Milano, 28 mar. (askanews) - Si chiama Car-t ed è un'innovativa terapia "salvavita" in molti casi di tumore.
"La terapia Car-T rappresenta probabilmente la più grossa novità nel trattamento di alcuni tumori del sangue, in particolar modo i linfomi e alcune forme di leucemia - spiega ad askanews Massimo Martino, direttore del Centro Trapianti Midollo Osseo del Grande Ospedale Metropolitano 'Bianchi-Melacrino-Morelli' di Reggio Calabria -. Rappresenta una rivoluzione perchè per la prima volta noi clinici collaboriamo con un'azienda farmaceutica nella creazione, letteralmente, di un farmaco, partendo dalle cellule stesse del paziente malato".
Così, per tracciare un bilancio aggiornato dell'uso della Car-t in Italia, l'Osservatorio Innovazione di Motore Sanità ha promosso una road map in varie Regioni chiusa da un webinar - condotto con contributo di Gilead-Kite - che ha visto riuniti attorno allo stesso tavolo i massimi esperti del settore, clinici e rappresentanti delle istituzioni. Tutti d'accordo sulla necessità di assicurare trattamenti più omogenei in tutto il territorio nazionale.
"C'è una grande variabilità, ci sono assetti organizzativi diversi, ci sono sistemi di finanziamento regionali diverse, ci sono procedure di accreditamento dei centri hub completamente diversi - assicura Joseph Polimeni, Direttore Generale ARCS Friuli-Venezia Giulia -. Diciamo che ci sono molte necessità di standardizzazione e di omogeneizzazione".
Ma il principale nodo da sciogliere è come rendere economicamente sostenibile una terapia di per sè molto costosa.
"La sostenibilità è un problema però bisogna avere il coraggio di cambiare il paradigma con cui si approcciano alcune questioni - sottolinea ancora Polimeni -Sta cambiano il mondo, le Car-T sono un evento sentinella insieme ad altri. Non possiamo seguire procedure innovative con approcci che sono ormai non più al passo con i tempi. Quindi c'è la necessità di riconoscere queste terapie innovative perchè producono qualità di vita maggiore e anni di vita guadagnati. Ci sono degli esiti ormai incontrovertibili: dobbiamo cercare di aggiornare le nostre procedure e di renderle efficienti ed efficaci per permettere ai nostri pazienti di usufruire in tempo reale o quasi reale di queste terapie che effettivamente fanno la differenza".
"Il problema più grosso è la sostenibilità in una nazione come l'Italia noi dove noi garantiamo a tutti le migliori cure che in alcuni casi sono veramente salvavita - conferma Martino -. Perchè che car-T sono nate in un setting di pazienti dove la sopravvivenza non superava i sei mesi. Ora abbiamo dei dati, proiettati a 4 o 5 anni, soprattutto in alcuni tipi di linfomi, dove più del 30% dei pazienti non sono solo vivi, ma sono anche liberi dalla malattia. E questo risultato grandioso ci deve fare pensare che la sostenibilità è un problema, ma dobbiamo capire come permetterci queste cure che sono veramente salvavita".