Scoperta rara sull'antico Egitto, rilevata un'impronta umana di 4.000 anni fa
Un’impronta umana su una “casa dell’anima” egizia di 4.000 anni al Fitzwilliam Museum svela il tocco dell’artigiano che la plasmò

A Cambridge, al Fitzwilliam Museum, è emersa una testimonianza diretta di un antico artigiano: l’impronta di una mano impressa casualmente sull’argilla di una “casa dell’anima” egizia risalente al 2055-1650 a.C.
Il ritrovamento è avvenuto durante i lavori preparatori per la mostra Made in Ancient Egypt, programmata per il periodo 3 ottobre 2025-12 aprile 2026. La scoperta offre un contatto tangibile con chi modellò a mano questo piccolo edificio funerario.
Antico Egitto: la scoperta dell’impronta
Durante il restauro, sotto luci ravvicinate, la restauratrice Julie Dawson ha individuato un’impronta palmare alla base del modellino. Si tratta probabilmente dell’impronta dell’artigiano che, 4.000 anni fa, spostò l’oggetto ancora umido all’esterno per farlo asciugare prima della cottura.
La fase di restauro ha rilevato l’intera tecnica costruttiva: impalcatura interna con bastoncini in legno ricoperta in argilla, scale modellate pizzicando l’argilla ancora umida, e infine la terracotta finale dopo la combustione del supporto ligneo.
Individuare quest’impronta dimostra la lavorazione manuale e umanizza un manufatto che sarebbe rimasto anonimo, collegando direttamente il tocco di un singolo artigiano al frammento di storia.
Cos’è una casa dell’anima
Le case dell’anima erano modellini in terracotta che riproducevano la dimora terrena del defunto. Servivano per ospitare offerte alimentari come pane e teste di bue, offrire un rifugio simbolico all’anima del defunto e sostituire cappelle funerarie per chi non poteva permettersi strutture monumentali.
Venivano posizionate sopra il pozzo di sepoltura: miniature a due piani con colonne e scale laterali, a incarnare l’idea di continuità tra il piano terreno e quello ultraterreno.
Significato per gli egittologi
Secondo la curatrice Helen Strudwick,
trovare un’impronta completa su un oggetto egizio è estremamente raro. Fino a oggi erano state documentate soltanto tracce digitali su decorazioni fresche o sarcofagi.
Il rinvenimento apre nuove prospettive, tra cui:
- identificare i singoli laboratori e botteghe in siti come Deir Rifa;
- procedere con uno studio comparativo di altre case dell’anima, nella speranza di svelare altre impronte;
- effettuare un’analisi dendrocronologica dei resti lignei per datare le fasi di lavorazione.
L’impronta diventa un indice di presenza dell’artigiano, arricchendo la comprensione del processo produttivo e della sua organizzazione sociale. Gli artigiani dell’antico Egitto decoravano tombe, scolpivano pietre e modellavano ceramiche, occupando un ruolo centrale nella società.
Scavi nel villaggio di Deir el-Medina, alle porte della Valle dei Re, hanno ricostruito la vita quotidiana di scalpellini e pittori. Nel 2021 proprio in quella zona è riemersa la città d’oro perduta, ricca di utensili e mattoni crudi, svelando dettagli sull’organizzazione del lavoro.
La mostra Made in Ancient Egypt ha come obiettivo cardine la valorizzazione di tali professionalità, attraverso una ricca selezione di oggetti:
- ostraka con appunti, bozzetti e persino barzellette;
- sarcofagi finemente decorati;
- manufatti in vetro e ceramiche di lusso.