Delitto di Garlasco, la conferma in tv: "Garza ispezionata nel 2007, era ammuffita". E Nuzzi chiede rispetto

Nell'ultima puntata di Quarto Grado, i due casi più discussi del momento: la morte di Chiara Poggi a Garlasco e di Liliana Resinovich: cosa è successo

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Nell’ultima puntata di Quarto Grado, condotta da Gianluigi Nuzzi in prima serata su Rete 4 venerdì 25 luglio 2025, vengono affrontati due casi di omicidio che hanno sconvolto l’Italia: l’assassinio di Chiara Poggi a Garlasco e la morte di Liliana Resinovich, il cui unico indagato è attualmente il marito Sebastiano Visintin. Ecco cosa è successo durante la puntata del 25 luglio di Quarto Grado.

Quarto Grado, puntata 25 luglio 2025: cosa è successo a Garlasco

Si parte con il caso di Garlasco. Gianluigi Nuzzi comincia il dibattito in studio proprio dall’impronta 33, che i consulenti della Procura di Pavia dicono essere di Andrea Sempio, ancora l’unico indagato per il delitto di Chiara Poggi al momento. Si torna a ricordare che la traccia non verrà analizzata durante l’incidente probatorio. E viene spiegato che è stato fatto un ‘accertamento di parte’, un esperimento di laboratorio sull’impronta 33 da cui è venuto fuori che erano presenti sangue e sudore sulla mano del colpevole. "Essendo un esperimento, non sappiamo se sia vero. Ma se lo fosse, chiunque abbia lasciato quell’impronta è l’assassino. Che sia Sempio o un altro, era lì al momento dell’omicidio" dice Umberto Brindani.

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Il Generale Garofano, presente in studio, commenta: "Una sperimentazione di parte, che ha mille variabili, non riesce a confrontarsi con una fotografia e trarre una conclusione scientificamente valida". L’avvocato di Sempio, Angela Taccia, ricorda che è una consulenza di parte e che quindi vale quanto la loro e quella di Stasi: "Vedremo". Poi il consulente della famiglia Poggi sottolinea che l’avvocato Tizzoni ha sempre dato l’assenso a ogni richiesta di approfondimento di tutte le parti coinvolte, sottolineando che i genitori di Chiara sono sempre stati accusati ingiustamente di non volere la verità, e che "L’unica richiesta che abbiamo fatto riguarda l’impronta 33". Poi si chiede: "Ma c’è qualcuno che ha paura di questo accertamento e non lo vuole?". La Taccia non ci sta e sbotta: "Questo è pretestuoso. Insistete tutti ma non è il momento! C’è un codice, rispettiamolo per una volta. Io non vengo a giudicare le sue scelte di ingegneria. I ruoli vanno mantenuti, con molta umiltà ovviamente, però… Sembrate tutti avvocati nei processi: ognuno ha il proprio lavoro, cerchiamo di farlo. Abbiamo detto fino ad adesso che ci sono delle regole. Questo non è tecnica".

Si prosegue parlando del manichino usato per definire la posizione dell’omicida (secondo l’esperimento dei legali di Stasi) e il Generale Garofano dichiara: "E’ una posizione innaturale, forzata. Non dimentichiamoci che sul primo gradino delle scale non ci sono impronte sanguinate. Anche questa è una forzatura, perché le ultime impronte delle scarpe a pallini che Stasi avrebbe acquistato sono sulla soglia del corridoio". L’attenzione passa ai piedi del manichino, uno poggiato al suolo e l’altro sollevato, e viene detto che con quell’immagine si "Vuole dimostrare che ci si può sporgere per guardare giù allungando il braccio".

A questo punto Carmelo Abbate vuole tornare a parlare della mano del manichino, ma il conduttore, avendo cambiato discorso, lo ferma: "La mano l’abbiamo guardata tutto il blocco scorso. Ti sto chiedendo dei piedi. Carmelo, perdonami: abbiamo affrontato l’impronta e tutti hanno espresso le proprie opinioni e vi siete confrontati, adesso io sto andando su un fatto che per me è fondamentale. Tra l’altro io ho fiducia nella nuova inchiesta e, personalmente penso che è giusto fare tutti gli accertamenti, però attenzione…. quei piedi, dove poggiano?". Marco Oliva interviene: "La difesa di Stasi dice che c’erano altre impronte che non sono state individuate all’epoca in quella porzione di pavimento, c’erano anche quelle tre striscette… E’ tutto da dimostrare".

