Libero
SCIENZA

Le esplosioni cosmiche in aria potrebbero essere più comuni di quanto si pensi

Gli scienziati sono preoccupati per le esplosioni cosmiche in atmosfera, o airburst, pericolose come asteroidi e comete che potrebbero cadere sulla Terra, anche se non lasciano crateri

Pubblicato:

Esplosioni cosmiche in atmosfera 123RF

Una nuova ricerca internazionale sta cambiando il nostro modo di vedere le esplosioni cosmiche in atmosfera, fenomeni noti in ambito tecnico come airburst, e suggerisce che eventi di questo tipo potrebbero verificarsi con una frequenza maggiore rispetto a quanto ipotizzato finora.

L’idea che un frammento di cometa, o un piccolo asteroide, possa esplodere a decine di chilometri di quota, sprigionando calore e onde d’urto capaci di devastare ampie aree senza lasciare un vero cratere da impatto, non appartiene più alla sola fantascienza.

Airburst, un pericolo poco noto ma reale

Gli impatti cosmici non sono tutti uguali. Quelli più noti al grande pubblico riguardano gli eventi che formano un cratere, come l’enorme asteroide che 66 milioni di anni fa causò l’estinzione dei dinosauri. Tuttavia, esiste una categoria meno spettacolare dal punto di vista geologico, ma non per questo meno pericolosa: le esplosioni cosmiche in atmosfera. In questi casi, l’oggetto extraterrestre non raggiunge il suolo intatto, ma esplode mentre attraversa l’atmosfera terrestre, generando pressioni e temperature altissime. L’effetto può essere devastante per centinaia di chilometri, pur senza lasciare tracce evidenti nel paesaggio.

Proprio per l’assenza di segni macroscopici, gli airburst cosmici sono difficili da individuare. Come spiegano gli studi condotti dal professor James Kennett dell’Università della California a Santa Barbara, questi eventi non sempre producono un cratere da impatto, ma lasciano indizi minerali e chimici ben precisi nei sedimenti terrestri e marini: sferule metalliche, vetri fusi, elementi rari come platino e iridio e soprattutto il cosiddetto quarzo scioccato, una forma di quarzo deformata da pressioni estreme.

Tracce dal passato: dal Younger Dryas a Tunguska

Un caso emblematico è quello dell’evento del Younger Dryas, avvenuto circa 12.800 anni fa. Secondo l’ipotesi formulata da Kennett e colleghi, pubblicata su PLOS ONE, una cometa frammentata sarebbe esplosa in atmosfera sopra il Nord America, innescando un brusco raffreddamento climatico e la scomparsa di molte specie di megafauna.

Le prove di questo impatto cosmico non si trovano in un grande cratere, ma in sottili strati di sedimenti ricchi di materiali fusi e quarzo scioccato, ritrovati anche in profondità nell’oceano Artico, nella Baia di Baffin.

Più vicino a noi nel tempo è l’evento di Tunguska, avvenuto in Siberia nel 1908, quando un oggetto extraterrestre esplose a bassa quota, abbattendo milioni di alberi su un’area di oltre duemila chilometri quadrati. Nonostante l’assenza di un cratere da impatto, oggi sappiamo che anche lì sono presenti le stesse “firme” minerali tipiche di un airburst cosmico.

Un altro sito al centro dell’attenzione è Tall el-Hammam, un’antica città della Valle del Giordano che, circa 3.600 anni fa, potrebbe essere stata distrutta da un’esplosione atmosferica simile a quella siberiana. I sedimenti del sito contengono quarzo scioccato, vetri fusi e tracce di metalli rari, segni compatibili con un impatto da cometa o asteroide.

Comprendere il rischio per il futuro

Queste nuove evidenze spingono gli scienziati a considerare con maggiore attenzione la possibilità che le esplosioni cosmiche in atmosfera siano un fenomeno ricorrente nella storia della Terra, con potenziali conseguenze gravi per la civiltà umana. Anche se apparentemente meno evidenti dei grandi impatti che lasciano crateri sulla Terra, gli airburst possono generare devastazioni su larga scala e alterazioni climatiche significative.

Per questo, come sottolineano i ricercatori, è fondamentale continuare a studiare tali eventi, migliorare la capacità di riconoscerli nei registri geologici e sviluppare strategie di monitoraggio e mitigazione.