Nuova rivoluzione nei televisori: cosa bisogna cambiare ancora

L'Autorità ha stabilito che le confezioni delle nuove smart tv dovranno contenere anche i telecomandi tradizionali, per non penalizzare la tv generalista

Digitale terrestre
Fonte: IPA

Sembra che la lotta tra la tv generalista e le nuove piattaforme streaming sia destinata a non avere fine. Questa volta tema di discussione è il telecomando: un oggetto tanto comune ma che sta scomparendo come tutti gli strumenti tecnologici ormai superati. Stiamo parlando, ovviamente, del telecomando classico, che gradualmente sembra voler essere sostituito da quelli più moderni, senza troppi tasti e pensati per un accesso più semplice alle app in streaming. Ma cosa sta succedendo?

Il telecomando tradizionale torna con le smart tv

Ad intervenire sul tema è stata Agcom (l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), secondo la quale la progressiva diffusione delle smart tv e dei loro telecomandi di ultima generazione starebbe penalizzando i canali della tv generalista. In un comunicato diffuso il 26 gennaio, ha infatti stabilito che le confezioni delle nuove smart tv debbano contenere non solo i telecomandi moderni, ma anche quelli tradizionali, che abbiano i classici tasti numerici dallo 0 al 9, che rendono più semplice sintonizzarsi sulle reti generaliste. In più, i televisori di ultima generazione dovranno essere dotati di una nuova icona, posizionata al fianco di quelle – che ormai conosciamo benissimo – delle principali applicazioni quali Netflix, Prime Video o YouTube. Questa icona deve dare accesso semplice e rapido ai cosiddetti "Servizi di media audiovisivi e radiofonici di interesse generale" (noti come SIG), tra cui Rai, Mediaset, La7, Sky e Discovery, radio nazionali ed emittenti tv locali.

Le motivazioni

In questo modo, Agcom sostiene di poter garantire "il pluralismo, la libertà di espressione, la diversità culturale e l’effettività dell’informazione". Il tutto ha quindi l’obiettivo di porre sullo stesso piano la tv generalista e i servizi di streaming, che stanno prendendo sempre più piede. In un’intervista a Repubblica, la commissaria dell’Agcom Laura Aria ha spiegato le motivazioni dietro a questa scelta: "Le emittenti generaliste sono chiamate a rispettare la par condicio, proporre o produrre opere europee in quote prefissate, e limitare gli affollamenti pubblicitari. Sarebbe ingiusto costringerle a una sempre minore visibilità, alla luce dei tanti impegni che devono onorare". Da oggi – 27 gennaio – entro 30 giorni verrà emesso un regolamento ufficiale; da quel momento, tutti i produttori di smart tv dovranno adattarsi entro e non oltre sei mesi.


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