Francesco Compagna, avvocato di Marco Poggi, fratello della vittima, risponde ad Abbate sulle scarpe: "Quello che mi fa paura è che noi stiamo dando agli italiani l’impressione che ciascuno possa dire la sua per interessi di parte, che ci sono le tifoserie e non conta minimamente il metodo. Se noi veniamo meno ai metodi, per il Dna e per le impronte digitali, a quel punto vale tutto e la verità non si accerta mai". Poi viene precisato che "Questo incidente probatorio si concentrerà sulle impronte digitali, ma poteva rientrarci anche la 33. Quindi non è stato voluto, accolto dai criteri del gip, ma il problema non è certo la questione del ripetibile e irripetibile, perché sono ugualmente fotografie anche quelle degli acetati".

Gianni Garofano risponde alle parole dell’avvocato di Alberto Stasi, Giada Bocellari, sulla contaminazione: "Quella garza era un prelievo per acquisire materiale di riferimento di Chiara Poggi. Per questo non fu analizzato. C’è un dato oggettivo: quel profilo maschile non è completo, una contaminazione è già stata dimostrata, perché il perito ha individuato il profilo dell’assistente del medico legale. Non è questione di normalizzare, c’è un dato obiettivo". Poi Garofano aggiunge: "E’ un Dna misto quello trovato al centro della gaza. Non c’è contaminazione. Io ho visto quei profili, voi no. Il profilo autosomico ha solo il Dna di Chiara Poggi, perché la quantità Y è talmente limitata che non ha dato risultati". E Carmen Pugliese fa inalberare Abbate dicendo "Ricordiamo, perché bisogna anche avere il coraggio di dire le cose come stanno, che questa indagine nasce con un preciso scopo, ovvero di avviare quel processo di revisione della condanna di Stasi che è stato negato". Il giornalista non ci sta: "Ma non si può dire questa cosa, non si può, è inaccettabile!".

Poi vengono mostrate in esclusiva le immagini di quella sala autoptica e notiamo che quella mattina c’erano delle garze su un tavolo che non dovevamo essere in quel posto e che nell’intera stanza vigeva il disordine. Subito dopo in un breve servizio sentiamo Ballardini, il medico legale nel caso di Chiara Poggi, commentare: "Quando l’indagine sarà chiusa, ne parleremo. Io sono in contatto con il perito del giudice". Insomma, al momento non vuole esporsi, poi vedremo. L’avvocato di Poggi mette in evidenza che "ogni accertamento si fa per uno scopo. Non accade di frequente di cercare l’assassino nella bocca della vittima. In questa fase si analizzano quegli elementi che al tempo furono ritenuti irrilevanti", mentre Portera ricorda che "La sala autoptica non è una sala chirurgica, tutti ci auguriamo che quella garza non fosse quella usata per fare il prelievo a Chiara". E Picozzi lascia intendere che è possibile la contaminazione se sono state utilizzate le stesse pinze su più cadaveri per fare rilievi biologici e che in questo caso diventa difficile capire chi potrebbe aver contaminato la garza, sempre ammesso che questa sia la realtà dei fatti.

A sorpresa, interviene pure il Genetista Marzio Capra inviando prima un messaggio al Generale Garofano e poi tramite un collegamento telefonico. : Nel messaggio, riportato da Garofano dopo avergli chiesto il consenso, scrive: "La garza l’abbiamo aperta, ispezionata e valutata già nel 2007, infatti già allora avevamo appurato che fosse ammuffita e non fu utilizzata come confronto, privilegiando quindi il sangue e il tessuto come materiale di riferimento di Chiara Poggi". Abbate però dice che a lui risulta che dei tre flaconi quello orale non venne aperto, come del resto si è detto più volte in televisione nell’ultimo periodo, ma il conduttore lo blocca alla parola ‘vaginale‘, chiedendo di non entrare nei particolari per discrezione, e poi invita Marzio Capra a intervenire via telefono, cosa che accade dopo la pubblicità.

