Cos'è successo a Yara Gambirasio? Tre punti di vista in streaming: da Bossetti agli inquirenti

Il caso di Yara Gambirasio in TV: ecco tre versioni della terribile storia raccontate sullo schermo

Il caso di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa a Brembate di Sopra il 26 novembre 2010 e ritrovata morta tre mesi dopo, ha segnato profondamente la cronaca italiana, diventando uno dei casi più complessi e dolorosi degli ultimi decenni. La sua risonanza mediatica è stata tale da generare diverse narrazioni, ognuna con un proprio punto di vista. Sia la TV che le piattaforme streaming hanno prodotto, negli anni, film e serie che hanno destato grande interesse nel pubblico. In occasione della messa in onda del film di Marco Tullio Giordana del 2021, Yara, su Canale 5 questa sera 23 giugno, analizziamo qui tre prodotti che hanno cercato di raccontare questa storia: il film già citato, la serie documentaristica di Netflix Il Caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio (2023) e, infine, l’intervista rilasciata dal presunto assassino Massimo Bossetti a Belve Crime su Rai 2 (2024).

Il film Yara: analisi di un’indagine complessa

Il film Yara, diretto da Marco Tullio Giordana, è un dramma incentrato principalmente sull’indagine condotta dal pubblico ministero Letizia Ruggeri. Il punto di vista dominante è perciò quello dell’accusa, che segue in modo tenace la ricerca della verità attraverso l’investigazione. Seguiamo, infatti, passo dopo passo le indagini e il lavoro forense degli esperti, in particolare quello legato al DNA, che sappiamo si rivelerà determinante per l’accusa di Massimo Bossetti. Una pellicola che, dunque, ci mostra il caso di cronaca attraverso gli occhi degli inquirenti. Il film è disponibile anche in streaming su Netflix, oltre che visibile su Mediaset Infinity.

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La serie Netflix che lancia dubbi sull’inchiesta

Ben diversa è la situazione nella serie Netflix Il Caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio, attualmente ancora disponibile sul servizio di streaming. Se il film era un racconto "di parte" dell’accusa, questa serie ambisce a un’analisi più complessa e sfaccettata, e lo fa intervistando chi è stato accusato di aver ucciso la ragazza: Massimo Bossetti. Pur non assolvendolo, la serie mette in luce tutti quei "ragionevoli dubbi" che hanno caratterizzato l’inchiesta e i vari gradi di giudizio. E lo fa attraverso interviste a giornalisti investigativi, avvocati della difesa, esperti di DNA (anche quelli che hanno espresso perplessità sulla scientificità di alcune prove) e figure chiave del caso.

Massimo Bossetti e la discussa intervista a Belve Crime

L’intervista rilasciata da Massimo Bossetti a Belve Crime su Rai 2, nuova versione del celebre format di Francesca Fagnani, rappresenta invece un punto di vista inevitabilmente parziale: quello del condannato. In questa, Bossetti ha dato infatti la sua versione dei fatti, attraverso le domande postegli dalla conduttrice, e tornando così a proclamarsi innocente. Un’intervista che ha sollevato molte critiche, soprattutto per l’aver dato all’uomo un’occasione di "difesa mediatica", ovvero un appello diretto all’opinione pubblica per riabilitare la sua immagine.

Tre prodotti diversi, dunque, e quindi tre modi per raccontare la drammatica e dolorosa vicenda di Yara Gambirasio. Nessuno di questi prodotti dà però allo spettatore, da solo, la "verità completa" e inappellabile sulla vicenda. E’ possibile recuperare l’intervista su RaiPlay.

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