I ghiacci in Groenlandia si ritirano ma stanno creando nuova vita negli Oceani
Groenlandia, un supercomputer ricostruisce l’impatto dello scioglimento del ghiaccio di Jakobshavn sulla crescita di fitoplancton: quali le conseguenze

Il grande cuore pulsante della calotta della Groenlandia è il ghiacciaio di Jakobshavn. Il suo ritiro sta alimentando l’innalzamento dei mari e non solo. Di fatto, infatti, le sue acque di fusione agiscono come una sorta di pompa.
Questa procede a risucchiare nutrienti dal fondo dei fiordi, il che dà nuova linfa al fitoplancton locale. Nasa e Mit hanno sfruttato un supercalcolatore congiunto per simulare questo “laboratorio naturale”. Ne hanno dunque quantificato l’effetto, che corrisponde a: un aumento della produzione di fitoplancton tra il 15 e il 40%, in piena estate.
L’esperimento
Al fine di procedere con lo studio delle dinamiche tra oceano e biologia, il team ha sfruttato ECCO-Darwin. Si tratta di un modello in grado di integrare miliardi di misurazioni, raccolte grazie a satelliti e boe nell’arco di 30 anni.
L’obiettivo era quello di riuscire a riprodurre nei dettagli sia fisica che chimica e biologia di un singolo fiordo sotto Jakobshavn. In quest’area, di fatto, ogni singolo secondo defluiscono più di 1 milione di litri d’acqua dolce.
Fondamentale il supporto del supercomputer del NASA Ames Research Center. Sono stati così costruiti dei “modelli nidificati” (potremmo parlare di un modello dentro un modello). Il motivo? Ingrandire l’area di studio senza perdere precisione.
Nutrienti dal fondo
L’acqua dolce, più leggera del mare salato, risale dalle profondità del fiordo e trascina con sé:
- ferro;
- nitrati;
- altri micronutrienti.
Una vera e propria festa per le microalghe. Considerando come, dopo i grandi “bloom” primaverili, la colonna d’acqua sia povera di sostanze nutritive, questo processo fa da fertilizzante, smuovendo il substrato abissale.
Un insieme perfetto, che comprende:
- energia solare;
- nuova disponibilità di nitrati;
- gradiente termoalino.
Tutto ciò alimenta ceppi di fitoplancton che, pur minuscoli, sostengono l’intera catena alimentare artica.
Impatti sul ciclo del carbonio
Il fitoplancton cattura CO2 tramite la fotosintesi e trasferisce materia organica verso il basso quando muore. Ritornando al modello, però, è stato dimostrato anche come si attui un effetto opposto.
L’innalzamento delle acque superficiali, così come la variazione di salinità, procedono a ridurre lievemente la capacità del fiordo di assorbire CO2 dall’atmosfera. Tirando le somme, però, il maggiore sequestro fotosintetico è in grado di compensare la perdita. Si traduce in un saldo neutro o leggermente positivo per il clima.
Questo tipo di meccanismo, però, non si verifica unicamente nel fiordo di Jakobshavn. Sono più di 250 i ghiacciai che scaricano nell’oceano territori vasti come intere nazioni. Il team di Dustin Carroll e Michael Wood pianifica già di estendere le simulazioni a tutta la costa della Groenlandia. Non è da escludere, poi, che ci si possa spingere in Alaska o lungo le coste antartiche.
“ECCO-Darwin è nato per studiare l’intero pianeta, ma funziona come un vero laboratorio in cui possiamo inserire qualsiasi scenario”, sottolinea Wood. Il modello si presta a indagare ogni sistema costiero, dalle acque tiepide del Golfo del Messico ai mari polari.