ULTIME NOTIZIE 22 MARZO 2024

Rete idrica, Arthur D. Little: servono innovazione e governance

Milano. 22 mar. (askanews) - Nonostante l'Italia vanti un patrimonio idrico fra i più ricchi in Europa, la riduzione delle precipitazioni e l'aumento delle temperature stanno determinando una progressiva diminuzione della disponibilità idrica e un'intensificazione delle crisi, evidenziando la vulnerabilità dell'infrastruttura idrica. Di questo si è occupato uno studio di Arthur D. Little Italia, intitolato "Patrimonio idrico italiano, investimenti e una nuova governance per accrescere la competitività del Paese e affrontare le sfide del futuro"

"L'Italia - ha detto ad askanews Irene Macchiarelli, partner di Arthur D. Little, specializzata in infrastrutture energetiche e idriche - è un Paese con un importante patrimonio idrico, ma caratterizzato da un'infrastruttura vetusta, esposta a perdite di rete che sono circa il 40%. Lo vediamo perché le perdite di rete sono circa il 40%, chiaramente al sud sono più elevate e sfiorano il 50%, le interruzioni del servizio al nord sono meno di un'ora, nel sud e nelle isole raggiungono nei 200 ore. Sono pochi dati, ma che chiariscono la differenza tra nord e sud e la poca resilienza dell'infrastruttura attuale ad affrontare i cambiamenti climatici".

Questo accade perché l'infrastruttura idrica italiana è anche poco interconnessa e poco digitalizzata, e quindi più fragile. Partendo dai dati di fatto lo studio di Arthur D. Little si muove poi sul territorio dei possibili interventi e delle possibili soluzioni.

"Da un lato la messa a terra di un piano di interventi importante che possa consentire di rinnovare l'infrastruttura esistente - ha aggiunto la partner di Arthur D. Little - ma anche di realizzare nuove infrastrutture e nuovi impianti, soprattutto nelle fasi di captazione e quindi prelievo dell'acqua e poi di depurazione. Sicuramente il PNRR, sta andando in questa direzione, rappresenta un'opportunità da non farsi sfuggire, ma è importante che ci sia una programmazione centrale a livello di intervento. Il secondo binario altrettanto importante e sul quale ci siamo focalizzati nello studio è il miglioramento e la semplificazione del modello di governance"

Nel dettaglio l'auspicio è quello di passare da una situazione attuale, con 190 gestori da oltre 1400 gestioni in economia comunale a una con una sessantina di gestori. Partendo però dalla considerazione che il modello di governance e di gestione esistente non sia da stravolgere completamente. "Bisogna accelerare - ha concluso Irene Machiavelli - bisogna far sì che la riforma venga completamente implementata e che si evolva verso un maggior consolidamento del settore. Gestioni più grandi sono gestioni più sostenibili, che hanno maggiore capacità di investimento, maggiore capacità gestionale e maggiore capacità di innovazione".

Il modello di gestione piccola e al 100% pubblica invece secondo lo studio non può garantire al settore il cambio di passo auspicato.

Alcuni video presenti in questa sezione sono stati presi da internet, quindi valutati di pubblico dominio. Se i soggetti presenti in questi video o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, basterà fare richiesta di rimozione inviando una mail a: team_verticali@italiaonline.it. Provvederemo alla cancellazione del video nel minor tempo possibile.
Condividi
Annulla
Chiudi
Caricamento contenuti...