Monica Bertini: "In un mondo di maschi sono avvolgente e familiare"

La bellissima giornalista sportiva di Mediaset si racconta: "Questo lavoro è la mia passione". Ma il sogno è "Mai dire gol" e sui Mondiali ha un pronostico.

Monica Bertini: "In un mondo di maschi sono avvolgente e familiare"

"Questo lavoro è il mio sogno fin da bambina, la mia più grande passione". Inizia così la nostra intervista con Monica Bertini, giornalista sportiva, che dalle piccole emittenti locali approda prima a Sky e poi a Mediaset, dove ora conduce il notiziario Sport Mediaset e Pressing.

Dalla sua voce emerge tutta la soddisfazione per essere riuscita a fare dell’amore per il calcio il suo lavoro. Impossibile, quindi, non chiederle anche un pronostico sugli imminenti Mondiali di Calcio Qatar 2022, competizione che ha seguito da vicino anche nel 2018: "Non sono Mondiali senza l’Italia… – ci dice a caldo, giocandoci su – ma calcolando che l’ultimo l’ha vinto una formazione europea, quest’anno punterei su una squadra sudamericana: Argentina o Brasile. Se devo pensare a un’europea però dico la Francia, quindi forse potrebbe esserci il bis".

"E se invece devo sceglierne una a sentimento dico Argentina: sarebbe suggestivo essendo l’ultimo Mondiale di Leo Messi, dopo il trionfo alla Coppa America l’anno scorso – aggiunge -. Non c’era mai riuscito con la sua Nazionale, e sarebbe la conclusione di una carriera strepitosa, oltre che un bel capitolo del calcio".

L’amore per questo sport è palpabile, un sentimento che nutre fin da piccola, e che ancora oggi è la motivazione più grande che la spinge a fare sempre meglio. Parlando della sua carriera, infatti, scopriamo che la passione per il pallone, a cui ha dedicato anni di studi e fatiche, ha radici lontane, ed è legata a ricordi speciali: "Ero piccolissima e mio nonno e mio papà mi portavano allo stadio: per me era una grande giornata di festa, ore felici passate tra bandiere e gente che cantava. Ovviamente non capivo bene le dinamiche della partita, ma crescendo mi sono appassionata sempre di più, fino a coltivare il sogno di diventare una giornalista sportiva".

Poi gli studi: l’università, il master e i primi passi nel mondo delle Tv e delle radio. È stato difficile, come donna, lavorare in questo settore?

No. Non ho mai percepito un pregiudizio nei miei confronti in quanto donna. Forse sono stata brava a far capire che per me questo lavoro è una passione vera, alla quale ho dedicato sempre molto tempo e studio. Non è un mondo maschilista, ma un mondo maschile. È uno sport in cui sono gli uomini principalmente i protagonisti, in quanto sono loro che lo giocano e ne parlano. Io però ho trovato sempre parecchia stima da parte dei miei colleghi, che hanno sempre notato in me tanta voglia di fare e di crescere.

Il ricordo professionale più bello?

A dire la verità ne ho tantissimi, ma se devono sceglierne uno, dico la finale di Coppa Italia, quella della stagione 2021-2022 di cui Mediaset aveva i diritti. Per me la Coppa Italia è come una figlia: la curo e la proteggo e le voglio bene come se fosse una cosa mia. Però ricordo con emozione anche i Mondiali del 2018, il passaggio dalle emittenti locali alla Tv nazionale e ho affetto anche per le battute di arresto della mia carriera, a volte ingiuste.

Perché ingiuste?

Perché per me non c’erano delle ragioni valide per avere degli stop, erano tutte questioni che esulavano dalle mie capacità, ma evidentemente doveva andare così. Sono stata un po’ come un’araba fenice, sono risorta dalle mie ceneri, anche se non è sempre stato un percorso semplice.

Tornando ai ricordi: quello più divertente?

Non ce n’è uno solo. Io mi diverto a lavoro, in qualsiasi cosa faccia: dopo l’adrenalina della lucina rossa che si accende per la diretta, per me è come essere al Luna park.

È più a suo agio dietro la scrivania del Tg Sport o a Pressing?

Pressing, così come gli studi del pre e post Coppa Italia, mi consente di essere più libera, di far emergere tutta la mia personalità, mentre il Tg impone un rigore diverso, dettato dai tempi e da un linguaggio specifico.

Monica ha una squadra del cuore?

Il mio cuore pulsa per il calcio in generale. Ovviamente i miei pregressi mi portano a simpatizzare per il Parma, la mia città, dove ho seguito le partite domenica dopo domenica, e dove ho fatto la mia gavetta. Quindi i colori giallo blu sono quelli che mi legano maggiormente.

E un giocatore preferito?

Ricordo con affetto Marco van Basten: non l’ho mai conosciuto, ma è guardando lui da bambina che ho iniziato a vedere i calciatori come degli idoli.

Ci sono giornaliste sportive o presentatrici che le sono state di ispirazione nel corso degli anni?

Io credo di avere, con tutta l’umiltà del caso, un modo di condurre tutto mio, ed è il mio piccolo vanto. Cerco di essere avvolgente e familiare, vorrei che il pubblico mi percepisse come se fossi veramente nel salotto di casa loro a chiacchierare di calcio. Non nego però di avere colleghe da cui ho preso qualche spunto che poi ho saputo fare mio. Il primo nome che mi viene in mente è quello di Ilaria D’amico, una professionista che stimo tantissimo, ma anche le conduttrici del ‘vecchio’ Studio Sport, ora mie colleghe, Irma D’Alessandro, Lucia Blini e Monica Vanali.

Chissà che emozione averle seguite da telespettatrice e ora lavorarci insieme.

Oddio, mi trema la voce se ci penso. Ogni volta che vado al lavoro ho il sorriso, quanto uso il mio badge aziendale io dico ‘Wow, sono qui!’. Posso dire ‘I sogni si possono avverare’, ma non si deve mai dimenticare che bisogna lavorarci, ci sono dei sacrifici dietro, e la fortuna non basta. Pensa che spesso il sabato sera sto a casa per preparami sugli anticipi di campionato, lo faccio per me ma anche per il pubblico.

Tanto calcio nella vita di Monica Bertini. Ma ci sono anche altri sport che ama e che pratica?

Cerco di seguire tutto, nei limiti del possibile. Mi piace il basket, la pallavolo, il tennis, la Formula 1 e la Moto Gp. Ma se devo fare una scelta ovviamente non ho dubbi… il calcio. Per il resto cerco di ritagliarmi del tempo per fare attività fisica, soprattutto palestra, anche se sto provando a seguire delle lezioni di Padel, ma sono ancora una schiappa.

Come si vede Monica Bertini alle prese con un programma non calcistico? Ce n’è uno che le piacerebbe condurre?

Questo è un po’ il mio sogno nel cassetto. Mi piacerebbe condurre Mai dire Gol con la Gialappa’s band. Il calcio c’è, ma in minima parte, ed è uno dei programmi che hanno segnato la mia giovinezza.

Come sta ora Monica Bertini?

Bene. Ho maturato questa consapevolezza e sono molto serena. È un periodo molto bello della mia vita. Certo, non è sempre stato tutto rosa e fiori, anche dal punto di vista sentimentale, ma io oggi so cosa è la felicità, ed è una cosa bellissima.


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