Il consulente risponde a tutti i dubbi: "L’omicidio non aveva palesato dei risvolti a sfondo sessuale, però avevo fatto richiesta che venissero approfondite analisi sopra i tamponi realizzati sul corpo della ragazza, perché avevo notato delle criticità. Ricordo che la mia richiesta era stata accolta. Il tampone lo avevamo aperto. Per dire che un reperto è inutile almeno un’occhiata gliel’ha dà il RIS di Parma, non hanno guardato la spazzatura perché non gli è arrivata. Non era un tampone ma una garza di dimensioni notevoli e ammuffita. Ad un certo punto non mi sono sentito di insistere molto, anche perché con i metodi di allora era verosimile che non sarebbe uscito nulla. La muffa c’è sicuramente, la garza è stata nuovamente ispezionata, è un dato di fatto. Io e Garofano eravamo presenti e abbiamo visto questa garza. Ho solo 35 anni di esperienza come biologo, ma la muffa la conosco. Vi confermo che c’era! Posso assicurare che il RIS ha sempre valutato tutto. C’è un verbale che attesta cosa è stato fatto quel giorno. Ci sono degli atti in cui noi, come difesa di parte di persona offesa, richiediamo espressamente il confronto con persone lì presenti, i due consulenti dello Stato. Nel 2007 non si usavano le mascherine". Portera commenta: "Nessuno stupore, una garza fatta per fare un prelievo come campione di riferimento è un prelievo anomalo. Oggi rileviamo un terzo di una cellula".

Dopo aver spiegato che quella del ‘cammello‘ era una ‘fake news’, perché l’oggetto, di piccole dimensioni (lo tiene la Signora Rita Poggi in mano), non è mai sparito dalla loro casa, Gianluigi Nuzzi affronta lo spinoso tema degli interrogatori di Andrea Sempio e dei suoi amici. Una volta visto il video in cui si parla delle interruzioni dell’indagato mai riportate nel documento ufficiale, la Dottoressa Carmen Pugliese dice: "L’irregolarità c’è. Il verbale dovrebbe essere una fotografia di ciò che è stato fatto. Vorrei che mi si spiegasse come questi elementi hanno inciso negativamente sulla condanna di Stasi". A risponderle è Carmelo Abbate: "Chiara viene uccisa il 13 agosto, il 17 agosto viene sentito per la prima volta Sempio e non gli viene chiesto nulla sulla mattina dell’omicidio. Il 9 gennaio del 2008 il Colonnello Bruno manda un’annotazione in cui sostiene che nelle dichiarazioni di Sempio ci sono anomalie e quindi vanno riscontrate. A settembre del 2008 la PM chiude l’indagine senza nemmeno ascoltare Sempio. Poi il 4 ottobre 2008 viene convocato Sempio con alcuni amici e per la prima volta gli viene chiesto ‘Cosa hai fatto quella mattina’ e guarda caso, quando gli viene domandato, si sente male. Ora la Dottoressa deve avere l’onestà intellettuale di dire che quei verbali sono tecnicamente falsi, perché in un verbale si scrive anche quando uno va al gabinetto".

Non solo Abbate viene smentito in un secondo momento (il Colonnello Cassese fa sapere in diretta che la chiusura del caso è avvenuta l’8 ottobre 2008 e non a settembre, quindi dopo aver ascoltato Sempio), ma la Pugliese ribatte: "Io l’onestà intellettuale ce l’ho. E’ un falso quando vengono scritte delle cose non vere! Qui si omette solo di dare atto dei movimenti. Meno male che non hai fatto il Magistrato, hai creato altre figure di reato qui", e Abbate replica: "In che mani siamo stati!". Gianluigi Nuzzi lo invita a calmarsi: "Carmelo, sempre nel rispetto delle persone e dei ruoli però!", ma il tono di voce resta alto mentre ribadisce che avevano chiuso l’indagine senza ascoltare Sempio e gli amici nonostante l’annotazione: "Posso pensare che questi interrogatori che si sovrappongono con Cassese, che risulta presente in tre camere, siano quasi un adempimento formale, o peggio?", chiude così il discorso Abbate. La Taccia si limita a dire "A Carmelo piace tanto romanzare questa cosa dello svenimento, del comportamento di Sempio, ma noi abbiamo già chiarito che non è svenuto. Soprattutto non si è sentito male quando gli hanno chiesto del 13 agosto! E’ stato anche bravo ad andare con la febbre, quindi non aveva nulla da nascondere".

