I subacquei trovano una statua di 3000 anni fa sul fondo di un lago in Italia
Ci sono ancora le impronte digitali di chi l'ha scolpita sulla statua di 3000 anni nel Lago di Bolsena ritrovata recentemente: il punto sull'archeologia subacquea in Italia.

Sotto le acque tranquille di un lago vulcanico nel cuore dell’Italia centrale, un gruppo di subacquei ha riportato alla luce una statua di 3000 anni rimasta nascosta tra sedimenti e leggende. Il recente ritrovamento archeologico nel lago di Bolsena riporta l’attenzione su uno dei siti di archeologia subacquea in Italia meno noti ma più affascinanti: l’antico villaggio palafitticolo di Aiola, un luogo che custodisce ancora segreti dell’Età del Ferro.
Il ritrovamento archeologico nel lago di Bolsena
La protagonista di questa storia è una statuetta dell’Età del Ferro, realizzata in argilla e mai completata dal suo artigiano. A distanza di millenni, la fragile figura – grande appena un palmo – mostra ancora le impronte digitali antiche di chi l’ha plasmata. Questo dettaglio sorprendente è stato confermato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, che segue le ricerche nel sito noto come Gran Carro di Bolsena.
I subacquei hanno trovato la statua antica in un’area che un tempo era un centro abitato costruito su palafitte. Proprio qui, nel 1991, gli archeologi iniziarono a esplorare le rocce sommerse legate a sorgenti termali naturali. Da allora, ogni immersione aggiunge un tassello alla storia di questo misterioso insediamento.
Un villaggio tra acqua termale e leggende
Il lago Bolsena non è un lago qualunque: le sue acque sono alimentate da sorgenti termali che sprigionano gas e minerali, creando un microcosmo geologico che ha favorito l’insediamento umano fin dai tempi più remoti. La zona di Aiola, il villaggio palafitticolo di Bolsena, racconta di comunità che vivevano sospese sull’acqua, costruendo case in legno e ceramica sopra palafitte ancorate al fondale.
Accanto alla statua di 3000 anni fa, nel tempo sono emersi pali lignei, frammenti ceramici, monete di epoca costantiniana e resti che testimoniano la presenza umana fino alla fine dell’Impero Romano. La statuetta, però, si distingue perché unisce dimensione domestica e rituale: secondo gli studiosi, la sua posizione all’interno di un’area residenziale fa pensare a un oggetto legato a culti familiari o cerimonie private.
Un’indagine sull’archeologia subacquea in Italia
Le immersioni coordinate dal Servizio di Archeologia Subacquea, insieme al Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, hanno permesso non solo di recuperare la statuina, ma anche di preservarne i dettagli più delicati. Le impronte digitali preistoriche impresse sull’argilla, così come i segni di un tessuto che un tempo la “vestiva”, sono indizi preziosi per comprendere la vita quotidiana e i riti domestici di chi abitava queste sponde oltre tremila anni fa.
Il sito archeologico del Gran Carro di Bolsena è ora osservato con grande interesse dagli studiosi, che ritengono probabile la presenza di altri manufatti simili sotto la superficie del lago. Ogni frammento recuperato contribuisce a chiarire come un piccolo insediamento sulle palafitte abbia resistito per secoli, trasformandosi nel tempo in un crocevia di culture, commerci e tradizioni.
Un tesoro nascosto che parla di noi
Il fascino di questa scoperta non risiede solo nel valore artistico – la statuetta dell’Età del Ferro rinvenuta in Italia è di fattura semplice, quasi rozza – ma soprattutto nel potere evocativo delle impronte digitali antiche, che ci mettono in contatto diretto con mani che plasmarono l’argilla tremila anni fa.
Oggi, mentre i subacquei continuano a setacciare i fondali del lago, dovremmo ricordare che ogni immersione non è solo una ricerca di reperti, ma un viaggio a ritroso nel tempo. Il ritrovamento archeologico del lago di Bolsena aggiunge un tassello prezioso alla storia dell’archeologia subacquea in Italia, invitandoci a guardare sotto la superficie – letteralmente – per riscoprire radici che, a volte, riaffiorano proprio dove meno ce lo aspettiamo.