L'AI sostituirà i lavoratori negli uffici? Come cambia il mondo del lavoro
L’IA eliminerà i lavori d’ufficio o li trasformerà? Ci sono opinioni contrastanti su rischi, opportunità e urgenza di formare lavoratori per il futuro

L’AI ci ruberà il lavoro? Un interrogativo vecchio quanto l’intelligenza artificiale stessa, o forse anche di più, se si considerano le storie di fantascienza che immaginavano futuri sconvolti da tecnologie non ancora esistenti. Oggi che l’IA è diventata una realtà concreta e sempre più pervasiva, la domanda non è più teorica. Riguarda il presente e il futuro prossimo. Negli uffici di grandi aziende, nella programmazione, nella gestione dati, nella logistica: in molti settori l’IA ha già cominciato a sostituire o affiancare lavoratori umani. Ma secondo un’inchiesta pubblicata da CNN, gli esperti tech sono divisi: l’intelligenza artificiale distruggerà milioni di impieghi oppure ne trasformerà solo la natura?
A conti fatti, l’AI aumenterà la disoccupazione?
Secondo Dario Amodei, CEO della società di ricerca e sviluppo Anthropic, l’AI potrebbe portare a un’impennata della disoccupazione nei prossimi anni, colpendo soprattutto i cosiddetti “white collar”, i lavoratori d’ufficio.
In una recente dichiarazione, ha ipotizzato che nei prossimi 1-5 anni fino al 20% di questi impieghi possa scomparire. A supporto di questa previsione, aziende come Meta, Microsoft, Amazon e Salesforce già utilizzano attivamente sistemi di intelligenza artificiale per automatizzare la scrittura di codice, analisi di dati e altre funzioni chiave, riducendo così la necessità di personale umano. In alcuni casi, l’adozione di IA ha permesso di risparmiare centinaia di milioni di dollari e ridurre drasticamente i tempi di lavoro.
Alla luce di questi dati, non sorprende che oltre la metà degli statunitensi si dichiari preoccupata per l’impatto dell’IA sul posto di lavoro. Una ricerca del Pew Research Center, sempre citata da CNN, mostra che un terzo della popolazione ritiene che nel tempo l’intelligenza artificiale limiterà le opportunità occupazionali per loro.
AI e mondo del lavoro: c’è chi resta scettico
Non tutti gli esperti del settore tech sono d’accordo: alcuni invitano alla cautela e mettono in discussione le previsioni più catastrofiche, consigliando una dose di scetticismo. Alcuni, come il CEO di Nvidia Jensen Huang o il CEO di Google DeepMind Demis Hassabis, minimizzano l’ipotesi di un “jobpocalypse”, un’apocalisse del lavoro.
Come sottolinea CNN, questi esperi ritengono invece che l’IA possa causare perdite occupazionali solo se il mondo smettesse di avere nuove idee. Inoltre, avvertono che molte aziende potrebbero usare l’intelligenza artificiale come pretesto per tagli al personale già previsti per ragioni economiche o strategiche, attribuendo così alla tecnologia responsabilità che in realtà non le competono pienamente.
L’IA, spiegano molti analisti, non sostituirà completamente i lavoratori umani, ma cambierà le modalità con cui essi operano. In molti casi potenzierà la produttività, liberando tempo dalle mansioni ripetitive per concentrarsi su attività più creative o relazionali. Un medico, ad esempio, potrebbe affidare all’IA la compilazione automatica della cartella clinica, dedicandosi maggiormente al dialogo con il paziente – una parte del mestiere che evidentemente non può essere automatizzata o sostituita dalla IA.
Occorre formare nuovi lavoratori con competenze AI
Oggi sembra essere in atto una transizione intermedia: alcuni lavori scompaiono, altri vengono creati. Ma il saldo finale, al momento, è incerto. Non è detto infatti che chi perde un lavoro a causa dell’intelligenza artificiale abbia le competenze necessarie per essere ricollocato nei nuovi ruoli richiesti dall’economia dell’AI. È quindi fondamentale formare i lavoratori, presenti e futuri, alle nuove competenze necessarie per convivere con questa tecnologia.
Sempre secondo CNN, aziende e governi stanno già muovendo i primi passi in questa direzione. La Federazione Americana degli Insegnanti e OpenAI ad esempio hanno lanciato un’accademia dedicata alla formazione degli insegnanti all’uso dell’AI. La Casa Bianca ha inoltre ottenuto l’impegno di decine di aziende affinché investano in programmi educativi sull’IA destinati ai giovani.
Una cosa è certa: le regole che oggi governano il mercato del lavoro sono nate in un’altra era tecnologica e rischiano di non essere più sufficienti o adeguate. Se l’AI cambierà radicalmente l’economia, come sta facendo, anche le politiche del lavoro, la formazione e la protezione sociale devono essere ripensate in modo altrettanto profondo.