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Tecnologia e creatività, l'AI sta davvero uccidendo l'arte?

Grazie all’avvento dell’intelligenza artificiale sta cambiando anche l’arte, sollevando dubbi sulla creatività, l’originalità e il futuro del lavoro artistico

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La percezione e il valore dell’arte sono sempre state legate alla figura del suo creatore. Tuttavia, nell’era digitale, le cose potrebbero diventare un po’ più complicate e potrebbe non esserci più un “artista” nel senso tradizionale del termine. L’ingresso dell’intelligenza artificiale nel settore dell’arte (digitale), infatti, sta cambiando le carte in tavola, sollevando diversi interrogativi sulla natura della creatività, l’originalità e il futuro del lavoro artistico.

L’AI può sostituire la creatività umana?

L’AI sta rapidamente conquistando il proprio spazio nel processo creativo. Piattaforme come YouTube e Spotify, ad esempio, utilizzano consapevolmente contenuti generati dall’intelligenza artificiale, proponendoli agli utenti che, spesso, li “consumano” senza sapere nulla della loro provenienza.

Al contempo, anche artisti e creatori di contenuti si affidano a questa tecnologia, magari per le operazioni più semplici che non necessitano di troppa creatività. Tuttavia questo crescente ricorso alla tecnologia suggerisce un risvolto pericoloso col rischio che la creatività che possa essere ridotta a un algoritmo, con la creazione di un prompt che potrebbe far perdere l’unicità e l’intento dell’espressione umana.

L’impatto dell’intelligenza artificiale nell’arte è un’arma a doppio taglio: da un lato potrebbe aiutare le persone a dare forma alle proprie idee anche senza competenze tecnico/artistiche; dall’altra potrebbe essere un problema per i creatori che si affidano a metodi tradizionali e, naturalmente, al proprio talento.

Premendo un tasto, ad esempio, l’AI potrebbe generare un intero album di brani nello stile di una qualsiasi band; certo si tratterebbe di materiale inedito ma comunque profondamente (e forse anche troppo) ispirato all’opera della band in questione, senza aggiungere valore a quanto già fatto ma semplicemente riproponendo in una nuova forma contenuti già ampiamenti diffusi. La cosa, naturalmente, si applica per tutti i settori artistici dalla letteratura alla pittura.

L’AI è un insieme di algoritmi ottimizzati che conoscono un gran numero di cose e sanno benissimo ciò che piace alla gente, portando a una riproposizione dell’arte in una forma “sicura”, affine ai gusti del pubblico appunto, che a lungo andare potrebbe soffocare l’originalità e la sperimentazione, riducendo la possibilità di nuove espressioni artistiche e rappresentando una minaccia per gli artisti che investono tempo, talento e autenticità nella creazione di opere originali

Il futuro dell’utilizzo dell’’AI nell’arte

L’avvento dell’IA nel mondo dell’arte introduce anche nuovi e complessi dilemmi legali ed etici, specialmente per quel che riguarda il copyright e la proprietà intellettuale. Al momento, le implicazioni a lungo termine dell’ingresso della tecnologia nell’arte non sono ancora pienamente comprese e sta alle persone fermarsi a riflettere attentamente sui contenuti generati dall’AI, sulla loro qualità e sul loro livello di autenticità rispetto a ciò che viene creato da artisti in carne e ossa.

Non bisogna avere dei preconcetti, ma sicuramente occorre adottare un approccio cauto e critico nei confronti della tecnologia. In tal senso, servirebbe una maggiore regolamentazione dell’AI, per proteggere il valore dell’arte umana per salvaguardare l’idea di creatività e di originalità, definendo anche cosa può essere considerato arte (e dunque avere un certo valore) da quello che rimane un mero algoritmo, costruito in base a dati esistenti e al gusto del pubblico.