Femminicidio Cecchettin, Giulia si poteva salvare? Chi l'ha visto sgancia la bomba

Federica Sciarelli spiega come la chiamata del testimone sia stata sottovalutata, e messa in relazione con la scomparsa della 22enne solo il giorno dopo.

Mara Fratus

Mara Fratus

Giornalista

Nella mia vita non possono mancare, il silenzio, il mare e Il Libro dell'inquietudine sul comodino, insieme a un romanzo di Zafon.

Giulia Cecchettin si sarebbe potuta salvare? È questa l’interrogativo che Federica Sciarelli si pone nel corso della puntata di Chi l’ha visto?, in onda ieri sera (mercoledì 29 novembre) su Rai 3. In trasmissione si è cercato di capire "Come mai dopo che un testimone ha parlato di una ragazza aggredita e costretta a salire in una macchina, i carabinieri hanno preso la denuncia di scomparsa come allontanamento volontario?". La risposta, che aiuta a comprendere meglio come hanno agito le forze dell’ordine dopo la telefonata del testimone e dopo la denuncia di Gino Cecchettin, è arrivata proprio dai Carabinieri di Vigonovo, che hanno risposto con trasparenza e in modo esaustivo alla trasmissione. Ma andiamo per gradi.

Cosa è successo dopo la telefonata del testimone?

La sera della scomparsa di Giulia Cecchettin, l’11 novembre scorso, un cittadino ha udito delle urla e visto aggredire una ragazza, poi costretta a salire su un Punto di colore scuro, nel parcheggio di fronte a casa sua. Il parcheggio è quello dove ora sappiamo che Giulia Cecchettin è stata picchiata la prima volta da Filippo Turetta, a soli 150 metri dalla casa della 22enne. Il testimone ha chiamato i Carabinieri, che non hanno fatto però nessun sopralluogo quella sera, impegnati in altre due richieste di intervento.

Il giorno seguente, Gino Cecchettin sporge la denuncia di scomparsa della figlia, che viene registrata come "scomparsa volontaria" e "pericolo di vita: nessuno", nonostante le numerose e preoccupate dichiarazioni dell’uomo sulla relazione tra la figlia e Filippo Turetta. In quel frangente non viene neanche messa in relazione la segnalazione fatta dal testimone la sera prima, a 150 metri dalla casa della famiglia Cecchettin.

Il puzzle prende forma e la chiamata viene messa in relazione con la scomparsa di Giulia

Tornato a casa, il Signor Gino, riceve la telefonata del cittadino che aveva assistito all’aggressione e che, dopo aver visto il post sulla scomparsa di Giulia, ha pensato di dover raccontare ciò che sapeva. Solo allora, il puzzle ha preso forma. Gino torna dai Carabinieri e finalmente avviene il collegamento tra i due fatti. Come spiegano i militari nella nota a Chi l’ha visto?:

Cecchettin recatosi alle 13.30 del 12 novembre presso la Stazione Carabinieri di Vigonovo per denunciare scomparsa della figlia, ha pubblicato un post social per chiedere aiuto nelle ricerche, venendo cosi successivamente contattato da un cittadino di Vigonovo, residente poco distante dall’abitazione di Giulia che gli riferisce di essere stato testimone di una lite tra due persone la sera prima e di aver chiamato 112.

È stato quindi il testimone a collegare i due fatti e solo a questo punto, le forze dell’ordine acquisiscono "Formalmente la testimonianza del cittadino" e procedono come si fa nel caso di scomparsa con rischio per l’incolumità della persona. Sono passati 32 minuti dall’aggressione a Giulia Cecchettin segnalata dal testimone e il passaggio della macchina di Turetta dal Varco Nord in uscita dal centro abitato: cosa sarebbe successo se quella chiamata non fosse stata sottovalutata? Giulia avrebbe potuto salvarsi?


Potrebbe interessarti anche