Loretta Goggi torna in TV: "Ragazze, non puntate solo sul fisico"

Nuovo show per la grande protagonista dello spettacolo italiano: "Per Benedetta Primavera ho ceduto al corteggiamento". Ma non chiedetele quella canzone

Valentina Di Nino

Valentina Di Nino

Giornalista

Romana, laurea in Scienze Politiche, giornalista per caso. Ho scritto per quotidiani, settimanali, siti e agenzie, prevalentemente di cronaca e spettacoli.

Ci sono voluti trent’anni, ma finalmente Loretta Goggi si è convinta a tornare in tv da protagonista. La rivedremo con il suo show "Benedetta Primavera", in onda su Rai Uno in prima serata, per quattro venerdì a partire dal 10 marzo. Al fianco della conduttrice, attrice, cantante, imitatrice ci saranno Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglou, pronti a trasformarsi di volta in volta da valletti a "coristi", a commentatori irriverenti di tutto quello che avverrà in trasmissione. I primi ospiti della padrona di casa saranno: Heather Parisi, Chiara Francini, Mietta, Anna Tatangelo, Bruno Vespa, Marco Giallini e Claudio Amendola. Ma la grande attesa è tutta per lei, una delle signore dello spettacolo italiano che torna a regalare il suo talento al pubblico televisivo. E qui ci racconta qualcosa in più di questa nuova sfida.

Signora Goggi, come l’hanno convinta a tornare in tv dopo 30 anni di assenza?

Ho ceduto a un lungo corteggiamento dei dirigenti Rai che hanno saputo superare i miei tentennamenti. Io sono un po’ severa con me stessa, e con tutti in realtà. Esitavo perché pensavo che tornare in tv avrebbe voluto dire paragonarmi a quella che ero prima, invece loro mi hanno fatto capire che volevano che fossi quella che sono ora. Mi hanno detto che credono che abbia qualità che non hanno perso smalto con il tempo e vogliono che le metta a servizio di uno spettacolo sullo spettacolo.

Con quale stato d’animo si prepara all’inizio di Benedetta Primavera?

Con grande emozione e con grande gioia. Per me è come tornare al primo amore, anche perché nella vita non so fare altro. Questo progetto mi è sembrato vicino alla televisione che facevo io anni fa, non nei ritmi, ma nella qualità, nell’impegno. In questa situazione mi ritrovo senza la mia "copertina di Linus", perché mio marito (il regista Gianni Brezza, ndr) è morto ma ho comunque una squadra eccezionale. Non resta che vedere come andrà questo viaggio nel mondo dello spettacolo che io ho attraversato a 360 gradi.

E come è stato tornare a fare il suo mestiere?

Ho ricominciato a imitare, a incontrare colleghi, a cantare e a recitare. Questo è un bene perché ho capito che sono cose che possono andare a braccetto con la mia età, con la mia faccia, con le mie rughe. Nel varietà è più difficile: il pubblico mi sembra gradisca tanto di più le belle ragazze, le belle presenze, la fisicità. Io purtroppo, anzi per fortuna perché è per questo che sono ancora qua, non ho impostato il mio percorso artistico sulla fisicità. Ho investito su tante altre cose, sono passata da un’esperienza all’altra e questo mi ha arricchito tanto, anche se ho impiegato tanto tempo ad acquistare credibilità. Ma se non sono diventata un’icona credo comunque di essere considerata una brava professionista. E sono qui nella speranza che, a questa età, si possa ancora parlare di arte, di talento e di spettacolo".

Lei comunque ha vissuto diversi periodi lontano dal palcoscenico, non solo televisivo. Però a teatro l’abbiamo vista e anche al cinema, come mai invece per il ritorno in tv, da protagonista, ci è voluto tanto tempo in più?

Pietro Garinei quando mi ero ritirata mi chiamò e mi disse: "Lei lo sa che è un peccato?". Pensavo si riferisse al fatto che mio marito era sposato prima di me, ma lui mi spiegò che si riferiva alla parabola dei talenti, in cui Dio dice che il talento bisogna farlo fruttare non seppellirlo sotto terra. E così ritornai in teatro e ripresi pian piano il rapporto con il mio lavoro, anche se non con la televisione, perché quello che vedo in giro non mi somiglia. Forse le ultime cose in cui mi riconoscevo erano i primi show di Fiorello. In tv non pensavo che ci fosse anche una dirigenza che fosse interessata a un programma come lo concepisco io, in cui il protagonista sappia fare qualcosa di più di condurre.

Un’artista con una carriera già lunga alla guida di un varietà in prima serata può essere anche un messaggio per le donne che, da una certa età in poi, si vedono molto meno rappresentate in tv o al cinema?

