Nell'aria trovato legame tra inquinamento e un raro tipo di emorragia cerebrale
Uno studio del University of Utah collega picchi invernali di PM2.5 sulle montagne Wasatch con un aumento dei casi di aneurisma cerebrale 3–6 mesi dopo
Un’indagine retrospettiva condotta presso l’University of Utah Hospital dal neurochirurgo Robert Rennert ha rivelato un collegamento sorprendente tra inquinamento da particolato fine e un raro tipo di emorragia cerebrale: l’aneurismal subarachnoid hemorrhage (aSAH).
Analizzando i dati di 70 pazienti ricoverati per questa devastante condizione, nell’arco di 5 anni, Rennert e il suo team hanno confrontato quasi 13mila misurazioni di PM2.5 raccolte lungo la Wasatch Front (una regione metropolitana situata nella parte centro-settentrionale dello stato dello Utah, costantemente soggetta a inversioni termiche e livelli elevati di particelle).
Effetto a medio termine
La prima ipotesi dei ricercatori era che l’esposizione a un tasso elevato d’inquinamento potesse innescare aneurismi entro pochi giorni. Il team ha però scoperto che i casi di aSAH aumentavano 3-6 mesi dopo i picchi di PM2.5. Un ritardo che suggerisce un meccanismo patologico a cascata:
- deposito di particolato nei vasi cerebrali;
- danno endoteliale prolungato;
- rottura tardiva.
Wasatch Front: laboratorio di inquinamento
La topografia montuosa della Wasatch Front rende di fatto la valle di Salt Lake City-Provo-Orem un laboratorio per l’inquinamento atmosferico. Ecco cosa accade nel corso delle inversioni invernali:
- l’aria fredda resta intrappolata in basso, trattenendo il PM2.5 emesso dai veicoli, le centrali a carbone e i sistemi di riscaldamento;
- i livelli di particolato possono raggiungere 50–100 μg/m³, un valore nettamente al di sopra dei limiti consigliati dall’OMS (10 μg/m³ in media annua);
- l’American Lung Association ha classificato quest’area al 25° posto per PM2.5 a breve termine negli Stati Uniti (dati 2024).
Tali condizioni persistenti consentono agli esperti di correlare l’esposizione prolungata all’insorgere di patologiche croniche ed eventi cerebrovascolari ritardati.
Cosa fare e prospettive future
Abbiamo a che fare con uno studio preliminare ma, nonostante questo, le implicazioni sono di enorme importanza. Sappiamo dunque che la prevenzione dell’inquinamento è fondamentale non soltanto per proteggere i polmoni ma anche il sistema cerebrovascolare.
La strategia di Rennert a livello locale e nazionale è la seguente:
- incentivi al trasporto pubblico e all’elettrificazione dei veicoli;
- norme più rigorose sui limiti quotidiani di PM2.5;
- finanziamenti a studi ambientali per approfondire i meccanismi a lungo termine.
Uno sguardo del genere è in realtà aderente alle condizioni globali. Misure di questo tipo consentirebbero di ridurre l’esposizione cronica e, con essa, le probabilità di sviluppare aSAH o altri danni vascolari anche a distanza di mesi.
Il team della University of Utah mira a estendere la ricerca ad altre regioni affette da inversioni atmosferiche e livelli elevati di particolato. Saranno fondamentali:
- studi multicentrici per validare il ritardo di 3-6 mesi;
- analisi meccanicistiche in modelli sperimentali di danno endoteliale;
- interventi di riduzione di PM2.5, che saranno monitorati nel lungo periodo, al fine di verificarne l’impatto sulla riduzione di aSAH.