L'intelligenza artificiale arriva nelle torri di controllo degli aeroporti, partono i primi test
L’intelligenza artificiale non eliminerà il rischio nei cieli, ma può cambiare il modo in cui le torri di controllo negli aeroporti gestiscono i voli e i rischi. Ecco i primi progetti avviati.

Nel cuore della rivoluzione industriale digitale, l’intelligenza artificiale (AI) oggi guarda alle torri di controllo degli aeroporti: quel centro nevralgico dove ogni errore umano può costare vite. L’industria aeronautica sta compiendo i primi passi verso una trasformazione radicale della gestione del traffico aereo.
Il tema è diventato tragicamente attuale dopo l’incidente del 29 gennaio: un elicottero Black Hawk dell’esercito USA si è scontrato in volo con un jet passeggeri American Airlines nei cieli vicino all’aeroporto di Washington, causando la morte di 67 persone. Nonostante i controllori avessero notato segnali di allarme sui loro schermi ben 20 secondi prima, non sono riusciti a evitare il disastro. L’inchiesta è ancora in corso, ma è certo l’errore umano (forse nei cockpit, forse in torre).
Questo evento ha acceso i riflettori sulla possibilità concreta che un sistema d’intelligenza artificiale, integrato nei controlli di volo, avrebbe potuto cambiare le sorti di quel giorno.
Come potrebbero cambiare i controlli aerei grazie all’AI
L’introduzione dell’AI nella torre di controllo degli aeroporti mira a ridurre il margine d’errore umano, migliorare i tempi di reazione e alleggerire il carico di lavoro di professionisti sovraccarichi. L’obiettivo non è sostituire gli operatori, ma renderli più efficaci.
Uno dei progetti più promettenti è quello in corso all’aeroporto di Heathrow, dove il provider NATS sta testando “Aimee”, acronimo per “Artificial Intelligence for Managing Integrated Environmental Elements”. Sviluppata con la canadese Searidge Technologies, questa intelligenza artificiale è dotata di visione panoramica a 360 gradi e analizza in tempo reale dati video, comandi vocali, condizioni meteo e posizione degli aeromobili.
Il suo compito? Notare in anticipo anomalie che un occhio umano potrebbe non cogliere: un aereo troppo vicino a un altro, un veicolo in pista, un ritardo nel decollo. Aimee non prende ancora decisioni, ma segnala ai controllori dove indirizzare l’attenzione. In futuro, però, potrebbe anche intervenire direttamente.
Un sistema simile è in fase di test anche a Singapore e la tecnologia potrebbe essere impiegata per aggiornare torri obsolete senza dover costruire nuovi edifici: un’occasione anche per PMI dell’edilizia digitale e della manutenzione aeroportuale.
Verso una gestione predittiva e meno rigida anche dei sistemi di bordo
Non è solo la torre di controllo a beneficiare della nuova ondata tecnologica. Anche i sistemi di bordo stanno evolvendo. Il celebre Traffic Alert and Collision Avoidance System (TCAS), nato negli anni ’80, è in fase di aggiornamento con ACAS X, una versione più flessibile, alimentata da intelligenza artificiale, capace di ridurre i falsi allarmi e di suggerire anche manovre laterali, e non solo ascensionali o discendenti. Lo sviluppo, curato dal MIT Lincoln Laboratory, si basa su milioni di simulazioni.
Cosa significa tutto questo per l’industria e le PMI
Per le piccole e medie imprese dell’aerospazio, della sensoristica, del machine learning e dell’edge computing, il passaggio verso una gestione ibrida uomo-macchina del traffico aereo apre scenari di innovazione e mercato straordinari. Non si tratta solo di sviluppare soluzioni software, ma di integrare hardware, telecamere, microchip, reti dati resilienti e interfacce uomo-macchina intuitive. È un’opportunità per ripensare anche i modelli di business, con soluzioni modulari scalabili, licenze SaaS, formazione continua per il personale aeroportuale, e offerte tailor-made per aeroporti minori.
L’AI nei cieli può diventare anche un fattore di attrattività per gli investimenti, specie in aree dove la digitalizzazione delle infrastrutture è in ritardo. Le PMI italiane del settore aerospaziale, spesso all’avanguardia ma frenate da burocrazia e dimensioni ridotte, potrebbero trovare uno spazio competitivo proprio nell’ambito della “torre digitale”.