Ore 14 Sera, Milo Infante incredulo: "Non avrei mai fatto questo errore". Poi Bruzzone fa una gaffe: "Che figura pessima"
Nella puntata del 4 luglio, a fare clamore è uno scivolone di Roberta Bruzzone, ma anche alcune informazioni emerse nel programma di Infante: cosa è successo


Nella nuova puntata di Ore 14 Sera, condotta da Milo Infante in prima serata su Rai Due giovedì 3 luglio 2025, prima si affronta il caso di Ramy, il giovane morto al termine di un inseguimento dei carabinieri a Milano, poi il caso di Garlasco, momento in cui la criminologa Roberta Bruzzone fa uno scivolone che viene criticato molto sui social. Ecco cosa è successo nella puntata del 3 luglio di Ore 14 Sera.
Ore 14 Sera, puntata 3 luglio 2025: cosa è successo
La puntata comincia con il caso di Ramy, un caso ormai chiuso per la Procura di Milano. Ricordiamo che il giovane è morto al termine di un inseguimento dei carabinieri a velocità elevata mentre scappava sul motorino per le vie del capoluogo lombardo: "Non avrebbe mantenuto la distanza minima di sicurezza e l’inseguimento sarebbe stato fin troppo lungo" dice l’inviata in merito alla decisione di chiudere le indagini. Roberta Bruzzone domanda: "Passare col rosso non è già ‘creare pericoli’?". Sono sotto accusa anche i carabinieri quindi e si parla della violazione del codice della strada, citando la velocità elevata e i tempi ‘giusti’, ovvero la durata di un inseguimento, poco chiari. "I carabinieri sono obbligati a proseguire un inseguimento, altrimenti è un’omissione d’ufficio" aggiungono in studio. Qualcun altro punta sul fatto che i carabinieri sono uomini che fanno il proprio dovere, ma Infante ricorda che la Procura di Milano contesta l’operato delle autorità in quanto il carabiniere non avrebbe rispettato il protocollo di sicurezza durante la corsa per fermare Ramy: si parla, appunto, di accusa di omicidio stradale per quest’ultimo. Dopo la pubblicità, un momento di imbarazzo per Milo Infante, perché non si rende conto che la linea è passata allo studio e tutti restano in silenzio per qualche secondo di troppo. Inoltre, Bruzzone si chiede se lo scooter di Fares era truccata, perché questa si aggiungerebbe alle altre violazioni, tra cui il fatto che la moto fosse rubata, e in studio arriva la conferma in una secondo momento: "Non c’erano dubbi" commenta la criminologa,
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Entra nel canale WhatsAppSi passa poi a parlare del caso di Garlasco, in particolare degli errori nelle indagini, dell’impronta 33 non compatibile ad Andrea Sempio e della spazzatura risalente alla mattina dell’omicidio di Chiara Poggi. Secondo il consulente della famiglia della vittima, "Abbiamo un terzo indizio contro Stasi, ovvero il Dna sulla confezione di tè". Poi si parla dei capelli trovati dai carabinieri di Milano che lasciano intendere che il lavandino non è mai stato lavato: ci sono ancora le impronte di Chiara e della madre. Bruzzone dà la sua lettura a tal proposito: "Magari Stasi ha messo un asciugamano per lavarsi le mani a secco e non lasciare tracce di sangue. Mancavano due asciugamani", ma non tutti sono d’accordo con lei, perché dalla perizia risulta che il lavandino è stato lavato ma i capelli sono rimasti lì perché più "pesanti". Ma un’ospite ricorda che le indagini hanno stabilito che sul dispenser ci sono le impronte della famiglia Poggi e che quindi la teoria che il lavandino sia davvero stato pulito non regge: "Non si può mandare una persona in carcere solo per questo".
E ancora, le impronte sul pigiama di Chiara: "Non è che l’hanno girato loro il corpo ma il medico legale previa autorizzazione. C’è stata un po’ di disattenzione da parte di tutti" ricorda la Bruzzone dopo aver sentito le parole del Colonnello Cessese, che svela anche uno degli errori più grandi: "I repertatori, sebbene avessero fatto il rilievo fotografico, avrebbero dovuto ritagliare un tratto di stoffa e poi consentire al medico di girarla. Ai repertatori sarà sfuggito che c’erano queste impronte". Milo Infante però reagisce: "E’ un po’ strano da credere, stavo per dire che nemmeno io avrei fatto un errore del genere". Ma il Colonnello spiega: "C’erano più repertatori e quando è arrivato il medico legale si sono dimenticati di questo particolare, anche se lo avevano fotografato".
