Roma, 16 mag. (askanews) - Prezzo dell'energia elettrica più alto rispetto agli altri Paesi e un rallentamento nella riduzione delle emissioni di gas serra. L'Italia ha imboccato la trada della transizione, ma il processo è ancora incompleto. Sono alcuni dei dati che emergono dal report "Energia e Transizione in Italia e in Europa" di Rome Business School, che è stato curato anche dall'economista Massimiliano Parco.
"Uno dei dati emersi con più grande rilevanza - ha detto ad askanews - è che il prezzo dell'energia elettrica sia all'ingrosso sia in bolletta per l'Italia è quello più elevato rispetto a Francia, Germania e Spagna. Il meccanismo di creazione del prezzo dell'energia elettrica, data la sua natura, funziona in un determinato modo: viene pagato in base al costo marginale dell'ultima fonte utilizzata. Poiché in Italia l'ultima fonte marginale utilizzata è il gas naturale, ha una variabilità più elevata rispetto alle altre fonti energetiche e soprattutto è la fonte che in questo momento è la più cara, Questo determina il prezzo di energia elettrica in Italia e diventa il prezzo più elevato con uno scarto sempre ampio rispetto agli altri Paesi".
Nell'ottica di ridurre questo prezzo il rapporto evidenzia l'importanza di aumentare le fonti rinnovabili, in un quadro che oggi vede il 72% del mix energetico del nostro Paese derivare ancora da petrolio e gas. Ma l'utilizzo delle rinnovabili cresce lentamente. "L'Italia - ha aggiunto l'economista - ha aumentato l'utilizzo di fonti rinnovabili e tuttavia la minor riduzione di energia fossile ha fatto sì che la riduzione di emissioni gas serra sia stata più lenta rispetto all'anno precedente. Uno dei problemi principali sulle emissioni di gas serra italiani è il settore dei trasporti".
In questo ambito, per esempio, nel 2023 le auto elettriche hanno rappresentato meno del 10% delle immatricolazioni italiane, contro oltre il 15% in Germania e Francia. Ma l'Italia non tiene il passo degli altri Paesi anche per quanto riguarda le tecnologie abilitanti e la dipendenza energetica dall'estero.
"La rilevanza del nostro report - ha concluso Parco - mostra come se l'Italia sta progredendo e sta cercando di riuscire ad arrivare all'obiettivo di neutralità climatica al 2050, tuttavia la velocità di riduzione delle emissioni di gas-serra sta diminuendo. Tra il 2022 e il 2023 la riduzione delle emissioni gas-serra era stata intorno al 6,5%, quest'anno le ultime stime fatte sia dal Centro Europa Ricerche sia da ISPRA danno una riduzione delle emissioni di gas serra del 3% a parità di PIL. Questo è un dato importante nel senso che la stessa crescita di prodotti intero lordo per l'Italia tra il 2023 e il 2024 ha determinato una minor riduzione delle emissioni gas serra e questo significa un aumento del consumo di energia da parte delle fonti fossili. Quindi la strada indirizzata è quella giusta, però non bisogna diminuire la velocità".
Nel complesso, l'Italia si trova in una condizione di fragilità strutturale, ma anche di possibile rilancio. Colmare il divario con gli altri Paesi europei richiederà un'accelerazione netta rispetto all'attuale ritmo di crescita e una visione di lungo periodo.