Sanremo 2026, sirene d'allarme per Conti: le case discografiche minacciano il boicottaggio. Perché
Le case discografiche chiedono aumenti record per i Big in gara a Sanremo 2026. La Rai ora deve decidere se cedere o resistere (rischiando la serrata)


Il Festival di Sanremo 2026 di Carlo Conti è ancora lontano, ma già si intravedono crepe nella tradizionale macchina del festival più amato dagli italiani. Le case discografiche, infatti, stanno chiedendo un aumento significativo dei compensi per i cantanti in gara, con richieste che potrebbero arrivare fino a 150mila euro per ogni Big. Questa pressione economica, se non gestita con attenzione, rischia di portare a uno scenario molto delicato: il boicottaggio da parte degli artisti.
Sanremo 2026, compensi in aumento: una richiesta che fa discutere
Secondo indiscrezioni raccolte da esperti di settore come Andrea Laffranchi e Luca Dondoni, la discografia da tempo reclama rimborsi più alti rispetto al passato. Il dato di riferimento è il compenso base di 62mila euro per la partecipazione di un Big con un singolo, cifra già aumentata del 12% nell’ultima edizione rispetto al Festival 2023. A questa si aggiungono 3mila euro per ogni componente extra nei duo o nei gruppi. Per le nuove proposte, il rimborso si attesta sui 25mila euro, ma anche qui i costi reali tendono a salire, complici le spese di produzione e gestione.
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Entra nel canale WhatsAppLa serata delle cover un "buco nero" per le casse delle case discografiche
Un capitolo a parte merita la serata dedicata ai duetti e alle cover, amatissima dal pubblico ma economicamente complessa. Qui i rimborsi sono più bassi: 4mila euro per un artista italiano invitato, 8mila per uno internazionale. Tuttavia, per convincere i Big a partecipare, le case discografiche spesso sono costrette a pagare extra, con una spesa difficile da giustificare, visto che i brani cantati in coppia sul palco dell’Ariston raramente vengono incisi e distribuiti, generando quindi pochissimi ritorni economici per i produttori.
Restrizioni e limiti: quando la Rai blocca le sponsorizzazioni
Le tensioni non riguardano solo i compensi. Rai Pubblicità, ad esempio, impone limiti stringenti sull’uso di marchi e sponsorizzazioni durante il Festival. Questo ostacola la promozione degli artisti e la possibilità per le case discografiche di sfruttare appieno l’evento. Non è permesso far circolare mezzi sponsorizzati né stringere accordi con brand non già convenzionati con la Rai, diminuendo quindi ulteriormente la possibilità per i produttori di rientrare dei costi necessari a gestire le spedizioni al Festival.
Rischio boicottaggio: un Festival appeso a un filo
Il quadro economico e contrattuale fa dunque temere un possibile boicottaggio da parte degli artisti, su pressione delle etichette discografiche. Come spiegato da Luca Dondoni, il Festival per le etichette rappresenta solo una piccola percentuale del fatturato annuo, mentre per gli artisti è una vetrina cruciale, con ricadute importanti anche su tournée e concerti: