Musica e AI, le strategie per riconoscere i brani creati da artisti digitali
La musica creata con l’IA è sempre più diffusa: ora l’industria musicale sviluppa tecnologie per rilevarla, tracciarla e gestirla con licenze e regole mirate

La musica generata dall’intelligenza artificiale non è più una fantasia futuristica: è una realtà già presente nelle piattaforme di streaming, nei social media e persino nelle classifiche. Nel 2023, una canzone apparentemente cantata da Drake e The Weeknd, completamente falsa e realizzata da un modello di IA, ha superato milioni di ascolti prima che qualcuno riuscisse a capirne l’origine. Da allora, l’industria musicale si è trovata davanti a un bivio: combattere l’IA o capire come conviverci? La risposta, oggi, sembra chiara: costruire strumenti per individuare queste creazioni in modo automatico, così da regolamentarne il percorso.
Come rilevare e controllare le canzoni generate da IA
L’obiettivo dell’industria musicale non è più semplicemente rimuovere i contenuti generati dall’IA, ma capire chi li ha creati, cosa contengono e come possono essere gestiti in modo legale e sostenibile. I brani sintetici, infatti, possono somigliare sorprendentemente alle opere di artisti reali, al punto da confondere il pubblico e mettere in crisi il sistema delle licenze.
Per questo motivo, le principali piattaforme stanno implementando sistemi di rilevamento automatico già al momento del caricamento delle tracce. Il loro scopo è duplice: da una parte, limitare la visibilità dei contenuti palesemente sintetici, dall’altra preparare strumenti per una licenza anticipata, che eviti contenziosi legali dopo la pubblicazione.
L’approccio sta cambiando, insomma. Non si tratta più di rincorrere le imitazioni a posteriori, ma di costruire un’infrastruttura in grado di monitorare l’intero ciclo di vita di un brano — dall’addestramento del modello fino alla distribuzione. Questo significa introdurre metadati, sistemi di tracciamento e protocolli di autenticazione per ogni contenuto musicale, a prescindere dalla sua origine.
Individuare una canzone creata artificialmente con le nuove tecnologie
Per realizzare questo obiettivo ambizioso, spiega un articolo di The Verge, diverse startup stanno lavorando a tecnologie innovative. Ad esempio, l’azienda Vermillio ha sviluppato TraceID, un sistema che analizza ogni canzone scomponendola in singole componenti — come timbro vocale, melodia e parole — e identifica quali segmenti siano stati generati artificialmente. Il sistema consente anche di confrontare i brani con opere esistenti, segnalando eventuali imitazioni a livello molecolare.
Un’altra realtà attiva è Musical AI, che propone un sistema di rilevamento che segue l’intero processo creativo: non solo analizza il risultato finale, ma anche i dati di addestramento e le fasi di generazione del brano. L’obiettivo è quantificare l’influenza creativa di un artista sull’output di un modello. Questo approccio apre la strada a un nuovo tipo di licenza: non più basata sulla violazione evidente, ma sul contributo ispirazionale.
Copyright e musica IA: come si stanno muovendo le piattaforme musicali
Anche Deezer si sta muovendo attivamente. I suoi strumenti interni già oggi individuano una percentuale significativa di tracce generate da IA, che vengono declassate negli algoritmi di raccomandazione e, presto, saranno anche etichettate in modo visibile per l’utente. L’obiettivo non è penalizzare l’IA in sé, ma impedire che venga utilizzata in malafede per saturare il sistema con contenuti automatici, spesso spam.
Infine, c’è chi punta a bloccare il problema in una fase ancora precedente: è il caso del protocollo DNTP (Do Not Train Protocol), che consente agli artisti di vietare l’uso delle proprie opere nei dataset di addestramento delle IA. Sebbene la sua adozione sia ancora limitata, rappresenta un primo passo verso una maggiore trasparenza e consenso nel rapporto tra creatori e tecnologia.