Gina Lollobrigida, richiesti sette anni e mezzo di condanna per Piazzolla

Con l’accusa di circonvenzione di incapace, l’assistente della nota attrice potrebbe rischiare diversi anni di carcere. Ecco le novità dall’udienza di oggi.

Debora Manzoli

Debora Manzoli

Scrittrice ed editor

Scrittrice, copywriter, editor e pubblicista mantovana, laureata in Lettere, Cinema e Tv. Ha due libri all’attivo e ama la scrittura alla follia.

Dalla morte della nota attrice Gina Lollobrigida, avvenuta il 16 gennaio di quest’anno, è in corso un processo ai danni di Andrea Piazzolla, suo assistente accusato di aver sottratto molteplici beni dal patrimonio dell’attrice. Proprio questa mattina si è tenuta al tribunale di Roma la requisitoria durante la quale la pm ha chiesto per Piazzolla una condanna di sette anni e mezzo. Ecco cosa è successo.

Piazzolla accusato dalla Procura di circonvenzione di incapace

Con l’accusa di circonvenzione di incapace e la sottrazione di numerosi beni del patrimonio di Gina Lollobrigida durante gli anni al suo fianco, Piazzolla rischia ora diversi anni di prigione. In particolare, durante l’udienza in tribunale di oggi, la Procura di Roma ha richiesto una condanna di sette anni e mezzo di carcere.

Ricordiamo infatti che, secondo la ricostruzione dei magistrati realizzata negli ultimi mesi di indagine, Andrea Piazzolla avrebbe sottratto oltre 3 milioni di euro tra contanti e beni materiali dal cospicuo patrimonio di Gina Lollobrigida, frutto di anni di onorata carriera cinematografica. A questi si aggiungerebbero poi anche arredi di casa, quadri costosi e cimeli dell’attrice per una somma che raggiungerebbe all’incirca i 300 mila euro. Il tutto tra il 2013 e il 2018, quando Piazzolla era una sorta di assistente factotum al servizio dell’attrice.

Come riporta Il Fatto Quotidiano, a detta del sostituto procuratore Eleonora Fini, che si sta occupando del caso, la Lollobrigida sarebbe stata soggetta a un "indebolimento della capacità di intendere e autodeterminarsi e di decidere autonomamente con una parziale deficienza psichica". Di conseguenza, sarebbe stata "suggestionabile, tenuta in isolamento, in uno stato di vulnerabilità". Condizione che avrebbe quindi agevolato Piazzolla nella sottrazione di beni dal patrimonio dell’attrice. In altre parole, per l’assistente è in corso una vera e propria accusa di circonvenzione d’incapace.

Le parole della rappresentante dell’accusa

La rappresentante dell’accusa ha poi ulteriormente sottolineato: "La corte parla di deficienza psichica in maniera esplicita. Questa condizione è stata palesemente riscontrata nella Lollobrigida. Isolamento affettivo e responsabilità attribuite nella rapina in villa a familiari: tutto integra la confusione della diva. L’autore delle suggestioni è a mio avviso l’imputato. La signora era nelle mani dell’imputato. Piazzolla è stato il migliore factotum della Lollobrigida ma il rapporto di squilibrio nasce quando lei si convince che lui sia insostituibile. Le viene fatto credere questo. Inoltre si crea un isolamento attorno a lei".

Dopo la richiesta di sette anni e mezzo di carcere, saranno ora i giudici a ritirarsi per deliberare sulla base di quanto ascoltato in udienza e di quanto espresso dalle perizie degli ultimi mesi.


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