Perché il flop di Amadeus sul Nove è la grande ingiustizia della tv italiana: tra ascolti calanti e show inediti

Il mistero di Amadeus: programmi fatti bene, idee solide, ma il pubblico affezionato lo ha abbandonato. Ecco perché il conduttore non si merita questi numeri.

Riccardo Greco

Riccardo Greco

Web Editor

Si avvicina all'editoria studiando all'IED come Fashion Editor. Si specializza poi in Comunicazione digitale, Giornalismo e Nuovi media presso La Sapienza, collaborando con alcune testate ed uffici stampa.

L’avventura di Amadeus sul Nove doveva essere una svolta. Dopo anni di successi sulla Rai, cinque Festival di Sanremo da record e una carriera da protagonista assoluto del piccolo schermo, sembrava pronto a trascinare con sé milioni di telespettatori. Invece oggi si paventa addirittura l’idea di flop, tra ascolti deludenti e di un pubblico che non lo ha seguito. Ma se i programmi non fossero stati il problema?

Amadeus e il caso Like a Star

Like a Star era un talent costruito con cura. Imitazioni, costumi, siparietti pensati per funzionare anche fuori dal piccolo schermo. Non è stato un programma forzato: è stato semplicemente ignorato dal pubblico tv. La prima puntata, andata in onda il 14 maggio 2025, ha raccolto appena 473.000 spettatori e uno share del 2,4%. Gli episodi successivi purtroppo non sono andati meglio. Il format aveva tutto per funzionare, ma è rimasto vittima della forte concorrenza e della scarsa fidelizzazione del canale, ma sopratutto del format proposto, essendo simile ad altri programmi già in onda, ma comunque dal nome inedito. Sorpresa delle sorprese: sui social invece il talent è esploso. Clip con esibizioni divertenti e momenti surreali hanno fatto il giro dei feed su TikTok, Instagram e YouTube. Il target più giovanile lo ha visto, commentato e condiviso, ma non in tv. Un paradosso che mostra come i contenuti funzionino, ma solo se offerti nel modo e sul canale giusto.

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The Cage, una novità senza seguito

Stesso discorso fatto per Like a star si ripete, almeno in parte, per The Cage. Un game show che punta sullo spettacolo, basato su prove fisiche adrenaliniche, pensato per innovare l’access prime time. Era qualcosa di nuovo, ma ha avuto lo stesso destino. Il pubblico non ha risposto. Eppure il format americano da cui nasce è forte, e la versione italiana non era mal realizzata. Ma senza una base di spettatori fedele al canale, anche le buone idee faticano.

Amadeus: cosa è cambiato con La Corrida

C’è stata un’eccezione: La Corrida. Un classico della tv riproposto con fedeltà all’originale. Ha superato la media di rete, ha fatto ridere, ha fatto parlare, e ha fatto brillare anche il suo conduttore con alcuni siparietti divertenti. Alcuni momenti sono diventati virali, segno che il pubblico può ancora rispondere quando l’intrattenimento è semplice e funziona. Ma è stata una parentesi. Dovuta a cosa? Alla forza del traino dato dal nome, perché al pubblico italiano piace la tradizione, e l’idea di ritrovare in tv qualcosa di familiare e "certo".

Il problema del pubblico

I programmi sono spesso fatti bene, concreti, pensati per un pubblico ampio. Ma forse Amadeus è apparso troppo, troppo in fretta. In pochi mesi ha condotto Suzuki Music Party, Chissà chi è, La Corrida e Like a Star, è stato giudice ad Amici, ed è passato da Rai a Mediaset a Discovery. Un’onnipresenza che non giova ai suoi prodotti principali. In più, il telespettatore medio italiano è conservatore. Ha più di 50 anni, guarda Rai o Mediaset e tende a restare lì tutto sommato. Il Nove, per quanto cresciuto, non è ancora familiare come i primi canali. Fazio ce l’ha fatta con Che Tempo Che Fa, ma è un altro tipo di legame. Il suo è un pubblico che lo segue per affinità culturale. Con Amadeus non c’è questo rapporto, facendo intrattenimento puro. Ma chissà che non possa imparare da alcune false partenze e prendere spunto da cosa ha funzionato.


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