Non è l'Arena e le accuse di perquisizioni dell'antimafia: la risposta di Giletti

Il conduttore risponde alle indiscrezioni su indagini giudiziarie della Dia a carico suo e dalla trasmissione. Ma non chiarisce perché il programma è stato sospeso

"Tutto si chiarirà al momento giusto": resta solo questo commento di Massimo Giletti, raccolto dall’agenzia Ansa, alla fine di una giornata decisamente convulsa. Dopo l’annuncio dell’improvvisa sospensione di Non è l’Arena, il programma di approfondimento domenicale di La7, annuncio arrivato a sorpresa all’ora di pranzo di ieri, 13 aprile, si erano scatenate molte ipotesi sulle cause che avrebbero portato Urbano Cairo a fermare uno dei suoi volti di punta, pur mantenendolo a disposizione della rete.

Due le ipotesi più accreditate: un problema conseguente ai temi scottanti spesso affrontati da Giletti in trasmissione, soprattutto quelli su mafie e malavita, o una conseguenza dell’annunciato ritorno in Rai, sotto il nuovo governo Meloni, dopo la cacciata di qualche anno fa.

Con il passare delle ore, però, era emersa un’altra indiscrezione piuttosto preoccupante, per il conduttore. Girava voce che le forze dell’ordine fossero intervenute a casa sua e in alcuni uffici amministrativi per verificare un sospetto inquietante. Si diceva che Giletti fosse stato sentito dalla Direzione investigativa antimafia, la Dia, per un presunto versamento di 30mila euro a Salvatore Baiardo, uomo vicino al clan dei fratelli Graviano e più volte ospite a Non è l’Arena, dove aveva anticipato il possibile arresto di Matteo Messina Denaro, la sua malattia e un piano per liberare alcuni malavitosi dal regime del carcere duro 41bis.

A quel punto, Giletti ha rotto il silenzio e dichiarato: "Smentisco le fantasie che sono state divulgate ad orologeria in queste ore che raccontano di presunte perquisizioni avvenute in casa mia o negli uffici della società che produce Non è l’Arena. Nessuno, né oggi né nelle settimane passate si è presentato per notificarmi atti giudiziari".

Sui sospetti sui pagamenti a Baiardo, ha aggiunto: "È falso che io abbia pagato personalmente e di nascosto il signor Salvatore Baiardo che è stato compensato per le proprie apparizioni nel programma e nello speciale di novembre interamente costruito sulla sua intervista, come un qualsiasi ospite, in maniera trasparente e tracciabile".

La conclusione di Giletti non chiarisce ma sposta l’attenzione sulla sua squadra di giornalisti e collaboratori: "Ognuno ha la sua versione. Non voglio aggiungere altro, non parlo, penso solo ai miei, ai 35 che lavorano con me e si ritrovano ora sbattuti fuori dopo 6 anni. Io ho le spalle larghe, penso solo a loro". Parole che lasciano trasparire irritazione e sorpresa. "Tutto si chiarirà al momento giusto", diceva, ma quel momento ancora non è arrivato.


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