Budapest, 29 mar. (askanews) - L'immagine di Ilaria Salis ai ceppi con le catene ai polsi e alle caviglie ha fatto il giro del mondo dividendo politica e opinione pubblica, ma nel suo futuro prossimo però non c'è la libertà anche se la giovane e la sua famiglia non si arrendono. Il tribunale di Budapest ha respinto infatti la richiesta di passare ai domiciliari in Ungheria presentata dai legali della 39enne in carcere da 13 mesi per aggressione a due militanti neonazisti.
"La Corte ritiene che l'unico modo per eliminare il rischio di fuga o di clandestinità sia il mantenimento della detenzione. Le circostanze non sono cambiate, la Corte respinge entrambe mozioni della difesa." ha detto il giudice Jozsef Sòs.
Ilaria in aula sforzandosi di rimanere sorridente ha chiesto l'appello.
La prossima udienza è stata fissata il 24 maggio, il padre Roberto Salis, ha ribadito che intende rivolgersi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella quale garante della Costituzione perché rileva una disparità di trattamento nei confronti della figlia, Ilaria.
"Questo è un processo politico. Mia figlia si trova in questa situazione perché ha tre condizioni: è una donna, è antifascista e non è ungherese. Questo tipo di situazione non è assolutamente accettabile per l'attuale governo ungherese. Quindi è una nemica ed è stata trattata in modo che fosse punita il più possibile per dare un esempio al resto del Paese" ha detto il padre fuori dal tribunale.
La battaglia politica e giudiziaria per la libertà di Ilaria va avanti.