista Stefano Zurlo, accusato di essere di parte, e Angela Taccia e il giornalista Gianluca Zanella. Ecco cosa è successo nella puntata del 23 luglio a Zona Bianca durante il dibattito sul delitto di Chiara Poggi, meglio conosciuto ormai come "Caso Garlasco".
Zona Bianca, puntata 23 luglio 2025: cosa è successo
Giuseppe Brindisi comincia la prima serata di Rete 4 con il caso di Garlasco, argomento di cui si parla per quasi tutta la durata della puntata con numerosi ospiti in studio, tra i quali gli avvocati di Alberto Stasi – Antonio De Rensis – e Andrea Sempio, Angela Taccia. Proprio oggi c’è stata la terza udienza dell’incidente probatorio e infatti si inizia il dibattito affrontando le novità sul delitto. A colpire sono le tensioni tra la procura e i legali della famiglia di Chiara Poggi, dovute al fatto che non può essere svolto l’incidente probatorio sull’impronta 33, come invece richiesto dalla parte lesa.
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Entra nel canale WhatsAppAntonio De Rensis commenta le parole di Massimo Tizzoni, avvocato dei Poggi, limitandosi a dire che questa non è un’indagine "nell’interesse del condannato Stasi (come sostiene invece Tizzoni, ndr). Cerchiamo di pensare che questa è un’indagine nell’interesse della giustizia di cui non dobbiamo avere paura". La Taccia risponde: "Non me la sento di giudicare: l’avvocato Tizzoni avrà i suoi motivi per parlare così. Quando c’è qualcosa che non va bene o non va secondo la propria difesa, rispetto anche al codice, è giusto che un difensore si esprima. Io devo dire che oggi per la prima volta mi sono associata alla Procura". Via collegamento c’è anche il giornalista Stefano Zurlo: "Sembra che l’Impronta 33 sia stata pensata, detta e spiegata come una chiave di volta di questa indagine. Oggi capiamo che è una fotografia ed è molto difficile trarre elementi di novità o di chiarezza. Non si può fare l’incidente probatorio, ma mi pare che Tizzoni insista nel voler cercare le minuzie per capire se è di Sempio o no. La Procura si domanda perché Tizzoni lo chieda, essendo una fotografia che si può vedere oggi, domani… è anche vero che l’impronta 33 è stata spiegata come un elemento decisivo".
Per la giornalista Sabrina Scampini, "La famiglia Poggi corre da sola, non con Sempio. Poi non riesco a comprendere come mai si critica Tizzoni nel momento in cui chiede un’analisi in più. Qua si fanno le analisi delle impronte su un incidente probatorio. Non ci sono analisi genetiche. C’è la fotografia dell’impronta…". Il conduttore però sottolinea: "Le altre sono impronte, la 33 è una fotografia. E’ questa la differenza sostanziale", ma la giornalista ribatte: "Sono tutte fotografie". Le viene fatto notare che non è così: "Il resto sono evidentemente degli accertamenti irripetibili, per questo l’incidente probatorio, ma la fotografia rimane là. Verranno analizzate le impronte sui reperti di quell’immondizia e su quelle paradesive". La Scampini però si inalbera perché tutti la interrompono, compreso Giuseppe Brindisi, che rimarca la differenza tra l’Impronta 33 e le altre. "Fatemi finire un discorso, così non si riesce a parlare" dice seccata la giornalista.
A chi appartiene il Dna trovato nella bocca di Chiara Poggi? Chi è ‘Ignoto 3’? Si pensa a un complice di Andrea Sempio, l’unico indagato. Quanto è attendibile analizzare e confrontare questa traccia? In un video mandato in onda sentiamo un’esperta parlarne: "Come il primo giorno, se si è conservato bene ed è stato possibile estrarlo e ottenere un profilo, quel profilo è comparabile. Se però non si riesce a fare comparazioni, il Dna non serve". Il conduttore sottolinea: "La presenza di Ignoto 3 riscrive tutto". E De Rensis interviene per tranquillizzare il pubblico: "Bisogna ricordare ai telespettatori che la contaminazione non è normale, non deve accadere". "E’ uno scandalo…?", ribatte il conduttore. L’avvocato di Stasi spiega: "Non deve accadere", e poi aggiunge: "Bisogna cercare assolutamente Ignoto 3 nel caso, perché poi non possiamo rigirare la sentenza. Se viene identificato, Alberto Stasi esce". Angela Taccia commenta: "Sembra che si voglia cercare per forza degli ignoti vicino al mio assistito. Non vorrei che, visto il fatto che non esce nulla su Andrea Sempio, ci si accanisse troppo per giustificare il capo d’imputazione alquanto bislacco". Si parla del "tampone orale" che nessuno ha mai controllato, all’interno di cui c’era la garza mai analizzata dove è stato trovato il Dna di Ignoto 3. Tra gli ospiti, la maggior parte pensa che sia necessario andare fino in fondo con le indagini, senza tralasciare nulla: "Se sappiamo che c’è un Ignoto 3, dobbiamo tutti chiedere giustizia".
