Intelligenza artificiale e privacy, che cosa rischiano gli utenti
L’AI è diventata cruciale nella vita delle persone ma, secondo gli esperti, l’accesso ai dati personali potrebbe avere ripercussioni pesantissime per la privacy
L’intelligenza artificiale è onnipresente nelle vite di tutti, intrecciandosi profondamente nella quotidianità. Dagli smartphone alle applicazioni, fino ad arrivare ai nuovi motori di risposta, l’influenza di questa tecnologia è innegabile e sta stravolgendo radicalmente molti aspetti dalla vita digitale delle persone.
Questa situazione, però, solleva diversi interrogativi, in particolare riguardo alle richieste sempre più pressanti di accesso ai dati personali da parte degli strumenti di IA; richieste che vengono giustificate come essenziali per il suo funzionamento, ma che secondo alcuni esperti di privacy e cybersecurity non sono “normali” e, soprattutto, non dovrebbero essere normalizzati.
Il vero valore dei dati personali degli utenti
Fino a qualche anno fa, sarebbe stato lecito chiedersi perché un’app gratuita, apparentemente innocua e disponibile su un qualsiasi store digitale richiedesse l’accesso ai contatti, alle foto e addirittura alla posizione in tempo reale.
Queste app, infatti, pur non avendo bisogno di tali informazioni per svolgere la loro funzione principale, li richiedevano per cogliere l’opportunità di monetizzare usando proprio le informazioni personali.
Oggi la cosa non è cambiata e, anzi, sta diventando sempre più diffusa la tendenza per cui app di intelligenza artificiale, con la promessa di far risparmiare tempo o di semplificare la user experience, richiedono di accedere a dati e informazioni private in tempo reale. In questo senso, fanno riflettere le recenti indiscrezioni su Meta AI che non solo chiede di accedere alle foto caricate online ma anche a quelle non ancora caricate e “abbandonate” dentro la galleria dello smartphone, magari destinate a non vedere mai la luce.
Con la progressiva evoluzione dei tool AI richieste come questa diventeranno sempre più frequenti e l’AI, con la promessa di svolgere vari compiti al posto dell’utente (come prenotare un tavolo al ristorante, ad esempio) avrà bisogno di accedere a informazioni sempre più “riservate”, come le password memorizzate in un browser, il numero della carta di credito (per confermare la prenotazione) e addirittura al calendario, per segnare la data della prenotazione e condividerla con i contatti.
Queste funzioni, pur semplificando notevolmente la vita delle persone, liberandole da incombenze noiose come passare del tempo al telefono per prenotare in un locale, hanno conseguenze importanti sulla privacy e non tutti potrebbero essere disposti a pagare un prezzo così alto.
Come cambia la privacy con l’intelligenza artificiale
L’utilizzo di tecnologie che richiedono un accesso così profondo ai dati personali comporta gravi rischi per la sicurezza e la privacy. Concedendo tali autorizzazioni, vengono ceduti istantaneamente (e irreversibilmente) i diritti su una panoramica completa delle proprie informazioni personali e questo, solo per risparmiare una manciata di minuti.
Inoltre, nel caso degli Agenti AI, non viene concesso solamente l’accesso a informazioni personali, ma gli viene dato anche il permesso di agire per conto dell’utente. Questo richiede un’enorme fiducia in una tecnologia che, come ricordano le stesse aziende che la sviluppano, è incline a sbagliare o a inventare informazioni e quando questo accade (piuttosto spesso, in effetti) tutta la propria privacy viene passata al microscopio per capire cosa non ha funzionato, esponendo a terze parti tutta la propria vita.
Secondo gli esperti, partendo da una semplice analisi costi-benefici, concedere all’AI l’accesso ai dati più personali non rappresenta un vantaggio cruciale per semplificare la vita delle persone e prima di farlo bisogna chiedersi se vale davvero la pena svendere la propria privacy per risparmiare qualche minuto e delegare l’AI di prenotare un ristorante. Secondo molti la risposta è no.