Eurovision 25, scoppia il caso: la Spagna contesta il risultato, richieste verifiche per il secondo posto dell'Israele
Tra accuse di condizionamento, minacce di multa e richieste di trasparenza, l'emittente spagnola Rtve apre un'indagine sul meccanismo di voto dell'Eurovision.
Fin dai giorni successivi alla finale di Eurovision 2025, la Spagna non ha nascosto i propri dubbi sullo svolgimento di questa edizione, anzi ha scelto di trasformarla in una formale contestazione: Rtve, la radiotelevisione pubblica spagnola, chiederà all’Unione Europea di Radiodiffusione di aprire un dibattito sull’adeguatezza del sistema di televoto e di effettuare una verifica del voto dell’audience, perché, sostiene, i conflitti bellici in corso avrebbero finito per condizionare il risultato più di quanto meriti artistico e capacità interpretative.
Eurovision 25: televoto sotto accusa dalla Spagna
Nonostante Melody, la delegata spagnola, sia diventata virale raccogliendo consensi e fan da tutti gli angoli d’Europa grazie al suo carisma, la cantante è arrivata penultima nella classifica finale, mentre Israele, pur avendo raccolto un modesto punteggio di soli 60 punti dalle giurie di esperti, si è aggiudicato il televoto, guadagnando un posto d’onore nella graduatoria. Da qui la tesi di Rtve, che ipotizza che quando i telespettatori votano, non esprimono soltanto una preferenza musicale, ma risentono del clima emotivo e politico, si legge nel comunicato, rimarcando come, già in semifinale, sia Israele sia Ucraina, entrambi Paesi coinvolti in conflitti armati, abbiano trionfato nel voto popolare, in netto contrasto con il giudizio dei professionisti.
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Entra nel canale WhatsAppLe tensioni per la partecipazione di Israele
A rendere ancora più esplosiva la situazione è stato il gesto di protesta trasmesso da Rtve poco prima dell’inizio della serata conclusiva: "Pace e giustizia per la Palestina" è comparso in sovrimpressione, silenzioso ma carico di significato, richiamando l’attenzione sugli oltre 15.000 bambini palestinesi caduti vittime del conflitto. Un appello che l’Uer ha bollato come "violazione del regolamento", minacciando Rtve di "multe punitive" per la presa di posizione politica. Minaccia che, lungi dal mettere a tacere le critiche, ha anzi alimentato un dibattito più ampio sul confine tra arte e attivismo.
Eurovision: l’intervento dei conduttori spagnoli e le richieste di trasparenza
Durante la seconda semifinale, i presentatori spagnoli hanno voluto ricordare al pubblico che la musica non vive in una bolla, ma riflette le tragedie e le speranze di chi la ascolta. Nel loro intervento, Tony Aguilar e Julia Varela hanno sottolineato che "Non si tratta di una petizione contro uno Stato, ma di un invito alla pace, al rispetto dei diritti umani e allo spirito che dovrebbe animare ogni edizione di Eurovision".
Ora Rtve va oltre il semplice sfogo: con un post su X ha ufficializzato la richiesta di aprire un’indagine sul sistema di televoto, auspicando che altri broadcaster europei, sensibili al tema della neutralità culturale, si uniscano alla proposta. L’obiettivo dichiarato è quello di mettere a punto un meccanismo di voto ibrido, capace di coniugare l’entusiasmo del pubblico con la competenza delle giurie, preservando l’essenza non competitiva e inclusiva del concorso.
Vicini ad un nuovo regolamento?
Ciò che emerge con chiarezza è la necessità di rivedere le regole: se un festival nato per celebrare la diversità musicale finisce per specchiarsi nei conflitti internazionali, forse è arrivato il momento di ridefinire le forme di partecipazione e di voto, per garantire che il microfono di cristallo torni a premiare esclusivamente talento e creatività, al di là di ogni ragionamento geopolitico. La sfida di Rtve non è soltanto per la Spagna, ma per tutto l’Eurovision: preservare il sogno di un palcoscenico capace di unire, dove la voce conta più di ogni schieramento