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Sanità, liste d'attesa: per avere un quadro servono dati omogenei

Roma, 29 mar. (askanews) - Abbattere i tempi delle liste di attesa è tra le priorità del sistema sanitario nazionale, ma diventa un obiettivo non perseguibile se prima non si hanno dati omogenei e quindi comparabili delle varie regioni. E' quanto emerso dal Report 2022 sulle liste d'attesa per l'erogazione delle prestazioni all'interno di strutture ospedaliere pubbliche e private convenzionate dell'Osservatorio indipendente di accesso alle cure Hi-Healthcare Insights di Fondazione The Bridge presentato a Roma.

"Emerge una disomogeneità strutturale, su base regionale ma anche su base nazionale, della raccolta dei dati e quindi delle informazioni che si possono generare da questi dati. Il tema delle liste d'attesa- dichiara ad askanews Alessandro Venturi, Vicepresidente Fondazione The Bridge - è un tema che purtroppo in maniera semplicistica viene sempre affrontato come una lungaggine nell'accesso al sistema. Ma non è questo il punto. Le liste d'attesa sono una politica di accesso al sistema sanitario e come tale va governata. Le liste d'attesa servono per graduare la complessità nell'accesso al sistema e garantire quindi una parità di accesso, un'uguaglianza e soprattutto in funzione della sua gravità. Il problema è che se non abbiamo i dati, se i dati non sono leggibili e le informazioni non sono distillabili da questi dati è evidente che nessuna politica sulle liste d'attesa possiamo fare, né per ridurle né per vedere se stiamo nei tempi che sono considerati appropriati nell'erogazione della prestazione".

Sulla base dei dati raccolti, il Rapporto ha esaminato i tempi medi di erogazione di alcune prestazioni ambulatoriali e di ricovero in base alla loro classe di priorità. Ad esempio per le visite oculistiche il valore medio nazionale ha subito un peggioramento rispetto ai due anni precedenti sia per tempi di attesa (34 giorni) che per percentuale di visite eseguite per tempo (70%), con l'Abruzzo che spicca in positivo con circa 13 giorni e la Basilicata in negativo con 90. Numeri che vanno letti con cautela proprio per la disomogeneità dei parametri adottati dalle Regioni che possono scegliere liberamente tra le molte modalità previste dal Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa. Per superare questo limite Fondazione The Bridge e Agenas hanno creato un gruppo di lavoro specifico.

"Visti i risultati - spiega ad askanews Maria Pia Randazzo, Direttore Ufficio Statistica di AGENAS - ci proponiamo di cambiare un po' le modalità di raccolta delle informazioni attraverso un monitoraggio che punta sui dati analitici dei Centri unici di prenotazione (CUP). Attraverso l'estrazione di questi dati vorremmo raggiungere questo tipo di risultato: da una parte la prima disponibilità che un'azienda riesce a garantire al cittadino rispetto al suo problema clinico stratificato nelle classi di priorità ma possiamo anche capire quante volte il cittadino non accetta quella prima disponibilità e credo che questa sia un'informazione importante".

Inviati del 29/03/23 15:45 -- Audio - Italcommunications

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