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Sempre più giovani si confidano con l'AI e questo potrebbe essere un rischio

I giovani si confidano sempre di più con l’intelligenza artificiale e preferiscono gli AI companions agli amici in carne ossa. Quali sono i principali rischi

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Un recente studio intitolato “Talk, Trust, and Trade-Offs: How and Why Teens Use AI Companions”, ha rivelato una tendenza preoccupante negli USA dove un terzo degli adolescenti dichiara che preferisce parlare con i chatbot AI piuttosto che con gli amici in carne e ossa.

Questa ricerca, che ha evidenziato come l’uso più diffuso dell’intelligenza artificiale avviene nella fascia d’età 13-17 anni, dove gli AI companions sono una tecnologia ormai diffusissima tra i più giovani che trovano le conversazioni con questi tool più soddisfacenti di quelle con gli amici reali.

Sempre più spesso i giovani scelgono gli AI companions

Secondo gli esperti gli AI companions, gli “amici” basati sull’intelligenza artificiale, stanno emergendo in un momento critico per bambini e adolescenti che non si sarebbero mai sentiti così soli. L’adozione diffusa di questi strumenti non è dovuta solo all’hype per una nuova tecnologia, ma riflette una generazione che, per vari motivi, sta iniziando a sostituire le connessioni umane con le macchine.

Al fianco di chi utilizza l’intelligenza artificiale come uno strumento per l’apprendimento o altre attività, circa il 33% dei giovali lo utilizza anche al posto delle interazioni sociali o come supporto emotivo, arrivando addirittura a sperimentare relazioni sentimentali o di amicizia.

Del resto, si tratta di “interlocutori” che difficilmente contraddicono la persona con cui parlano e che, di solito, tendono ad essere molto accondiscendenti, proprio per mantenere attiva questa connessione. Tutti elementi che è difficile trovare nella vita reale, soprattutto se non si hanno amici fidati con cui confrontarsi.

Questa “disponibilità estrema” però, non è positiva e giovani perdono la capacità di confronto con altre persone che, se necessario, possono (e devono) anche replicare alle idee altrui, generando uno scambio di idee, indispensabile alla crescita dei ragazzi.

Oltre a questo crescente dipendenza dall’AI solleva questioni urgenti, in particolare riguardo la privacy e la sicurezza dei dati. Secondo gli esperti, infatti, raccontare all’intelligenza artificiale i propri problemi o i segreti più intimi non è una buona idea, perché le aziende tecnologiche che gestiscono questi strumenti, in certi casi, hanno un approccio davvero troppo permissivo riguardo la gestione delle informazioni sensibili che, per altro, possono essere utilizzate per addestrare l’AI stessa.

Quali sono i rischi per i ragazzi

Secondo gli esperti l’emergere degli AI companions riflette una crisi più ampia di solitudine giovanile, con gli adolescenti che trascorrono sempre meno tempo nei luoghi di socializzazione a beneficio di ambienti digitali, una tendenza che ha coinciso con un aumento dei tassi di depressione e ansia tra i minori.

Sebbene la possibilità di dialogare con un compagno AI possa offrire un sollievo temporaneo alla sensazione di solitudine non può assolutamente sostituire la socializzazione nel mondo reale. La preoccupazione maggiore è che, anziché risolvere la solitudine, l’interazione con l’AI possa inavvertitamente rafforzare l’isolamento, creando un ciclo vizioso in cui l’AI diventa un rifugio anziché un ponte verso connessioni umane autentiche.

Questo studio apre un dibattito fondamentale sul futuro delle interazioni sociali e sull’impatto della tecnologia sul benessere psicologico delle nuove generazioni. E, oltretutto, evidenzia anche la mole del lavoro da fare per comprendere e normalizzare la tecnologia che, al momento, non ha ancora delle regole ben definite che possano aiutare a trovare un equilibrio tra progresso tecnologico e un utilizzo corretto di questi strumenti.