Un Professore 2, Claudia Pandolfi: ”Anita è uno dei personaggi più sovversivi della mia carriera”

Torna da giovedì 16 novembre in prima serata su Rai Uno la fiction Un Professore alla sua seconda stagione. Abbiamo incontrato la protagonista

Valentina Di Nino

Valentina Di Nino

Giornalista

Romana, laurea in Scienze Politiche, giornalista per caso. Ho scritto per quotidiani, settimanali, siti e agenzie, prevalentemente di cronaca e spettacoli.

claudia pandolfi intervista
Fonte: Ufficio Stampa

Giovedì 16 novembre tornano su Rai Uno le vicende del docente di filosofia più amato della tv. Dante Balestra, interpretato da Alessandro Gassmann, torna sul piccolo schermo per la seconda stagione della fiction Un Professore. Al suo fianco, per sei serate, ritroveremo Anita, interpretata da Claudia Pandolfi. Madre di Manuel (Damiano Gavino) un suo studente, Anita è la donna di cui il professore si innamora nella prima stagione e con cui inizia anche una convivenza che dovrebbe essere un approdo felice dopo tante tribolazioni. Se non fosse che Dante, e soprattutto Anita, sono due personaggi che tendono a complicarsi la vita, e infatti nelle nuove puntate non mancheranno ostacoli e inaspettati colpi di scena. Per farci raccontare un po’ di più del destino del suo personaggio e della nuova stagione della fortunata fiction di Rai Uno, abbiamo intervistato la protagonista, Claudia Pandolfi.

Un Professore 2, intervista a Claudia Pandolfi

Claudia Pandolfi, come ritroviamo in questa seconda stagione di Un Professore e cosa ci dobbiamo aspettare dal tuo personaggio, Anita?

Qualsiasi cosa, perché veramente da lei ci si può aspettare di tutto. Anita è una gran pasticciona. E’ uno dei personaggi più sovversivi che abbia mai fatto, perché non si placa mai. Non trova stabilità nemmeno avendo accanto un uomo come Dante, perché la sua serenità dura veramente poco. Poi accadono delle cose, tornano delle persone, e tutto questo le mette un po’ ansia, anche perché ci sono pure dei segreti da svelare, questioni da affrontare anche con il figlio, vedrete.

In cosa ti somiglia Anita e in cosa, invece, la senti lontanissima?

Anita è una donna dinamica e vivace e anche io mi sento così, in questo sono un po’ come lei. Io però ho molto più bisogno di stabilità, una cosa che lei veramente non conosce: è come se improvvisasse sempre nella vita, questo è il suo stile che io non riuscirei mai a seguire. Lei mi diverte molto, ma sicuramente non riuscirei a vivere con questo tormento interiore costante. Anch’io l’ho avuto questo continuo moto dell’animo, ma a un certo punto della vita ho sentito la necessità di risolverlo. Lei invece mi sembra che si trovi molto a suo agio a vivere così e chissà che non abbia ragione lei, visto che poi la vita ci mette sempre davanti a cose che non sempre possiamo gestire.

C’è qualcosa in particolare che ti ha fatto innamorare di questo personaggio?

Alessandro D’Alatri in realtà mi ha fatto innamorare di lei. Mi ha fatto un provino bellissimo perché lui amava tanto Anita, la voleva così: esuberante, romana, che dicesse le parolacce, il suo entusiasmo mi ha subito coinvolto. Anita è una figlia di Alessandro D’Alatri. (D’Alatri è il regista della prima stagione di Un Professore e di molte altre fiction, serie e film, ed è venuto a mancare a maggio 2023 ndr).

Tu hai un figlio, Gabriele, che ha più o meno l’età del figlio di Anita. Ti sei "portata da casa" sul set qualcosa per lavorare a questo rapporto?

In realtà no perché con mio figlio, il più grande, c’è un rapporto molto pacato: lui è un ragazzo con un animo molto calmo. Manuel, il figlio di Anita invece, è un ragazzo turbolento, che le fa passare momenti tesi, si accompagna con gente discutibile, la fa preoccupare, insomma sicuramente come mamma sono molto più fortunata io di Anita, o forse sono stata più brava direi!

Tu hai un contatto ravvicinato con gli adolescenti di oggi, a casa e anche su questo set, c’è qualcosa che invidi di loro e qualcosa invece che pensi loro dovrebbero invidiare degli anni della nostra adolescenza?

Parlare di invidia, e fare paragoni in generale non mi piace perché, ognuno vive il tempo che gli è toccato. Mi dispiace che i ragazzi oggi siano in una vetrina costante davanti al mondo, sottoposti a molto più giudizio, molta più attenzione, noi riuscivamo a vivere le nostre cose in modo più privato. Ecco la privacy non c’è più e questo mi dispiace, la società ora è più sfacciata e siamo tutti costantemente esposti. Però di contro, questo mondo dà tante possibilità in più. Quando ero ragazza io se volevi sentire un disco dovevi conoscerlo, qualcuno te lo doveva avere suggerito altrimenti difficilmente lo avresti scoperto. Io non parlerei di invidia, parlerei invece di società e opportunità diverse. Loro poi in questo mondo così diverso ci sono nati e sapranno gestirlo, siamo noi che glielo abbiamo lasciato zozzo e incasinato.

C’è una frase nella fiction che Anita dice a Dante: "Quando viviamo quegli anni non sappiamo che sono i più belli", è vero?

E’ una frase vera, perché da ragazza io ero una specie di margherita innocente, non avevo il minimo controllo della vita, delle scelte, adesso diventano prima più coscienti i ragazzi, sono più risolti di quanto lo eravamo noi mi pare.

Con il mondo della scuola che rapporto avevi da ragazza e che rapporto hai oggi da madre?

In generale devo dire buono. Noto che ultimamente si è attenuato anche il fenomeno delle chat delle mamme. Io sono in una chat delle mamme, ma non la subisco. Le chat sono fatte anche da donne intelligenti che hanno poco tempo da perdere e si lasciano passare solo le informazioni che servono, poi certo, c’è sempre qualche elemento che ama drammatizzare. Penso però che la scuola sia cambiata troppo poco in questi anni, e che dovrebbe evolversi di più. I ragazzi hanno decisamente un problema di attenzione perché sono immersi in un mondo in cui tutto corre, io mi sono anche fatta un giro su internet a dare un’occhiata alle scuole del mondo e penso che ci sia la necessità di adeguarsi a questo mondo nuovo. Da ragazza a scuola invece, posso dire che ero paracula nel senso romano di furba, me la sapevo cavare insomma.

Dante è un mentore per i suoi studenti, a te è mai capitato di incontrare una persona che abbia rivestito questo ruolo, negli anni di scuola o anche dopo?

A scuola no, ma da quando ho cominciato a lavorare ho incontrato tante persone come Dante. Il lavoro che faccio oggi lo faccio grazie alle persone che me lo hanno insegnato, persone con ruoli diversi sul set ma che mi hanno fatto evolvere ed appassionare. Ne potrei citare tanti: dal mio primo direttore della fotografia Beppe Ranci, ai colleghi bravissimi come Giulia Bevilacqua e Giorgio Tirabassi fino a Betta Boni, un aiuto regista incredibilmente brava.


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