Si passa a parlare dell’assenza di un alibi per Alberto Stasi, della possibile presenza di più persone nella casa di Chiara Poggi la mattina del delitto, ma soprattutto dell’uso di più armi. E Marco Oliva si chiede: "Ma siamo sicuri che ora, in questa nuova indagine, non si rimetterà in discussione anche l’ora della morte? Potrebbe accadere perché l’omicidio di Chiara è venuto in un tempo molto stretto, quindi se si vuol mettere nella scena un’altra persona che non è Stasi, quel lasso di tempo non è più sufficiente". Poi Reale, presente in studio, svela quando i genitori di Poggi potrebbero aver cambiato idea sull’innocenza di Alberto Stasi: "Quando all’interrogatorio, per giustificare la presenza di eventuale sangue sui pedali della bicicletta, lui disse che poteva essere che aveva pestato sangue mestruale di Chiara perso per la casa".

Gianluigi Nuzzi, considerando che l’avvocata e il suo assistito sono amici da molti anni, chiede alla Taccia se nel periodo dell’omicidio lei e Sempio si sentissero spesso: "Penso di no. All’inizio ci sentivamo più come gruppo e li sentivo tramite il mio ex ragazzo, Biasibetti (ora un frate, ndr). L’amicizia con ognuno di loro (Sempio e gli altri amici, ndr) è nata nel 2005 ed è cresciuta piano piano. Si è intensificata con ciascuno di loro dopo il delitto. Non so perché, ci continuavamo a frequentare e poi devo ammettere che un evento così tragico e delicato ci aveva uniti tutti. Non parlavano del delitto eh". Nuzzi afferma: "Adesso, con questa dichiarazione, qualcuno scriverà che avevate un segreto da custodire tra di voi", ma lei risponde senza alzare i toni: "Scrivano quello che vogliono, a me non interessa quello che dicono gli altri".

Si torna a parlare dell’orario della morte di Chiara Poggi e Umberto Brindani dice: "Non dobbiamo dimenticare che l’orario di cui parliamo è stato cucito addosso ad Alberto Stasi, quando nel 2009 i periti hanno scoperto che il computer era stato manipolato e quindi lui ha potuto dimostrare che dalle 9:35 in avanti stava lavorando sul PC. Questo significa che dalle 9:12 alle 9:35, se è stato Stasi, quello è il periodo in cui ha operato. Ma se dovesse essere scagionato, l’orario potrebbe tranquillamente cambiare e allungarsi. Non dobbiamo pensare che quello sia l’orario certificato". Grazia Longo, innervosita da queste parole, commenta: "Tra un po’ metteremo in discussione anche che Chiara Poggi sia stata uccisa. Per ammazzare una persona ci vuole un attimo".

Il caso di Liliana Resinovich: unico indagato il marito Sebastiano Visintin

Gianluigi Nuzzi ospita in studio Sebastiano Visintin, unico indagato (al momento) per la morte della moglie Liliana Resinovich. L’ospite, a pochi minuti dall’inizio del dibattito, dice al conduttore: "Lo sai, io non vado più qua e là nelle televisioni. Sono venuto perché desideravo stare con voi l’ultimo giorno". Nuzzi però chiarisce subito: "Sai che noi abbiamo dei dubbi su tutti, anche su di te, come Quarto Grado. Non è che questa è casa tua". E Visintin risponde: "Ognuno la pensa come vuole", e poi aggiunge: "I miei avvocati stanno lavorando intensamente per dimostrare che io non ho nulla a che fare con la scomparsa di Liliana".

Alla domanda del conduttore "Potrebbe esserci una svolta e tu a settembre non puoi venire perché non sei libero?", l’ospite ribatte: "Non farmi queste domande, ti prego". Nuzzi insiste: "No, voglio sapere cosa hai pensato". Visintin si innervosisce: "Mi sembrano un po’ eccessive, dai…", ma il conduttore sottolinea: "Te lo chiedo per sapere se in cuor tuo ci pensi". E allora l’indagato si tranquillizza: "Guarda, io sono a disposizione anche adesso. Se andiamo fuori e mi portano dentro in manette, sono a disposizione. Per carità, non ho niente da nascondere. Se qualcuno pensa che io abbia a che fare con la morte di mia moglie Liliana… Già quando sono venuti a casa mia l’ultima volta ho detto ‘fatemi un favore, prendetemi con le manette e mi portate dentro, così siamo tutti in pace’. Io non ho niente a che fare con la morte di Liliana".

Si passa al cordino che potrebbe appartenere alla matassa trovata nella casa della coppia: "Non posso rispondere, bisogna chiederlo ai miei legali", e il conduttore svela il suo pensiero al riguardo: "Se corrispondesse, potrebbe essere la stessa Liliana ad averlo portato, o qualcosa lo esclude?". Per la Moreno, il cordino è la "frattura di questa vicenda perché c’è un conflitto insanabile tra due verità: una è quella della polizia e una è quella di Sebastiano Visintin, che ha fatto delle dichiarazioni precise su quel cordino. C’è un’intercettazione. Quindi come la mettiamo?"

