Bilbao, 20 dic. (askanews) - Il museo ha chiuso da poco e sulla città è scesa la sera. A un certo punto però comincia a sollevarsi una coltre di nebbia che, da lago artificiale prende a sfuggire verso la città. Siamo a Bilbao, intorno al museo Guggenheim, e quello che sta succedendo è in realtà un'opera d'arte essa stessa: una scultura di nebbia dell'artista Fujiko Nakaya, che è parte della collezione. Vederla accadere di notte, però, quando lo spazio ufficiale dell'arte è chiuso, restituisce la strana magia di assistere a qualcosa che potremmo chiamare "la vita segreta" delle opere, che coinvolge la struttura di Frank Gehry, ma anche il resto della città.
La nebbia cambia le prospettive, alimenta il mistero e la sensazione di incertezza, ricorda scenari lontani, rimanda a degli altrove carichi di narratività. E in quel momento fluido anche il grande ragno di Louise Bourgeois sembra muoversi, lentamente, verso la nebbia, forse con il desiderio di confondercisi e, almeno per un attimo, smettere di essere un'icona dello spazio museale pubblico. Risalendo poi verso l'entrata principale ecco che il Puppy di Jeff Koons sembra essere del tutto diverso: non più il cucciolo pop che accoglie i visitatori, ma una sorta di grande creatura aliena che osserva la città, forse la protegge, forse la scruta e giudica.
Poi, a poco a poco, la nebbia si dirada e tutto torna alla normalità, ma è bello pensare che, comunque, qualcosa sia cambiato, anche se di pochissimo. Che il nostro presente sia invece già parte di un futuro alternativo. Un microscopico mistero che resta e accompagna la notte bilbaina e la vera vita di un museo globale come il Guggenheim.