Kinshasa, 1 feb. (askanews) - Gli occhi lucidi, la voce spesso interrotta dall'emozione. È difficile per Paula (il nome è di fantasia) rivivere quei momenti a Goma, nell'Est della Repubblica Democratica del Congo, dove ha subito violenze da parte dei ribelli. Ora Paula, 23 anni, vive a Kinshasa, è stata accolta dalla Comunità di Sant'Egidio e - grazie al progetto Dream - lavora nella Rdc, ed è diventata una "attivista". È lei, ora, ad aiutare altre donne.
"Sono venuta qui a Kinshasa a causa della guerra - racconta -. Siamo stati sparpagliati, nessuno aveva notizie degli altri. Siamo stati per più di sei mesi nella foresta, è stata un'esperienza terribile, anche mia sorella ha subito violenze. E una volta ci hanno prese, a me e mia sorella, e ci hanno portato via. Quando siamo arrivati a Kinshasa abbiamo cominciato a cercare la Comunità di Sant'Egidio, volevamo che qualcuno ci accogliesse. Quando finalmente l'abbiamo trovata, ho ricominciato a vivere. Qui ho trovato l'amore, l'ascolto, piano piano ho ripreso anche il sorriso. Qui c'è la mia nuova famiglia".
Quando si chiede a Paula da chi ha subìto violenze, lei risponde senza mezzi termini. "Sono stati i banditi ruandesi, ancora stanno nella foresta. Sono quelli dell'M23".
Paula è arriva a Kinshasa da 4 anni. Ma le ferite sono ancora aperte. "Non sono più tornata a Goma. Dopo qualche anno ho ritrovato mia mamma, finalmente. Ora stiamo qui a Kinshasa. Se sogno di tornare nella mia città? Non so, vedremo. Ma adesso non è il momento".
La donna ha già perdonato i ribelli. "La Bibbia ci insegna questo - risponde senza un attimo di incertezza - e io li ho già perdonati". Ora Paula è impegnata nella Comunità di Sant'Egidio come "attivista". "Noi siamo la porta, siamo il sorriso che viene offerto a chi arriva qui per la prima volta. Qui vivo nell'amore, qui ho trovato una famiglia. E posso ricominciare a sorridere".