Selvaggia Lucarelli furiosa, bordate contro la stampa per il caso Poggi: "Non ci fai paginate e titoli allusivi?"

Un'accusa pesante che mette a nudo le debolezze di un circo mediatico affamato di sospetti e colpi di scena, Selvaggia Lucarelli non ci sta e lancia una frecciata.

Riccardo Greco

Riccardo Greco

Web Editor

Si avvicina all'editoria studiando all'IED come Fashion Editor. Si specializza poi in Comunicazione digitale, Giornalismo e Nuovi media presso La Sapienza, collaborando con alcune testate ed uffici stampa.

Ci sono storie che, per quanto dichiarate "chiuse" dai tribunali, tornano a galla con la stessa violenza e costanza della prima volta, questo perché alcuni casi non smetteranno mai di lasciare dei dubbi nell’opinione pubblica. Il delitto di Chiara Poggi appartiene a questa categoria ostinata: passano gli anni, cambiano le narrazioni, ma l’eco di quel mattino d’agosto resta imprigionata nell’immaginario collettivo. Stavolta il detonatore è un sms di poche parole: "Mi sa che abbiamo incastrato Stasi" affiorato dalle pieghe private delle gemelle Cappa, cugine della vittima. Il settimanale Giallo lo pubblica, la rete si infiamma, i talk show si organizzano in fretta e riappare un volto noto e ruvido, quello di Selvaggia Lucarelli, pronta a puntare il dito contro certe scorciatoie del racconto giornalistico.

Il duro attacco di Selvaggia Lucarelli

Il contesto, dicono i manuali di deontologia, è tutto. Eppure quel contesto, nelle prime ore, semplicemente non c’è: bastano un titolo ambiguo, una foto grande come una locandina e boom, il dubbio si insinua. "Tanto che problema c’è, stai solo instillando nella gente il dubbio che quella sia l’assassina di sua cugina. Quello che sta succedendo è un corto circuito provocato da tv, giustizia, indagini e social. Un mix letale per l’accertamento della verità", sbotta Lucarelli su Instagram, ricordando che un messaggio privo di coordinate vale meno di zero, mentre l’ombra che getta può pesare come un macigno. Solo dopo, quando la polvere si è già sollevata, il Corriere della Sera ricuce i fatti: l’sms risalirebbe a una pausa degli interrogatori, le domande a Stasi sarebbero state suggerite dai Carabinieri per vedere se cadeva in contraddizione. Uno scenario, insomma, che rovescia la suggestione iniziale. Ma il danno tra click, condivisioni e titoli urlati è già fatto.

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Il caso Poggi e le Gemelle Cappa, Selvaggia Lucarelli si espone

Stefania e Paola Cappa, finora laterali nel grande racconto del "caso Garlasco", diventano loro malgrado personaggi da prima serata. Nessuna accusa formale, eppure lo schermo le fissa in un fermo immagine sospeso: volti familiari che devono spiegare, giustificare, difendersi dall’insinuazione di aver tramato chissà quale intrigo. C’è chi accusa Selvaggia Lucarelli di voler sempre dire la sua, ma il suo intervento ha comunque riportato al centro una questione reale: il modo in cui certi casi vengono trattati dai media. La sua voce, anche quando divide, si fa sentire in un dibattito che sembra non voler finire mai. E forse in questo clima serve proprio qualcuno che ricordi che, prima di tutto, dietro ogni titolo ci sono delle persone.


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