Massacro del Circeo, la sorella di Rosaria Lopez attacca la serie Rai: “Ancora non contiamo nulla”

La reazione piccata di Letizia Lopez, sorella di una delle vittime, alla serie tv su uno dei casi di cronaca nera più terribili della storia del nostro Paese.

Virginia Destefano

Virginia Destefano

Social Media Manager & Copywriter

Una passione smisurata per le serie TV. Laurea in Cinema, Televisione e New Media, videomaking e scrittura sono il mio passatempo preferito.

Ieri sera in Tv Rai 1 è andata in onda la tanto attesa prima puntata di Circeo, la miniserie che si propone di raccontare la storia del massacro del 1975, un evento che ha segnato indelebilmente la storia del nostro Paese. La miniserie, diretta da Andrea Molaioli e scritta da Flaminia Gressi, Lisa Nur Sultan e Viola Rispoli, si concentra sulle tragiche torture inflitte a Rosaria Lopez e Donatella Colasanti il 29 settembre del 1975 da tre studenti della Roma bene: Angelo Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira. Mentre l’attenzione si focalizza sulla storia del processo che ne seguì, emergono anche le drammatiche conseguenze che questa vicenda ha avuto sulla vita delle vittime e delle loro famiglie.

Serie tv Circeo: le reazioni della sorella di Rosaria Lopez

La serie mette in luce il coraggio di Colasanti nel combattere per far riconoscere lo stupro non solo come un reato contro la pubblica morale, ma come un crimine contro la persona, portando alla legge 66 del 1996. Tuttavia, nonostante la rilevanza legale, sembra che le ferite aperte da quegli eventi dolorosi continuino a sanguinare nella vita delle vittime e delle loro famiglie.

In particolare, la sorella di una delle due vittime, Letizia Lopez, ha espresso le sue forti critiche nei confronti della miniserie Rai. In un’intervista a FqMagazine, Letizia ha dichiarato: "Non ci hanno interpellati, stanno raccontando la nostra vita senza darci voce. Non contiamo nulla, non siamo stati informati se non a cose fatte. Perché va in onda adesso? Solo perché c’è la Giornata contro la violenza sulle donne?". Un grido di dolore e indignazione che riflette la sensazione di abbandono e l’assenza di ascolto nei confronti delle vittime e dei loro familiari, anche a distanza di decenni.

Il desiderio di un cambiamento sostanziale

Letizia Lopez, pur riconoscendo che il processo ha portato a un cambiamento legislativo, sostiene che poco è cambiato nella percezione e nella gestione dei casi di violenza di gruppo. "Denuncio e poi? L’esito è lo stesso. Nelle leggi basta una virgola perché vengano interpretate come servono, quando si vuole. Noi ci siamo sentiti abbandonati. La giustizia non è mai esistita perché quelli erano figli di papà", afferma Letizia.

Infine, Letizia si esprime sullo stato attuale della società, evidenziando la persistente mentalità che ancora oggi giudica le vittime in base al loro abbigliamento o alle loro scelte. La lotta di Donatella Colasanti, che ha cercato giustizia per 30 anni da sola, non è per Letizia finita qui. Prevede che altre tragedie simili si verificheranno, affermando con forza che la mentalità retrograda persiste sia tra gli uomini che tra le donne.


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