Luca Argentero: "15 chili in più e non sorrido mai", il racconto del film La coda del Diavolo
L'attore piemontese parla del nuovo film La coda del Diavolo e del suo personaggio che "non sorride mai". E svela il momento felice che sta vivendo nella vita privata
"Per interpretare Sante Moras non sono entrato in contatto con un lato mio interiore oscuro , anche perché in questo momento la mia vita è piena di luce. Quindi, forse, sono bravo a recitare".
Forse, dopo 20 anni, lo può dire forte, Luca Argentero, che dal 25 novembre scopriremo in un ruolo per lui inedito, quello della tormentata guardia penitenziaria Sante Moras, ex poliziotto, che si ritrova in un grosso guaio perché incastrato in una storia di feroci omicidi e di traffico di ragazzine, nel nuovo film Sky "La coda del diavolo", prodotto da Groenlandia e Vision Distribution.
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Entra nel canale WhatsAppLuca Argentero: "Pago da 20 anni il mutuo con il mio sorriso, ma qui non mi fanno sorridere mai"
Anche se l’attore non è nuovo ai ruoli d’azione, questo personaggio è cupissimo, con un profondo buio interiore scavato da un dolore insanabile. Per questo Luca Argentero ritiene che sia una scommessa coraggiosa da parte dei produttori.
Luca Argentero, come si è trovato in un ruolo così atipico rispetto a quelli che interpreta più abitualmente?
Vero, è un tipo di personaggio a cui non sono molto abituato, ed è questo uno dei motivi per cui ho scelto di farlo. È nel non consueto che si vanno a trovare stimoli nuovi. Io sono fortunato: in 20 anni di questo lavoro ho potuto spaziare, fare cose molto diverse, ma una cosa così specifica ancora forse mi mancava, quindi ho colto l’occasione per mettermi alla prova. Certo, pagando da 20 anni il mutuo grazie al mio sorriso, fare un film in cui non sorrido mai non mi era mai stato chiesto. Anche se con i personaggi più oscuri che ho fatto, per esempio in Chachacha o nel Permesso di Amendola non ridevo un granché, questo Sante Moras ha una cupezza veramente profondissima dentro e non cede mai. Nell’ultima scena con Cristiana (Dell’Anna, coprotagonista ndr), al porticciolo, ho chiesto: "Ma qui posso fare un piccolo sorriso?" ci stava secondo me, invece niente.
È un ruolo che non ha mai affrontato, anche per mancanza di proposte, lo vogliono tutti sorridente?
Si certo, noi alla fine ci troviamo a vendere quello che facciamo più spesso e su cui anche, abbiamo un riscontro. Io negli ultimi anni della mia vita la mia immagine, il mio lavoro l’ho settato su un personaggio di grande successo come Doc Nelle tue mani, quindi inevitabilmente le offerte che mi arrivano si rifanno più spesso a un mondo e a ruoli che assomigliano a quello. Anche per questo motivo ringrazio i produttori de La Coda del Diavolo, perché hanno investito su un mio lato inedito, su cui quindi non abbiamo ancora riscontri certi. Poi magari scopriamo che questo lato funziona meglio dell’altro e di La Coda del Diavolo ne facciamo altri 5, però al momento stanno investendo su qualcosa che nessuno ha mai sperimentato.
Ma quindi cosa ti ha convinto ad affrontare un ruolo che, anche per te è un po’ un’incognita?
È successa una cosa che non succede mai: mi hanno convinto, tra l’altro, proponendomi la lettura del libro da cui sarebbe stato tratto il film, in una fase in cui un attore non viene mai coinvolto, quindi io l’ho percepita questa cosa insolita come una lusinga, poi ho superato la diffidenza e l’idea della lusinga furbesca e in quel coinvolgimento precoce e totale ho letto una stima sincera ed è stato un modo per costruire una collaborazione subito in modo diverso.
Diceva che ha pagato per 20 anni il mutuo con il sorriso, Sante Moras, il protagonista della coda del diavolo, oltre a non sorridere mai, anche dal punto di vista fisico rimanda l’idea di un abbrutimento. Come si è trovato da questo punto di vista?
Si, in questo film sono imbruttito soprattutto per le tante botte prese dal mio personaggio. In ogni scena c’era una gradazione diversa di ferite, sangue, costole rotte, zoppia, da attore è stato divertentissimo farlo, così come è stato divertente partecipare alla coreografia del combattimento finale. In quel momento in cui eravamo sul set di questo film pesavo 15 chili più di adesso, non solo perché ora ho dovuto perdere peso per un nuovo personaggio, ma perché ero naturalmente appesantito, e mi sono reso conto che a volte, il nostro fisico reagisce da solo ai ruoli che facciamo, ci si sincronizza completamente con i personaggi.
Sante Moras è uno che viene braccato da innocente perché le apparenze ingannano ed è vittima di giudizi errati, lei che rapporto ha con il giudizio altrui?
Facendo questo lavoro sono 20 anni che c’è qualcuno che mi dice che non faccio le cose come dovrei, o che faccio cose superlative quando invece io non ne sono contento, quindi ormai a me interessa veramente solo il giudizio di pochissime persone.
Il protagonista de La Coda del Diavolo è un personaggio molto tormentato, è dovuto in qualche modo entrare in contatto con il suo lato oscuro per interpretarlo?
No. Per interpretare Sante Moras non sono entrato in contatto con un lato mio interiore oscuro, anche perché in questo momento la mia vita è veramente piena di luce. Ho i bambini piccoli, vivo un momento di grazia. Mia moglie è venuta in Sardegna mentre giravo, con la piccola, ci siamo goduti belle ore in spiaggia con quel fantastico sole di novembre, era veramente una gioia. Quindi, forse, sono solo un po’ bravo a recitare.
Il finale del film in un certo senso non chiude totalmente il cerchio, anzi. Lascia pensare che potrebbe esserci un seguito, è così?
A me è piaciuta moltissimo l’idea che non ci sia il lieto fine, che le onde del mare che non le puoi fermare, e quindi chissà che Sante Moras prima o poi non continui a cercare di fermarle.