A ‘rispondere’ è il diretto interessato: "Su questo non voglio rispondere, saranno i miei legali a farlo quando sarà il momento, ci sono tante cose da valutare". Subito dopo il Generale Garofano spiega: "Dal punto di vista genetico non si può fare più nulla, perché è stato individuato un profilo che non appartiene a nessuno dei protagonisti. A meno che non si trovi un nuovo sospettato, il Dna non ci dirà niente. Dal punto di vista merceologico, potremmo arrivare a una compatibilità ma mai a una identità, a una univocità. Quindi potrà giungere qualcosa, ma non credo che sarà la pistola fumante. Dal punto di vista della discrasia tra le dichiarazioni, c’è stata già una richiesta di archiviazione. Quelle dichiarazioni non furono considerate valide per un sospetto che garantisse delle eventuali responsabilità a carico di Sebastiano. Vediamo come i nuovi PM le valuteranno". L’avvocato Cozza, che difende la cugina di Liliana, ricorda che "il cordino non è legato alla morte di Liliana, è ornamentale. Il punto importante è chi ha portato il cordino su quel sacco".

L’avvocato di Claudio Sterpin, Giuseppe Squitieri, si dice fiducioso e annuncia che chiederanno di costituirsi come ‘parte offesa’ nell’eventualità di un processo contro Visintin: "Anche un’altissima compatibilità potrebbe determinare poi delle situazioni importanti. Noi non siamo la Procura, per che ci sia un processo per andare alla ricerca della verità… è questo il fine a cui tendiamo. Noi chiederemo di costituirci come parte offesa, come parte civile nell’ambito di questa inchiesta in quanto danneggiati veri e propri dal reato". Il conduttore chiede a Visintin "Com’è l’idea di essere un domani a processo e vedere Sterpin come parte civile che ti chiede dei soldi per i danni?". Il diretto interessato commenta: "Mi fai domande assurde, scusami… lui può dire quello che vuole, io non rispondo. Io sono veramente disgustato per il fatto che la super perizia chiesta dai miei consulenti non sia stata accettata. Questo per me è assolutamente scandaloso. Io di Claudio non voglio neanche parlarne, per carità. Ognuno ha le sue idee. Anzi, al signor Claudio chiedo ‘Parli di una donna che non c’è più, di storie d’amore, ma non ti rendi conto di mancare di rispetto a questa signora e alla famiglia?’"

Quando Visintin vede un video in cui Claudio Sterpin dice di volere vendetta per la morte di Lilly e che in questo caso non si può escludere nulla (quindi il marito della Resinovich potrebbe essere sia innocente che colpevole per lui), commenta: "Sono allibito. Lasciamo che siano gli inquirenti a mettere insieme le cose. I miei avvocati hanno chiesto un esame a 360°. Sterpin ha le sue idee. A volte mi fa anche tenerezza, perché probabilmente si è convinto di tutte queste cose. Però io non posso nascondere 32 anni insieme, viaggi che abbiamo condiviso con 500/600mila foto che io ogni giorno pubblico sui social. Io vorrei che Sterpin capisse determinate cose. Non metto in dubbio che lui nella sua testa si sia creato una storia d’amore". L’avvocato Squitieri poi tranquillizza tutto lo studio, che considera ‘vendetta’ una parola esagerata: "Il primo intento di Sterpin è sicuramente quello della giustizia. Non esistono vendette".

Infine, tra un’analisi e l’altra, Caterina Collovati, dopo aver sentito dire a Claudio Sterpin che solo i dementi possono pensare all’ipotesi di un suicidio, sbotta: "A me non va che il signor Sterpin dica che chi pensa al suicidio è un demente o un cretino, io penso sia accaduto proprio questo ancora adesso. A lui non dico che è un demente o un cretino, dico che è un uomo pieno di dolore. E concludo dicendo che forse la povera Liliana si è suicidata proprio per la sua insistenza nell’andare a vivere insieme! Potrebbe essere questo, quindi moderiamo i termini". Ma in studio nessuno sembra essere d’accordo con lei e lo stesso conduttore dice: "Rallentiamo tutti, penso sia la cosa migliore".

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