Tutti contro Pino Insegno: perché gli ascolti (super) di Reazione a Catena stanno diventando un caso

Tra segmenti scorporati, share gonfiati e polemiche politiche, la guerra degli ascolti infiamma tutti: ecco cosa sta succedendo veramente con Reazione a Catena.

Riccardo Greco

Riccardo Greco

Web Editor

Si avvicina all'editoria studiando all'IED come Fashion Editor. Si specializza poi in Comunicazione digitale, Giornalismo e Nuovi media presso La Sapienza, collaborando con alcune testate ed uffici stampa.

Il caso esplode ufficialmente il 19 giugno, quando l’ufficio stampa della Rai comunica con entusiasmo gli ascolti della puntata di Reazione a Catena andata in onda il giorno prima. Il quiz del preserale condotto da Pino Insegno avrebbe ottenuto 3 milioni e 189 mila spettatori e uno share del 24.7%. Un risultato che, sulla carta, sembra eccellente. Ma c’è un dettaglio non secondario: quei numeri si riferiscono solo alla parte finale del programma, quella più breve e posizionata strategicamente vicino al Tg1, non all’intera durata della trasmissione.

Reazione a Catena e gli ascolti di Pino Insegno

La media complessiva della puntata, infatti, si attesta intorno al 21.2% di share. Una differenza significativa certo, ma comunque un risultato non da poco, che ha riacceso il dibattito sull’uso degli "scorpori", ovvero il trucco di separare segmenti di un programma per evidenziare solo quelli più performanti. Non è una pratica nuova, ma questa volta ha fatto molto più rumore del solito. Perché? Forze perché di mezzo c’è Pino Insegno, che nel recente passato non ha brillato in termini di ascolti, trovando ora un po’ di serenità con Reazione a Catena.

Vuoi essere sempre aggiornato sulle ultime news su TV, personaggi e gossip? Iscriviti al nostro canale WhatsApp

Entra nel canale WhatsApp

La polemica dietro Reazione a catena

C’è da dire che quando c’è di mezzo Pino Insegno, le polemiche si accendono più facilmente. Il suo ritorno alla guida di Reazione a Catena è stato tutto sommato efficace: il programma funziona, il ritmo è buono e lui, al netto di tutto, ha dimostrato di saper gestire un format molto seguito. Ma proprio per questo, fa più rumore il fatto che si sia comunicato un dato parziale come se fosse l’intera verità. In un contesto meno carico di tensioni, forse nessuno ci avrebbe fatto caso. Ma quando un volto televisivo viene accompagnato da mesi di discussioni, basta poco per far esplodere un caso.

Il sistema del conteggio usato anche da Nove

Il meccanismo è identico su altre reti. Che tempo che fa su Nove ha iniziato a spezzettarsi. Dagospia parla di un calo tra l’1% e l’1,5%. Non sembrano numeri gravi, ma diventano un problema quando il conduttore si chiama Fabio Fazio anche lui frequentemente bersagliato, ed ecco che anche sul nono canale si separano le parti del programma per mettere in luce quelle che fanno più ascolti. È lo stesso trucco, ma ormai il pubblico ha imparato a riconoscere il sistema.

Alla fine, quello che resta è l’impressione che i programmi pensino meno ai contenuti, e più a costruire una narrazione strategia che attiri gli spettatori. I dati vengono selezionati, smontati e decostruiti. Nessuno mente, ma tutti scelgono cosa mostrare, in un sistema che strizza l’occhio al marketing. Ma quando diventa sistematico, finisce per erodere la fiducia del pubblico.


Potrebbe interessarti anche