Il giornalista Stefano Zurlo parla delle parole dell’avvocato Giada Bocellari, dicendo che dovrebbe richiedere una revisione a Brescia se pensa che tutte le prove contro Stasi siano inquinate, ma Antonio De Rensis non ci sta e lo blocca: "Lei aspetta quello. Noi aspettiamo altre cose. A differenza di quello che pensa lei, esiste anche una strategia difensiva. Quando sarà il momento della revisione lo decideremo noi".
Zurlo chiarisce: "Però avvocato, per me va bene tutto, basta che non si faccia della gogna mediatica di persone che sono indagate o non lo sono. Non mi sta bene per Stasi, né per Sempio. Non mi sta bene per nessuno, io ho passato una vita a difendere i diritti e le garanzie di tutti. Poi se c’è una condanna, ne prendo atto". Brindisi però sottolinea che di ‘contaminazione’ non ne sta parlando la difesa di Stasi, ma quella di Sempio e di Poggi. Ciò che sembra certo è che Chiara Poggi conosceva i suoi assassini e viene aggiunto da uno psichiatra che "Tutto si è verificato in 10 minuti e sono troppo ristretti per poter pensare a una sola arma. Almeno due persone con due armi nel luogo del delitto". L’avvocato De Rensis si dice fiducioso sulla nuova indagine e l’incidente probatorio, mentre la Taccia ricorda che non ci sono prove contro il suo assistito: "L’ignoto mi sembra che si voglia cercare una persona in concorso con Sempio. A livello genetico su di lui non è uscito niente". "Le sue tracce sono sulle unghie di Chiara, lo dicono i consulenti della Procura" ricorda il conduttore, ma la Taccia ripete: "E’ una tesi di parte però".
Si passa a parlare degli interrogatori di Sempio e dei suoi amici e delle stranezze rilevate, tra cui il fatto che dai verbali non risultano le interruzioni di cui parla l’indagato: la prima per recuperare lo scontrino del parcheggio tenuto in casa, dopo che lo avevano lasciato tornare a casa senza chiedergli cosa avesse fatto la mattina dell’omicidio di Chiara, e la seconda per un malore per cui avrebbe chiamato anche il 118 (confermato dall’avvocato Taccia nel programma Filorosso). Dopo il servizio, la parola passa a Gianluca Zanella, giornalista subito interrotto dal conduttore per sottolineare che "Voglio precisare che anche questa sera noi abbiamo invitato Cassese, il maresciallo Pennini e i legali della famiglia Poggi. Noi reiteriamo l’invito". De Rensis esclama: "Farei qualunque cosa per incontrare Cassese", e poi Zanella prosegue il suo discorso: "Spero si tratti solo di un errore di battitura, altrimenti sarebbe difficilmente spiegabile". Ma l’avvocato di Stasi non ci sta: "No, Dottore, lei è una persona molto seria e un cronista che io stimo… usciamo da questa situazione, diciamo le cose come stanno. Quella roba lì non accade. Se ci sono due nomi nei verbali sono presenti due nomi e non 10, e se si interrogano due persone si sta lì, anche perché ho sentito le dichiarazioni di Sempio e mi sembrano sincere. 4 ore e nemmeno due pagine di verbale. Sempio dice che lo hanno mandato via con il padre, poi lo hanno fatto tornare. Questo vuol dire che il verbale è stato chiuso, perché nel momento in cui il testimone se ne va non puoi lasciato aperto o comunque bisogna scrivere se ci sono interruzioni".
