Addio a Thierry Ardisson, l’uomo che ha rivoluzionato la tv francese. L'annuncio della moglie: "Uomo coraggioso e libero"

La star della televisione francese, morto per un tumore al fegato, ci lascia il giorno della Presa della Bastiglia, con un'eredità importante nel genere talk.

Riccardo Greco

Riccardo Greco

Web Editor

Si avvicina all'editoria studiando all'IED come Fashion Editor. Si specializza poi in Comunicazione digitale, Giornalismo e Nuovi media presso La Sapienza, collaborando con alcune testate ed uffici stampa.

La televisione francese perde uno dei suoi volti più iconici e controversi. Thierry Ardisson, conduttore, autore, produttore e provocatore, è morto lunedì 14 luglio a Parigi all’età di 76 anni, nel giorno della Presa della Bastiglia. Una coincidenza simbolica per un uomo che ha fatto della libertà di pensiero e dell’irriverenza il marchio della sua carriera. La causa della morte è un tumore al fegato: "Thierry se n’è andato come ha vissuto. Da uomo coraggioso e libero", ha dichiarato la moglie Audrey Crespo-Mara, stringendosi insieme ai figli attorno a lui fino all’ultimo momento.

Morto Thierry Ardisson: chi era

Nato il 6 gennaio 1949 a Bourganeuf, un piccolo comune nella regione della Creuse, Ardisson era figlio di un ingegnere e di una casalinga. Dopo un’infanzia trascorsa tra la Francia e l’Algeria, si affaccia al mondo della comunicazione negli anni Sessanta, lavorando come copywriter per alcune delle più importanti agenzie pubblicitarie del Paese. Firma slogan rimasti nella memoria collettiva come "Ovomaltine c’est de la dynamite" e "Quand c’est trop, c’est Tropico!", ma è nel 1978 che dà la prima svolta alla sua carriera fondando l’agenzia Business, con cui introduce sul mercato il rivoluzionario formato da otto secondi per gli spot pubblicitari.

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Dalla carta stampata alla televisione

Parallelamente alla pubblicità, Ardisson inizia a collaborare con alcune riviste come Façade e Rock&Folk, distinguendosi per uno stile provocatorio e pungente. È in quegli anni che nasce il suo metodo d’intervista-concept: una chiacchierata fuori dagli schemi, spesso spiazzante, come accadde con Yannick Noah, che finì in uno scandalo dopo aver ammesso, per poi smentire, l’uso di marijuana. Quel caso lo proiettò verso la televisione, dove a partire dagli anni Ottanta cominciò a costruire un personaggio riconoscibile e temuto.

Il successo coi talk show e l’iconico look in total black

Dal 1988 in poi, Ardisson diventa "l’uomo in nero": Lunettes noires pour nuits blanches segna l’inizio di un’estetica e di un’identità che non lo abbandoneranno più: giacca nera, pantaloni neri, maglia nera. "Mi vesto così perché mi snellisce e perché non voglio perdere tempo a scegliere", spiegava ironicamente. Con il suo stile diretto e un’ironia affilata, mette in difficoltà ospiti illustri: da Milla Jovovich, che abbandona la trasmissione, all’ex premier Michel Rocard, a cui chiede "Fare se**o orale è tradimento?". Ma è con Tout le monde en parle, andato in onda su France 2 dal 1998 al 2006, che raggiunge l’apice. Il talk show diventa un fenomeno nazionale, con punte del 32% di share, trasformando Ardisson in un punto di riferimento della cultura popolare.

Cinema, premi e polemiche

La sua voglia di sperimentare lo porta anche nel mondo del cinema: nel 2005 fonda il gruppo Ardimages, con cui produce film e serie TV come Max e The Gift. Nel 2024 riceve la Legione d’Onore, ma la sua nomina suscita critiche da chi considera il suo umorismo "volgare e umiliante". Eppure, la sua capacità di rompere i tabù e di anticipare i cambiamenti culturali resta un’eredità potente, in grado di influenzare generazioni di conduttori e autori.

La morte di Ardisson segna la fine di un’epoca della televisione francese. La sua figura resta impressa come quella di un uomo libero, capace di raccontare la società attraverso l’ironia, la provocazione e il coraggio di dire ciò che gli altri tacevano. La televisione perde una voce unica, ma il suo spirito dissacrante sopravvive nelle tracce che ha lasciato.


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