Poi le tracce di sangue calpestate dai carabinieri: le loro scarpe sono state analizzate circa una ventina di giorni dopo e non presentavano sangue. Pare che fosse impossibile evitare quelle macchie sul pavimento, il che proverebbe l’innocenza di Alberto Stasi, in quanto il ragazzo aveva le scarpe pulite. "L’istinto è quello di non calpestare il sangue" dicono in studio, ma viene ricordato che Alberto Stasi poteva essere sotto shock in quel momento perché aveva visto la fidanzata morta. Si passa all’elemento centrale dell’indagine contro Stasi, ovvero la deposizione in cui ha detto che Chiara aveva il volto pulito quando l’ha vista, ma in realtà la sua faccia era piena di sangue. Perché è un elemento importante? Perché, essendo lei stata buttata giù dalle scale, lui potrebbe ricordarsi il suo volto prima del fatto, in quanto dall’alto della scala non poteva vedere il suo viso dopo l’accaduto. La Bruzzone sottolinea che Stasi descrive il corpo di Chiara esattamente come lo ha lasciato l’assassino e poi un ospite dice che, se è vero che ha fatto uno o due gradini delle scale, come da lui dichiarato, non poteva vedere il corpo della vittima, in quanto non era visibile da quella posizione, quindi avrebbe detto una menzogna per far quadrare i fatti.
Poi Roberta Bruzzone fa una gaffe che non passa inosservata né in studio né sui social, perché chiede al Colonnello Cassese: "La casa della nonna delle Cappa, quindi la casa di Tromello, all’epoca dei fatti, era occupata? C’era qualcuno che viveva nella casa della nonna?". L’uomo risponde che c’era il fratello dei Cappa e la Bruzzone dichiara: "Quindi che la sera prima ci fosse la luce accesa, che alcuni trattano come una suggestione, è del tutto legittimo visto che ci viveva una persona". Ma Cassese le fa notare che "La luce è qualcosa che interessa la nonna dei Poggi, quella di Tromello è dei Cappa". La Bruzzone cerca di coprire lo scivolone dicendo "Sì, ma quella di Tromello era abitata comunque", e l’ospite risponde: "Sì, quella di Tromello sì, ma lui era in Croazia da circa tre anni". I social però non le perdonano la gaffe: "La Bruzzone confonde la casa della nonna di Chiara con la casa della nonna delle K.. Una figura di mer*a galattica", "Che figura pessima ha fatto la Sbruffone tirando in ballo la luce di casa della nonna di Chiara", "La Bruzzone non sa neanche di quale ‘casa della nonna’ con la luce accesa si sta parlando…", "La tuttologa sta facendo molta confusione con le luci e le nonne". Subito dopo aver analizzato in parte gli errori commessi in passato, si passa a tutte le altre ipotesi sull’omicidio di Chiara Poggi di cui sentiamo parlare da mesi, dalla teoria di un’organizzazione internazionale dell’avvocato di Sempio alla testimonianza del Supertestimone e quindi al borsone della sorella Cappa e agli attrezzi trovati nel canale da un muratore.
La puntata si conclude un po’ in malo modo perché, dopo aver lanciato la pubblicità e interrotto la discussione sulla perquisizione nella casa di Alberto Stasi, la linea torna quando Milo Infante è pronto a salutare tutti, ma non termina il discorso precedente: "Ci sono sempre tante cose da dire e poco tempo che ci rimane e non vogliamo sprecarlo, perché il viaggio di Ore 14 si ferma qui. Non diciamo bugie, non sapremo se e quando torneremo, ma sappiamo chi dobbiamo ringraziare". Partono quindi i ringraziamenti ufficiali: "Ma soprattutto come non ringraziare quel pubblico che ci ha dato fiducia dalle 14 del pomeriggio a 00:43? E questo i ricorda che siamo un ritardo: dobbiamo delle scuse a Monica Setta e a GenZ. Ci vedremo, se volete, domani alle 14, e poi chissà, chi può dirlo".