Grazie al cielo, in questi anni in cui sono stata lontana dalla tv, abbiamo avuto degli esempi di donne che si sono affermate molto bene in un’età più adulta, penso a Milly Carlucci ma anche a Maria De Filippi. Quindi le donne si stanno facendo ben valere da qualche anno, ai miei tempi sarebbe stata molto più dura. Devo dire che questa proposta della Rai mi ha colto di sorpresa proprio perché loro non mi hanno chiesto di cambiare qualcosa: loro vogliono proprio me per come sono oggi, per quello che rappresento, per quello che ho trasmesso, forse anche in qualche ospitata in cui mi sono aperta molto, penso per esempio a quando vado da Mara Venier. Penso di avere una modernità di linguaggio che può andare ancora bene per la televisione, a prescindere dall’età e dall’aspetto fisico. Però, bisogna anche dire che su questo c’ho lavorato io. Da sempre.

Questo può essere un bel messaggio per le donne della sua generazione?

Assolutamente sì. Le attrici credo che lo spazio per la loro età in realtà lo abbiano, ma non sono mai protagoniste. Questo è il guaio. Potrebbero essere messe invece più al centro delle storie, con la loro età, la loro esperienza, anche con la loro vita che può essere molto interessante.

Lei ha iniziato la sua carriera da bambina, conoscendo il primo successo a 15 anni, oggi, con tutta l’esperienza che ha sulle spalle, cosa direbbe a quella ragazzina?

Quando ho iniziato a recitare per me era come un gioco, era Carnevale tutti i giorni. Facevo soprattutto lavori in costume ed era un gran divertimento. Poi c’è stato un periodo abbastanza lungo in cui non ho fatto televisione. Credo di aver sofferto in quegli anni di stop in cui non trovavo spazio perché non avevo ancora il fisico di una giovane in fiore e non ero nemmeno più una bambina. E allora oggi mi piacerebbe fare coraggio a quella ragazza, rassicurarla dicendole che non tutto dipende dal fisico, anzi, questo lavoro dipende moltissimo dal talento, dalla pazienza e dall’applicazione. Senz’altro le direi questo.

Che cos’è il successo per lei?

Credo che sapere di averlo raggiunto è un limite, quindi mi piace pensare che debba ancora arrivare. Questa è la verità.

Che accoglienza si aspetta dal pubblico, anche in termini di ascolti?

Non sono tanto gli ascolti che mi interessano, quanto il vecchio "gradimento" di una volta. Vorrei che ci sia un pubblico che si diverta e abbia piacere a seguirmi in questi quattro viaggi nel mondo dello spettacolo.

Lei è famosa per le sue imitazioni, in quali personaggi si trasformerà nelle quattro serate di Benedetta Primavera?

Volevo proporre personaggi che fossero poco sfruttati da questo punto di vista, un po’ "fuori dalla mischia". Con cinque ore e mezza di trucco mi sono trasformata in Gulliermo Mariotto, poi ho pensato a Ursula von der Leyen, che deve per forza avere una personalità forte, altrimenti una donna non ce la fa ad arrivare in certi ruoli, e quindi l’ho immaginata quando perde la pazienza e si arrabbia in tedesco. La regina Elisabetta è stato il personaggio che mi ha permesso di farle dire di tutto, e poi vedrete anche Laura Morante. Questi sono in quattro personaggi che ricorreranno in queste quattro serate.

Lei è nota per la sua poliedricità, quindi la ascolteremo anche cantare di nuovo?

In questo spettacolo ho voluto curare tutto, anche i testi, perché voglio che mi assomiglino il più possibile, e infatti farò anche dei monologhi. Quello che invece non volevo proprio fare era cantare. Erano dieci anni che non cantavo più, nemmeno a casa sotto la doccia. Io sono molto autocritica, quando ho cantato Maledetta Primavera non avevo ancora 31 anni, oggi ne ho 72 e avevo paura per le corde vocali. Mi sono messa a studiare con una coach ma volevo registrare senza pubblico, e invece poi ho cantato ed è stato liberatorio. Se è andata bene me lo direte voi, perché io non mi riguardo mai.

È vero che non ama particolarmente la sua canzone più famosa, Maledetta Primavera?

Non ho nessun problema con la canzone. Non mi pesa cantarla, non mi dà fastidio ecc. Mi dispiace solo che in ogni programma dove vado mi chiedono sempre solo quella canzone, e ci sono i fan che mi chiedono perché non canto altro, ma non dipende da me, sono i registi, gli autori, i conduttori che me la chiedono! In questo show vedremo, sto pensando che forse mi piacerebbe cantarla con qualcun altro.

Nella prima puntata con Bruno Vespa parlerà del valore delle parole, con Marco Giallini affronterà il discorso sul politically correct e come compagni di viaggio ha scelto Luca e Paolo la cui comicità non si pone molti limiti, è un messaggio preciso?

Trovo certe puntualizzazioni del politically correct non sempre giuste, anzi, a volte anche un po’ ridicole. Se dovessimo pensare a tutto quello che ci siamo detti per decenni ci renderemmo conto che quasi tutto era scorretto. Ma semplicemente usavamo termini correnti, senza dargli valore di scorrettezza o poca sensibilità. La comicità di Luca e Paolo è una comicità considerata scorretta, ma io credo sia semplicemente critica.

Valentina Di Nino


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