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SCIENZA

Una nuova scoperta cambia quello che sappiamo sulla popolazione Maya

Nuovi dati lidar stimano 9,5–16 milioni di Maya nel Periodo Classico: una civiltà più popolosa e organizzata di quanto si pensasse nelle Lowlands

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Piramide Maya 123RF

Svariati gli episodi che ci hanno spinto a restare a bocca aperta dinanzi a scoperte relative alla civiltà Maya. È accaduto di nuovo. Una ricerca pubblicata sulla rivista Journal of Archaeological Science: Reports ha ribaltato le stime demografiche.

Tra il 600 e il 900 d.C., infatti, le Basse Terre Maya (Guatemala, Messico meridionale e Belize occidentale) ospitavano 9,6-16 milioni di persone. Ciò corrisponde a un aumento del 45% rispetto ai conteggi precedenti.

Per ottenere queste cifre è stata effettuata un’analisi regionale su larghissima scala, aggregando e rielaborando dati LiDAR (light detecnion and ranging) da fonti pubbliche e privati (ciò include anche rilievi NASA).

Densità demografica riscritta

Come agisce il LiDAR? Di fatto penetra la vegetazione tropicale fitta, in questo caso. Fornisce dei modelli 3D del terreno e delle strutture sommerse dalla giungla Estrada-Belli, insieme ai suoi colleghi della Tulane University, ha integrato:

  • dati ambientali NASA Goddard;
  • survey LiDAR in Campeche e Quintana Roo;
  • rielaborazioni GIS del MARI.

Il risultato ottenuto è un quadro coerente di insediamenti, con centri urbani e reti rurali strettamente interconnessi. Le stime demografiche sono state calcolate su 95mila km², passando da 6-11 a quasi 16 milioni, come detto. Nello specifico, la Classic Maya Lowlands, come si legge, era un’area densamente popolare, come poche al mondo nel Medio Millennio.

Struttura urbana e gestione agraria

Il LiDAR ha offerto un modello che disegna un sistema estremamente omogeneo:

  • poli civico-cerimoniali a servizio di 5 km di raggio;
  • case e campi raccolti intorno alle piazze;
  • infrastrutture agricole con terrazze, canali di drenaggio, magazzini e silos in pietra.

Quasi tutte le abitazioni ricadevano in un’area di influenza delle piazze. Ciò suggerisce un “controllo elitario” della produzione e distribuzione del cibo. Ecco l’interpretazione di Estrada-Belli: “I Maya non erano città-stato isolate, ma un sistema altamente organizzato su scala regionale”.

Nuove domande

Di certo questa ricerca comporta una rivoluzione demografica. I numeri ottenuti però sollevano anche ulteriori domande:

  • come sostenere 16 milioni di persone in un ecosistema fragile;
  • il famoso “crollo Maya” assume sfumature diverse se il carico demografico era così elevato;
  • quali tecniche agricole hanno permesso una simile densità.

Tutto ciò dimostra il potere del LiDAR in ambienti inaccessibili. Si incoraggiano dunque approcci analoghi in:

  • Amazzonia;
  • Congo;
  • Sudest asiatico.

Marcello Canuto, coautore e direttore del MARI, sottolinea l’importanza di “unire rilievi pubblici e privati senza dover attendere nuovi voli LiDAR”. Questo approccio democratizza l’archeologia, permettendo a istituti e università di tutto il mondo di riutilizzare dati esistenti, risparmiando tempo e risorse.

Guardando al prossimo futuro, si procederà di certo con l’applicazione dello stesso metodo ad altri nuclei Maya, così come a civiltà coetanee: Teotihuacan, Tikal. Si simulerà come la crescita demografica abbia risposto a crisi climatiche e guerre, combinando archeobotanica, isotopi stabili e modellistica climatica per mappare flussi di risorse.