La denuncia di Elisabetta Gregoraci: "Mi danno della prostituta"

La showgirl calabrese, che prepara un nuovo programma sulla moda, criticata per un look audace sui social: "Anche la violenza verbale è comunque violenza"

La denuncia di Elisabetta Gregoraci: "Mi danno della prostituta"

Non basta essere una diva da milioni di follower per sfuggire alla furia del web. Lo sanno bene le top influencer di casa nostra che, nonostante il seguito massiccio, l’ammirazione dei fan e squadre di consulenti, finiscono spesso nel tritacarne virtuale.

L’ultima in ordine di tempo è stata Elisabetta Gregoraci, bersagliata dalle critiche degli internauti per un look troppo provocante. Contro di lei si sono scatenati i soloni di internet con parole pesanti ed epiteti irripetibili. Ai quali però Elisabetta, che potrebbe presto tornare in TV con un nuovo progetto dedicato proprio alla moda, ha però deciso di rispondere per le rime.

Dal suo profilo social ha voluto replicare, con garbo (pure troppo), a chi l’ha bacchettata: "Volevo fare delle riflessioni insieme a voi – ha scritto -: premesso che ognuno si deve vestire come meglio gli pare, ieri ho postato una foto con un body un pochino scollato con una minigonna, avevo voglia di vestirmi in quel modo. I messaggi che mi arrivano dalle donne sono un pochino esagerati: questa cosa mi dispiace moltissimo perché mi danno della prostituta semplicemente perché indosso un body scollato. Si parla tanto di violenza sulle donne, ma anche la violenza verbale è comunque violenza. Care donne, siate meno aggressive, siate meno violente…".

Che la mise della Gregoraci fosse piuttosto rivelatrice è indubbio ma, se da un lato restava abbondantemente entro i limiti della decenza, anche per gli occhi più rigorosi, va detto che stava magnificamente addosso alla 42enne di Soverato. Che, come illustri colleghe prima di lei – una su tutte la prossima co-conduttrice di Sanremo Chiara Ferragni -, ha onorevolmente pensato bene di affermare un principio generale: no al body shaming, no agli insulti (sessisti o meno), no alla violenza verbale, specialmente quella anonima sui social e quella rivolta contro le donne.


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