Delitto Garlasco: i gesti (nascosti) di Sempio in Tv e la nuova ipotesi sull’arma del delitto

Nuove teorie e analisi sul caso di Garlasco: ecco la possibile arma del delitto e l'analisi dei movimenti e dei gesti del corpo dell'indagato Andrea Sempio

Rosanna Ilaria Donato

Rosanna Ilaria Donato

Web Content Editor

Laureata in Linguaggi dei Media, mi dedico al mondo dell’intrattenimento da 10 anni. Ho lavorato come web content editor freelance per diverse testate.

Caso Garlasco: i gesti di Sempio in Tv e nuova ipotesi sull’arma del delitto
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Nuove ipotesi sul caso di Garlasco. Come è noto da tempo, l’arma del delitto di Chiara Poggi non è mai stata trovata, ma – secondo l’esperto di balistica e criminalistica Enrico Manieri, 63 anni – sarebbe ancora nella casa di via Pascoli a Garlasco. E poi c’è Gianluca Spina che ha studiato i movimenti del corpo e le espressioni del viso di Andrea Sempio fatti durante l’intervista rilasciata al programma Zona Bianca di Giuseppe Brindisi per comprendere meglio l’indagato e mettere in luce le possibili contraddizioni. Ecco cosa hanno detto gli esperti nelle ultime ore.

Caso Garlasco, i gesti e movimenti di Andrea Sempio in TV

Gianluca Spina, esperto di comunicazione non verbale, ha analizzato l’intervista rilasciata da Andrea Sempio a Zona Bianca, uno studio finito poi sull’ultimo numero del settimanale Giallo. Tra incongruenze e gesti del volto e del corpo, sono emersi alcuni elementi interessanti.

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Prima di tutto l’esperto mette in luce che nel momento in cui Sempio dice "valutino bene tutte le piste alternative, non credo ci sia nessun collegamento", il suo corpo si ritrae con una leggera alzata di spalle, il che potrebbe indicare un disagio. Un pensiero, quest’ultimo, valorizzato anche dalle parole dell’indagato e Spina spiega il motivo: "L’esistenza di un collegamento non dovrebbe essere oggetto di credenze: o c’è o non c’è. Dire che non si crede che ci sia equivale ad ammettere implicitamente che possa esistere, ma che sia difficile da trovare. E se è difficile da trovare, vuol dire che potrebbe essere stato nascosto". Un altro esempio è quando si fa riferimento a Giovanni Ferri, morto nel 2004 in circostanze misteriose, e Sempio si limita a dire: "Non ho nemmeno idea di chi fosse questa persona", mentre il suo corpo direbbe altro, perché, stando alle parole di Spina, sollevando la spalla sinistra, avrebbe mentito o minimizzato: questo è ciò che l’analisi non verbale suggerisce in circostanze simili. Questo gesto si ripete anche in seguito, quando è chiamato a rispondere alla domanda sul Santuario della Madonna della Bozzola e dice "No, io non ho mai fatto parte di giri". In questo caso si aggiunge anche un momento di esitazione.

Poi l’esperto analizza la frase di Sempio "Ma io con lei non avevo… in realtà non avevo nessun tipo di rapporto", spiegando che "La verità non ha bisogno di essere ancorata alla realtà, dovrebbe esserlo per definizione. Una correzione anticipata da ‘in realtà’ è spesso un indizio di ricostruzione ragionata e non spontanea". Il corpo pare smentire Sempio altre volte nel corso dell’intervista. Per esempio, quando dice "Se davvero ha aperto con un pigiama intimo estivo, quello che è, a me?" e alza le sopracciglia, gesto spesso associato alla consapevolezza (l’uomo quindi saprebbe già la risposta), mentre nel momento in cui afferma "Cioè, realmente, io non so neanche se lei… sapesse davvero il mio nome", la spalla sinistra si alza di nuovo, il che indicherebbe, appunto, disagio.

Caso Garlasco, l’arma del delitto di Chiara Poggi nella casa di via Pascoli: le parole dell’esperto

E’ l’esperto di balistica Enrico Manieri a fornire informazioni che potrebbero rivelarsi rilevanti per il caso di Chiara Poggi, nonostante al momento si tratti di un’ipotesi. Secondo quest’ultimo, l’arma del delitto della giovane donna sarebbe sempre stato nella villetta di via Pascoli a Garlasco e si tratterebbe di un portavasi in ferro battuto ancora presente all’interno dell’abitazione. Manieri, grazie allo studio degli atti ufficiali dell’autopsia, al tempo effettuata dal medico legale Marco Ballardini, ha dato forma a una ricostruzione del tutto personale ed è per questo che il condizionale è d’obbligo.

Stando all’ipotesi dell’esperto, "Le ferite non vanno analizzate in modo isolato", perché "È l’insieme che conta", e po ricorda che Chiara non aveva segni di un colpo frontale sul volto: "E in questo caso i colpi sulla nuca sono prevalentemente contusivi, mentre quelli su viso e tempia appaiono più da contatto o da sfregamento su superficie tagliente". Nessun naso rotto o dente caduto hanno portato Manieri a supporre che "avesse la faccia appoggiata su un oggetto tagliente mentre veniva colpita alla nuca". Ed è qui che prende largo la tesi del portavasi in ferro battuto, perché prima Chiara sarebbe stata colpita con un calcio – "L’autopsia rileva una contusione alla coscia sinistra compatibile con una suola, ma non con le scarpe a pallini di Stasi. Questo potrebbe indicare la presenza di una seconda persona sulla scena" – e poi, mentre si trovava in ginocchio, sarebbe stata colpita alla nuca e "sarebbe caduta in avanti, sbattendo il volto contro il portavasi, e i colpi successivi avrebbero provocato le lesioni sul viso. L’enfisema polmonare, rilevato da Ballardini, potrebbe essere compatibile con la pressione esercitata dal ginocchio dell’aggressore sulla schiena della ragazza".

Questa è la ‘lettura alternativa’ delle dinamiche dell’omicidio di Manieri, che sottolinea non solo la possibile presenza di un secondo assassino – "Se ci fosse stato un solo assassino, dovremmo trovare solo le sue tracce. Invece c’è un buco nelle impronte, che potrebbe spiegarsi con la presenza di un secondo aggressore con scarpe simili a quelle dei soccorritori, dunque non riconosciute" -, ma anche che le tracce di luminol sotto il divano spostato "mostrano forme semicircolari compatibili con gli anelli del portavasi": "Se l’oggetto fosse stato pulito e rimesso lì, qualche goccia d’acqua sporca di sangue potrebbe essere colata durante la ricollocazione" conclude l’esperto.


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