Francesca Fialdini a ruota libera: “Il mio ospite ideale non è famoso”

La conduttrice racconta i segreti del programma domenicale di Rai 1 e inizia la 4ª edizione di Fame d’amore: “Intervisterei anche il rider che mi porta la cena”

Francesca Fialdini
Fonte: foto di Assunta Servello

Il 22 settembre 2019 Francesca Fialdini prendeva il timone di Da noi… a ruota libera, il nuovo talk show all’insegna dell’intrattenimento di Rai 1. Giunto alla sua quarta edizione, il programma è ormai una colonna portante del palinsesto della domenica. Eppure l’ansia e l’emozione sono gli stessi della prima volta: "Cerco di smorzare chiacchierando col pubblico", ci racconta la conduttrice che tornerà anche con la quarta edizione di Fame d’amore, in onda da lunedì 7 novembre su Rai 3. "Non mi sento mai di avere tutto sotto controllo, anzi. Il programma è ‘a ruota libera’ proprio per questo. Ci sono tante cose fuori copione che vengono fuori con gli ospiti e perfino con gli autori, che ogni tanto mi tengono all’oscuro di qualcosa proprio per creare un’atmosfera più spontanea possibile".

Ok la scaletta, ma si va davvero anche "a ruota libera"?

La scrittura ovviamente è ben strutturata e la scaletta precisa per far sì che tutto funzioni. Registi, cameraman, tecnici audio: siamo tutti sincronizzati. La quota d’improvvisazione arriva spontaneamente con un ospite, una canzone inaspettata, un gioco nuovo.

Si vede che dietro la trasmissione c’è una squadra unita.

C’è tanto affiatamento e ci sono tante affinità. Sappiamo bene cosa vogliamo dal programma e soprattutto non c’è verticismo, ma un rapporto orizzontale che ci pone tutti sullo stesso piano e fa sì che tutto funzioni facilmente.

Da noi… a ruota libera è indubbiamente trascinato da lei, ma un ruolo fondamentale lo recitano anche gli ospiti: c’è qualcuno con cui si è trovata particolarmente in sintonia?

La sintonia, quella di cuore, quella che ti fa riconoscere qualcuno come una persona che sta affrontando un percorso simile al tuo, l’ho provata raramente, ma con Nek è successo. Anche con Matilde Gioli, perché abbiamo uno sguardo sulla realtà molto simile. Mi hanno colpito la grande intelligenza di Vanessa Scalera, la grande presenza di sé di Paola Turci e la grande dolcezza di Red Canzian, con cui sento sempre una forte vicinanza emotiva.

Matilde Gioli, Vanessa Scalera, Paola Turci… le "prime donne" del programma sono sempre protagoniste.

È una scelta editoriale ben definita. Noi raccontiamo percorsi realizzati o portiamo personalità risolte a un certo punto della loro vita. Indipendentemente da come parlino della propria indipendenza, si tratta di donne realizzate, emancipate dalle figure maschili, che vivono con grande autonomia (anche economica) e libertà di scelta e di pensiero.

Quanto pensa sia importante invitare in un talk show delle ospiti autorevoli che possano rafforzare la centralità di questi concetti?

In Italia siamo all’ultimo posto in Europa per mamme lavoratrici e ben lontani dalla parità di genere, con una grande discriminazione a livello lavorativo. La situazione, a livello di trend, è migliorata, ma non c’è meritocrazia e le donne fanno ancora fatica. Non ribadisco tutto questo ogni volta che vado in onda, ma anche in un programma d’intrattenimento bisogna fare delle riflessioni sulla direzione da prendere: non si può far finta che vada tutto bene, non sarebbe giusto nei confronti di chi ci guarda.

Il pubblico lo percepisce?

Mi scrivono tantissime persone, ma ho particolarmente a cuore quelle giovani ragazze che mi dicono che non possono uscire di casa se non accompagnate dal fidanzato o dal fratello, o che non possono venire due giorni a Roma perché il padre lo vieta. Queste cose esistono ancora in Italia, sono diffusissime, e dalla violenza psicologica si passa a quella fisica.

C’è qualcuno che sogna di intervistare?

Mi piacerebbe invitare donne impegnate in politica. Non per parlare di politica, ma di come – da donne – si relazionano a essa e al di fuori di essa. Sarebbe bello avere Sanna Marin, giovane e senza compromessi tra vita pubblica e privata: mamma, moglie, sorella, amica e, non ultimo, Ministro capo della Finlandia, la donna moderna realizzata in tutti i campi. Ma non deve avere per forza essere famoso.

In che senso?

Il mio ospite ideale non deve avere un nome e un cognome noti. Avrei piacere di incontrare Roberto Benigni, ma anche la mia vicina di casa, il rider che chiamo per la cena: Da noi… a ruota libera riguarda tutti.

Chi è il suo la sua conduttrice o il suo conduttore ideale? C’è una personalità a cui si ispira?

Anche i più grandi mi hanno sempre detto di portare in onda sé stessi, senza essere la fotocopia di altri, per questo ammiro ma non mi ispiro. Carlo Conti è il numero uno, sempre calmo e sereno nel gestire tutto, un maestro con cui ho lavorato a stretto contatto e da cui ho imparato tanto.

E in gioventù chi l’ha fatta innamorare di questo lavoro?

Mi incantavo con gli occhi a cuore a guardare la giovane Lilli Gruber, coi suoi capelli rossi, il chiodo, la minigonna: un vero cambio di passo per le donne in tv. "Nonna voglio fare la giornalista" dicevo durante le sue trasmissioni; mia nonna me lo ricorda ancora.

Da noi… a ruota libera è ormai un punto di riferimento del palinsesto domenicale dopo Mara Venier e Domenica In, una collocazione difficile: sente una sorta di responsabilità di mantenere gli spettatori su Rai 1?

È una fascia molto compressa, ma non mi è mai pesato, anzi: è fantastico andare in onda la domenica pomeriggio. L’asticella della sfida è molto alta (soprattutto verso noi stessi) e mantenere la stessa media è una bella scommessa – non lo nascondo – ma dopo i dubbi iniziali su questo orario la macchina ha iniziato a funzionare.

C’è qualche progetto in cantiere per la Francesca Fialdini extra-Da noi… a ruota libera?

Sì, e ci tengo tantissimo. Quest’anno Fame d’amore nasce sulla scia tutti gli input che ci sono arrivati dai ragazzi: problemi mentali, disturbi alimentari, ma anche hikokomori e bipolarità. Mi fa piacere che si possa finalmente parlare in tv di questi disagi attuali e sempre più diffusi, soprattutto dopo la pandemia.

di Pietro Guerrini


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