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SCIENZA

Ondata di caldo marino sta distruggendo la barriera corallina in Australia

Il reef di Ningaloo sta subendo un bleaching (sbiancamento) senza precedenti, alimentato dalle emissioni fossili e dal riscaldamento oceanico globale

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Mappa dell'Australia 123RF

La Ningaloo Reef è un patrimonio Unesco ed è in gravissime condizioni. Colpita da un’ondata di calore marino senza precedenti. Un fenomeno in grado di sbiancare i suoi coralli, come una sorta di incendio “boschivo” selvaggio scatenatosi sott’acqua.

A soffrire sono principalmente gli ecosistemi ma non solo. Esiste infatti un filo diretto che conduce alle emissioni di gas serra e ai progetti fossili del Nord-Ovest dell’Australia.

Emissioni e ondate di calore

La quarta ondata di ‘bleaching‘ (sbiancamento) è alimentata dalle temperature oceaniche medie più alte mai registrate. Secondo i dati NASA, il 90% del riscaldamento globale si accumula negli oceani: l’ultimo decennio è stato il più caldo dal 1800, con il record assoluto toccato nel 2024(e siamo soltanto a metà)..

Le emissioni globali di CO2 e metano, legate al consumo di petrolio e gas, hanno contribuito al riscaldamento delle acque di Ningaloo ben oltre la soglia di tolleranza dei coralli. L’aumento termico ha così interrotto bruscamente la simbiosi con le alghe fotosintetiche, scatenando il fenomeno dello schiarimento.

Il riscaldamento attuale, trasmesso da quello atmosferico, si è esteso dal Mare dei Caraibi nel 2023 fino all’Indo-Pacifico, toccando la Grande Barriera Corallina nel 2024 per la prima volta. Ciò ha provocato un impatto simultaneo su entrambi i versanti australiani.

L’industria del gas fossile

Non è casuale che a nord di Ningaloo sorga il North West Shelf gas plant, uno dei più grandi progetti fossili al mondo. Il governo australiano ne ha autorizzato l’operatività fino al 2070, mentre l’operatore Woodside mira già allo sfruttamento del Browse Basin e dei suoi giacimenti ancora intatti.

Questi impianti forniscono combustibile per centrali elettriche e industrie, ma rilasciano al contempo enormi quantità di CO2, contribuendo direttamente al riscaldamento globale che sottopone i coralli a stress termico letale.

Una contraddizione evidente: la stessa industria del gas che sostiene l’economia locale minaccia il settore turistico e la biodiversità marina australiana.

Conseguenze per l’uomo e l’ambiente

Il bleaching indebolisce i coralli, com’è facile immaginare. Questi diventano grigi e molto vulnerabili ai predatori. Ciò compromette l’intero ecosistema, dalla fauna ittica alle barriere protettive costiere.

I coralli sani difendono le coste dall’erosione e, al tempo stesso, sostengono milioni di persone che dipendono dai servizi ecosistemici. Il principale impatto di questa vicenda è ambientale, certo, ma non è l’unico. La qualità dell’aria e dell’acqua inquinata da attività fossili ha risvolti chiaramente anche sulla salute umana, con rischi respiratori e cardiovascolari. Senza contare l’impatto socio-economico sulle comunità costiere.

Riduzione delle emissioni

Al fine di invertire la rotta, gli esperti propongono:

  • stop all’espansione dei giacimenti fossili e rinnovo anticipato delle concessioni;
  • incentivi alle energie rinnovabili (eolico e solare), sfruttabili nell’Australia Occidentale;
  • regolamentazione più severa delle emissioni di metano e CO2, anche a livello federale;
  • sostegno alla ricerca, in merito a tecniche di resilienza corallina, come il “coral gardening”, già sperimentato ma solo come misura tampone.