Città del Vaticano, 11 gen. (askanews) - George Pell, il cardinale australiano 81enne - morto nella serata del 10 gennaio 2023 a Roma per complicazioni seguite a un intervento chirurgico all'anca - è stato uno dei personaggi più controversi del recente passato della Chiesa cattolica.
Accusato sin dai primi anni 2000 di aver coperto e insabbiato diversi casi di abusi su minorenni da parte di preti pedofili, il porporato fu coinvolto egli stesso, nel processo per pedofilia più famoso in ambito Vaticano.
Nel 2017, infatti, fu imputato in Australia di reati sessuali a danno di minori risalenti agli anni '70, periodo in cui Pell era parroco a Ballarat, sua città natale, a un centinaio di km da Melbourne.
Nonostante si fosse sempre proclamato innocente, nel processo fu giudicato colpevole di molestie su due 13enni e, nel marzo 2019, condannato a 6 anni di carcere.
Il cardinale fece appello ma fu respinto. Rimase in carcere per oltre un anno; 400 giorni fino a quando, nel 2020, fu prosciolto da ogni accusa all'unanimità dalla Corte Suprema australiana.
Nato l'8 giugno del 1941, Pell aveva completato gli studi alla Pontificia Università Urbaniana di Roma ed era stato ordinato sacerdote il 16 dicembre 1966.
Papa Wojtyla lo nominò vescovo ausiliare di Melbourne nel 1987, mentre nel 2001 divenne arcivescovo di Sydney. Nel 2003, sempre Papa Giovanni Paolo II lo fece cardinale.
In questa veste ha partecipato al Conclave del 2005 che vide eleggere Papa Benedetto XVI e a quello del 2013, in cui fu eletto Papa Francesco.
Chiamato a Roma proprio da Papa Bergoglio nel 2013 e poi da lui nominato Prefetto emerito della Segreteria per l'economia del Vaticano, incarico ricoperto fino al 2019, ha fatto anche parte del Consiglio dei cardinali ed era uno strenuo conservatore, oppositore dell'omosessualità e dell'unione tra persone dello stesso sesso.
Solo il 5 gennaio 2023 aveva partecipato ai funerali solenni in Vaticano del Papa emerito Bendetto XVI.
