Roma, 10 dic. (askanews) - Oslo accoglie la cerimonia di consegna dei premi Nobel per la pace che quest'anno si svolge all'insegna dei diritti violati in Ucraina; i tre laureati dal premio sono a vario titolo al centro della guerra scatenata da Mosca contro Kiev.
"E' un evento annuale e quest'anno solleva questioni drammatiche, la guerra in Ucraina, i regimi autoritari in Belarussia e Russia; onoriamo le persone coraggiose che si ribellano" ha detto il premier norvegese Jonas Gahr Store.
In conferenza stampa, Oleksandra Matviichuk, direttrice del Centro per le Libertà Civili in Ucraina, ha detto che bisogna spezzare il cerchio dell'impunità: "per decenni l'esercito russo ha commesso crimini di guerra in molti paesi del mondo e non sono mai stati puniti, anche per le cose orribili che hanno fatto in Siria".
Per Yan Rachinsky, il russo a capo dell'organizzazione Memorial, sotto il regime di Putin la resistenza viene chiamata "fascismo", fornendo una giustificazione ideologica "per la pazza, criminale guerra contro l'Ucraina". Anche Rachinsky preme per l'azione di un tribunale internazionale per Putin e i suoi alleati: "la questione" osserva "è come avviene e questo dipende dalla comunità internazionale; esiste già un Tribunale internazionale all'Aia e bisognerebbe prima di tutto vedere cosa può fare".
La terza premiata, Natalia Pinchuk, moglie dell'attività belorusso in carcere Ales Bialiatski, ricorda quella che definisce "un'altra guerra" che si svolge a Minsk sotto il regime di Lukashenko, stretto alleato di Putin: "C'è una violenza attiva e una strisciante, chiunque può finire in carcere per aver detto la cosa sbagliata".