Stefano De Martino, paladino della diversità e contro la "deficienza artificiale"

Il conduttore protagonista del nuovo film Pixar "Elemental": è un coraggioso "ragazzo acqua" che lotta per inclusività e ambiente. "Mi piace l’emotività, non l'AI"

Valentina Di Nino

Valentina Di Nino

Giornalista

Romana, laurea in Scienze Politiche, giornalista per caso. Ho scritto per quotidiani, settimanali, siti e agenzie, prevalentemente di cronaca e spettacoli.

Uscirà il 21 giugno Elemental, il nuovo lavoro della Disney Pixar che racconta di una grande storia d’amore, apparentemente impossibile, tra la luminosa Hember, fanciulla di fuoco, e il dolce Wade, rampollo di una famiglia che appartiene al mondo acquatico. Come è possibile che scatti l’amore tra questi due elementi? E come riusciranno i due innamorati a superare le difficoltà rappresentate dalla loro totale diversità? Per scoprirlo basterà andare al cinema a godersi questo film che insieme alle vicende sentimentali dei due giovani protagonisti, affronta molti temi: quello della diversità e dell’inclusione, ma anche quello dei disastri legati al cambiamento climatico che costringono la famiglia di Hember a lasciare la propria terra con la speranza di ricominciare una nuova vita altrove. Insomma, come di consueto per i film targati Pixar, di carne al fuoco anche in Elemental ce n’è molta. La versione italiana di questa storia è affidata a un cast voci d’eccezione che vede Valentina Romani nei panni della focosa Hember, Serra Yilmaz in quelli di sua madre, e Stefano De Martino che ha doppiato il mite Wade e che, nel corso della presentazione del film, ha raccontato la sua esperienza e poi allargato il discorso a diversi temi presenti in Elemental.

Stefano De Martino, come è andata questa esperienza al doppiaggio?
"E’ stato molto bello. Io faccio televisione, quindi non sono famoso per avere una voce particolarmente impostata, però su questo lavoro sono stato aiutato tantissimo. Tanto che, alla fine degli ultimi turni di doppiaggio, mi rendevo conto di avere una voce che suonava in modo totalmente diverso, e quindi ne approfittavo per mandare gli audio su whatsapp. Audio di lavoro, i più seri, quelli in cui vuoi essere un po’ più credibile. Quindi alle sette del pomeriggio, quando finivo il turno di doppiaggio, usavo la mia voce per questo. Oltre a un ricordo bellissimo di questa esperienza che mi terrò nel cuore, ho fatto quindi anche una bellissima figura con le persone con cui lavoro!"

Cosa l’ha colpito di più del progetto Elemental?
"E’ il movente romantico che dà grazia a questo film. C’è un messaggio intrinseco importante che non diventa mai didattico: questo film insegna senza avere la pretesa di insegnare. Normalizza un argomento che in questo momento è saturo: facciamo tantissima attenzione alle parole, abbiamo sempre paura di sbagliare i termini sulle diseguaglianze, sulle differenze. Questo film tratta questo argomento in maniera del tutto naturale, con un approccio veramente sano all’argomento delle differenze, ed è stato bello farne parte".

E del personaggio che ha doppiato, il ‘ragazzo d’acqua’ Wade, cosa ha amato?
"Del mio personaggio mi piace l’emotività. Il fatto che sia un personaggio totalmente atipico. Nei racconti il protagonista maschile è sempre l’eroe, quello che deve dimostrare la sua forza attraverso incredibili imprese, e sempre preoccupandosi della sua principessa. Invece Wade è tutto il contrario: piange completamente, non ha per niente paura della sua emotività e anzi, la mette a servizio della sua missione, che è conquistare il cuore di Hember. E mi piace tanto anche la sua ingenuità, perché in quell’aspetto della sua personalità c’è il senso dell’abbattimento di ogni pregiudizio. Wade è un po’ bambino, è ingenuo, non si crea il problema di toccare una fiamma, anche se per lui potrebbe essere pericoloso. Per lui tutto è possibile perché non ha sovrastrutture quindi non ha paura e ci prova proprio grazie alla sua incoscienza e ingenuità. Questa è la sua chiave emotiva e la sua forza".

Ogni lavoro della Pixar è ad altissimo tasso di tecnologia, come si pone davanti a questo elemento ormai importantissimo, del nostro presente e del nostro futuro?
"Dalle nuove tecnologie, come l’ intelligenza artificiale, sono terrorizzato. Mi fa paura l’idea che ci possano sostituire in tutto, anche nel processo creativo. Anche perché, di cosa si nutre un’intelligenza artificiale? Di tutto ciò che noi mettiamo in rete. E visto che in media, molte delle persone che si esprimono con costanza in rete spesso non è che abbiano molto a che fare con l’intelligenza, forse stiamo creando della deficienza artificiale più che dell’intelligenza. Il rischio più grande è quello. Però, da un altro lato, mi incuriosisce questo mondo perché anche il nostro lavoro, il cinema, la televisione, deve fare i conti con questo cambiamento. Si tratta di nuovi strumenti: mi fanno paura ma allo stesso tempo mi incuriosiscono".

La famiglia di Hember è costretta a lasciare la propria terra a causa dei disastri legati al cambiamento climatico, anche un film d’animazione può contribuire a sensibilizzare su questo tema?
"Il cambiamento climatico è un tema di cui si parla tanto, ma forse ancora non abbastanza, perché se parliamo ancora oggi della necessità di sensibilizzazione vuol dire che c’è qualcuno che non mette la testa fuori dalla finestra evidentemente. Oggi (14 giugno ndr) a Roma diluvia e fa freddo, e questo è un dato di fatto. La sensibilizzazione su questo tema è qualcosa che riguarda comunque molto di più gli adulti. Io ho molta fiducia nei bambini e sono sicuro che i più piccoli che guarderanno questo film non avranno bisogno di tante spiegazioni a riguardo, perché le nuove generazioni sono molto più sensibili e coscienti rispetto a noi. In realtà, mi auguro che a essere sensibilizzati su questo tema siano i genitori che accompagneranno i figli a vedere Elemental".


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