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SCIENZA

Nuove strutture e iscrizioni paleocristiane antiche emerse in Egitto

Scoperte a Kharga Oasis due chiese e un murale con Cristo guaritore, simboli della transizione dal paganesimo al cristianesimo in Egitto

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Antiche strutture in Egitto 123RF

Una missione egiziana nel sito di Ain al-Kharab, nel cuore della Kharga Oasis (Nuova Valle), ha portato alla luce delle strutture magnifiche e dall’enorme importanza. Il lavoro è stato sovvenzionato dal Supreme Council of Antiquities e ha permesso di scovare:

  • cimiteri;
  • un raro murale;
  • interi isolati residenziali;
  • due chiese in stile basilicale.

Scoperta nel deserto d’Egitto

Inutile dire che l’antico Egitto non smette di sorprenderci. Nella Kharga Oasis è stata effettuata una scoperta che offre una finestra inedita sulla trasformazione dal paganesimo al cristianesimo nelle oasi occidentali remote del Paese.

Ecco nel dettaglio cosa è stato rinvenuto:

  • blocchi residenziali in mattoni di fango, pareti intonacate, forni domestici e silos in terracotta per stoccare grano;
  • ostraka, frammenti di ceramica e vetro, utensili in pietra e diverse tombe associate a rituali pagani e poi cristiani;
  • chiesa grande in pianta basilicale, con navata centrale, due navate laterali separate da pilastri quadrati e dipendenze a sud;
  • chiesa piccola, rettangolare, cinta da sette colonne esterne, con iscrizioni in alfabeto copto ancora visibili sulle mura interne.

Il murale del Cristo

Tra i ritrovamenti spazio anche per un murale che raffigura Cristo mentre sana un malato. Un soggetto tipico dell’iconografia bizantina e greco-cristiana. Decisamente insolito invece per le oasi occidentali. Ecco cosa ci suggerisce questa scena:

  • influenze culturali provenienti dai centri cristiano della Palestina e del Delta;
  • un pubblico locale che adottava pratiche di nuove devozioni, integrate in un contesto ancora segnato dai culti pagani.

È chiaro, dunque, come fosse vivo un dialogo artistico e teologico, in grado di spingersi fino alle frontiere del deserto. Di fatto ciò conferma storicamente il ruolo delle oasi come snodi di interscambio tra Roma, Bisanzio e la Nubia.

Tecniche di scavo e prospettive

I lavori sono stati molto complessi (ma ripagati), combinando rilevamenti geofisici e mappature LiDAR, al fine di individuare strutture sotterranee. A ciò si aggiungono delle datazioni al radiocarbonio, effettuate sui resti in legno delle capriate. Lo stesso dicasi per il materiale organico nei silos.

Passiamo infine alla fotogrammetria 3D. Questa è stata fondamentale per la ricostruzione degli ambienti e degli affreschi rinvenuti. Il tutto rigorosamente in alta definizione.

Quali saranno i prossimi passi?

  • analisi chimiche del pigmento del murale per tracciarne provenienza e tecniche esecutive;
  • confronto con altre “case dell’anima” paleocristiane e con il sito di Deir el-Medina;
  • apertura di un laboratorio di restauro “on site” per preservare i testi copti sulle mura.

Significato culturale e turistico

Il ministro Sharif Fathi ha definito gli scavi come “una delle operazioni più rilevanti degli ultimi anni nelle oasi occidentali”. Grazie a questo ritrovamento, risulta accelerata naturalmente la valorizzazione delle aree desertiche.

Sono infatti sempre più parte del circuito del turismo culturale in Egitto. Un processo non ancora completato ma inevitabile. In conclusione, Ain al-Kharab porta alla luce la dinamica metamorfosi della spiritualità egiziana: dai culti pagani alla fioritura del Coptic period, con chiese erette nel deserto e immagini di Cristo che parlano di una fede in espansione.