Il conduttore ripete: "Questa cosa non si può fare, non è la normalità nelle aule dei Palazzi di Giustizia delle varie procure". La psicologa in studio aggiunge: "Se lo lasci andare via, il verbale deve essere firmato dall’interrogato". L’avvocato De Rensis però le consiglia di "non essere così severa con la prima indagine" e di "criticare" quella attuale. "La cosa assurda è che si erano dimenticati di chiedergli l’unica informazione davvero fondamentale, ovvero cosa stesse facendo la mattina dell’omicidio di Chiara Poggi". Poi tensioni in studio tra Taccia e il giornalista Gianluca Zanella, che parla di un "interrogatorio particolare perché emergono elementi che oggi hanno gettato un faro su Andrea Sempio". L’avvocato dell’indagato però lo interrompe: "Oggi no. Dello scontrino se ne parla a livello mediatico, ma è una roba già archiviata! Lei sa cosa c’è nel fascicolo dell’indagine? Se lo sa è gravissimo! Date per scontato che si sia questo scontrino! Se lei sa sempre tutto, vada in Procura a fare le indagini!".
Il giornalista Zurlo viene chiamato in causa da Giuseppe Brindisi, che gli chiede se siano normali fare quelle che sono state definite "cappellate" e lui risponde: "Non lo è, ma è vero che di vicende così ne abbiamo viste tante in altri processi che non hanno avuto lo stesso clamore. Resta un errore che non si doveva fare. E’ evidente come è andata la faccenda: Sempio è andato a casa e hanno tenuto aperto il verbale. Bastava scriverlo. Non la farei più complicata di quello che è". De Rensis si infervora (tanto che il conduttore deve dirgli ‘Però si calmi avvocato’): "Dottor Zurlo, le faccio una domanda visto che più volte ha detto di aver seguito questa storia dai primi secondi. Se l’interrogatorio è finito e quindi c’è una ‘firma’, mi dice come mai c’è scritto che è durato 4 ore?". Il giornalista risponde: "Lo hanno lasciato aperto e poi sono andati avanti. Questa è la storia", ma il legale non si trattiene e dichiara: "No, vabbè. Mi arrendo, non dico più niente".
Ci si sofferma poi sull’ambulanza chiamata per via del presunto malore di Sempio e la Taccia chiarisce che inizialmente aveva dimenticato il fatto ma poi si è corretta, dicendo che il suo assistito aveva preso due Tachipirina 1000 e per questo era un po’ stordito: "Per sicurezza hanno chiamato l’ambulanza". La parola passa ad Antonio De Rensis che, riferendosi a Zurlo, dice al conduttore "Lei prima mi ha invitato alla calma. Però io sono dispiaciuto e avvilito per coloro che dovrebbero essere i guardiani: che un giornalista di giudiziaria possa dire ‘è andato via e hanno lasciato il verbale aperto’ è un orrore. Non deve accadere".
Poi si punta ai graffi che non sono stati trovati sul braccio di Alberto Stasi, ma i carabinieri, secondo De Rensis, si sono "immaginati": "Solo arrossamenti del tutto estranei alla vicenda. Non erano rilevanti. Con i graffi non si va da nessuna parte. Non si va alla condanna di Stasi" per il giornalista Stefano Zurlo. Gianluca Zanella commenta: "Non condannano Stasi, ma potevano essere un elemento determinante contro di lui". De Rensis domanda a quest’ultimo: "Se i graffi non c’erano, bisognava parlarne?". E poi si altera (e qui Brindisi interviene nuovamente invitandolo a calmarsi) per le parole della giornalista Carollo, dicendo che starebbe "rigirando la fritta": "Dottoressa, io all’epoca non c’ero, però non le permetto in mia presenza di rigirare la frittata. Se devo esperire per conto di un giudice un’attività (parla del perito, ndr) io devo farla in maniera perfetta. Non giochiamo a nascondino". Quando interviene Stefano Zurlo ("Immaginatevi cosa succederà nel futuro, tutta una serie di scontri e chissà come finirà. Non si arriverà a nulla"), il legale di Stasi conclude: "Chiudiamo le indagini, così il Dottor Zurlo non si preoccupa. Questa sera sto facendo tanta fatica, e io non mi arrabbio mai". Ma Zurlo non ci sta: "Bisogna dire le cose come stanno, non ci nascondiamo dietro a un dito! Parliamo di cose concrete!". Giuseppe Brindisi difende De Rensis: "L’avvocato sa difendersi da solo, ma il suo ragionamento porta a un’unica conclusione: non continuiamo con le indagini perché tanto finirà così. Lo dico: deve trattarsi di una giustizia con la g maiuscola, perché un cittadino italiano deve essere sicuro e convinto che quando incontra un carabiniere, quest’ultimo è onesto e preparato, e lo stesso vale per periti, magistrati. Questa storia sta mettendo in dubbio tutte le certezze che un italiano dovrebbe avere se gli capita di entrare in situazioni di questo tipo. Le cappellate di Cassese, i 21 secondi di Venditti nell’archiviare i nuovi risvolti, che cosa sono?". Poi, dato che gli animi si infiammano in studio e non si comprende quasi nulla di quanto viene detto, il conduttore fa chiudere i microfoni a tutti i suoi ospiti.
Poi si parla dei dubbi sull’autopsia (quindi anche delle impronte sul pigiama di Chiara: "In questa vicenda è sempre colpa di qualcun altro", fulmina il legale di Stasi) e assistiamo a un nuovo scontro verbale tra Zurlo e De Rensis, quando si parla nuovamente dell’impronta 33 e delle consulenze della difesa, con quest’ultimo che dichiara: "Ho capito che lei è abituato a dare ordini!", ma il giornalista smentisce e afferma: "No, sono abituato a ragionare sulle prove e sugli elementi, non a dare ordini". De Rensis ribatte: "Lo so, lei è abituato a ragionare su elementi che lei nel suo mondo ritiene importanti. Non ho capito assolutamente nulla, per miei limiti, anche perché ricostruisce cose che nessuno ha mai detto. Nessuno ha mai detto che l’impronta 33 era la prova regina. Abbia la compiacenza di fare l’osservatore neutrale perché, mi creda Dottore, glielo dico col massimo rispetto, se lei si illude si apparire neutrale è veramente un illuso, perché anche questa sera ha dimostrato di non esserlo per nulla!".
Stefano Zurlo però risponde a tono: "Non mi illudo di niente, non accetto questi discorsi, tant’è che sui graffi ho detto che sono campati per aria. Io mi baso su elementi concreti, quindi non mi si venga a dire che mi illudo di esserlo. Qui qualcuno parla di elementi e poi il giorno dopo se li dimentica. Sia serio e coerente con quello che ha detto qualche settimana fa". Il conduttore è poi costretto a far chiudere nuovamente i microfoni dei due diretti interessati, sottolineando che "di questo ping pong non mi importa niente".
Le teoria dell’avvocato Massimo Lovati
Infine, si parla delle altre teorie, quelle dell’avvocato Lovati, sull’omicidio di Chiara Poggi. In questa circostanza è Angela Taccia, legale di Andrea Sempio, ad alzare la voce, in particolare quando Giuseppe Brindisi le chiede un parere sulle ipotesi del suo collega. Prima difende Lovati dicendo che su alcune dichiarazioni si è sbagliato e che solo gli uomini non intelligenti non ammettono gli errori, poi sottolinea che non è pienamente d’accordo con lui quando dice che in due ore si può tornare dal Trentino e che alle 11:30 tutta Garlasco sapeva dell’omicidio. Subito dopo si agita, o almeno questa è l’impressione: "Io non condivido che ci vogliano due ore per tornare dal Trentino. Gliel’ho detto, però non vedo perché io debba stare qui a commentare le parole del mio collega. Mi spiega la ratio di questa domanda, per favore? Io e Lovati siamo due entità distinte. Non vuol dire nulla il fatto che difendiamo la stessa persona, non abbiamo lo stesso cervello e la stessa anima. Possiamo avere due opinioni diverse su certe cose, l’importante è che la difesa di Sempio sia univoca. Non ho detto che le dichiarazioni di Lovati sono finte, perché deve mal interpretare le mie parole? Invitate sempre lui, chiedetelo a lui, perché lo domandate a me?".
Poi il conduttore sottolinea: "Tutte le teorie di Lovati vanno nella direzione dell’innocenza di Stasi", e la Taccia chiarisce il suo punto di vista: "Per difendere il nostro cliente non abbiamo bisogno di infangare qualcun altro". Zurlo interviene per dire la sua, consigliando di non dire che è innocente fino a quando non sarà dichiarato tale, ma lei ribatte: "Non è che se io dico che Stasi per noi è innocente, allora anche la sua difesa deve dire che Sempio è innocente", e poi De Rensis prende la parola: "Volevo tranquillizzare Zurlo: l’avvocato Lovati ha detto queste cose perché gliele ha suggerite Stasi". La Taccia lo blocca: "No dai, collega, poi c’è gente che ci crede", ma De Rensis afferma: "Non ci crede nessuno!". Il legale di Alberto Stasi, infine, ricorda di non aver mai dichiarato che per loro Andrea Sempio è colpevole e che le sue parole di qualche tempo fa si riferivano a un discorso più ampio.